Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

191 bilità e la possibilità di affermazione. I n altre occasioni, Sabel ha sviluppato tali argomentazioni anche retrospettivamente, cercando di dimostrare la continua compresenza, accanto alle soluzioni storicamente prevalenti nello sviluppo capitalistico, di «alternative storiche alla produzione di massa» (4). Qui, il suo discorso è più proiettato sul presente e sul futuro; e un ruolo centrale ha, al suo interno, l'analisi el'interpretazione dell'esperienza emiliana, comesede privilegiata, quasi un «laboratorio», di uno sviluppo industriale che può prefigurare elementi di alternativa al fordismo. Varrà allora la pena di esaminare e discutere un po' più da vicino tale interpretazione. 4.2. Sabel conosce direttamente e a fondo la piccola impresa emiliana, di cui ha anche contribuito all'interpretazione teorica (5). Gli aspetti di modernità e di autonomia che ne mette in luce sono quindi reali, e colgono alcuni tratti caratteristici di una importante fascia di piccole imprese (emiliane e non solo emiliane — come lo stessoautore riconosce): adozione di tecnologie di produzione avanzate, capacità di innovazione/modificazione del prodotto, il tutto collegato con una grande flessibilità produttiva. L'impressione che, tuttavia, ne emerge è che questi tratti reali — nel momento stesso in cui sono colti — siano in qualche modo «forzati», idealizzati, fino ad esagerarne il peso e la diffusione, la capacità di tenuta e di generalizzazione. Unesempio per tutti. Sabel analizza le forme di decentramento produttivo tra piccole imprese, sottoliteando giustamente i l significato di specializzazione tecnologica e produttiva che esso assume. Cheessoassume in alcuni (anche numerosi) casi, vorrei sottolineare, etalvolta quasi come frutto di circostanze casuali, altre volte con una più deliberata scelta politica e programmatoria. Ma, nel libro di Sabel, il suo significato va ben al di là: e tende ad emergerne il quadro di una sorta di armonia e razionale divisione del lavoro generalizzata dalle piccole imprese, determinata in ultima analisi (toh chi si rivede...) dall'invisible hand del mercato. E', infatti, la pressione del mercato stesso, la necessità di far froide a volumi crescenti di domanda e di raggiungere livelli crescenti di produttività/competitività, che spinge le imprese a dividersi ii lavoro e a scambiarsi commesse e conoscenze, in una sorta di spe4. Cfr. C. Sabel e I . Zeitlin, «Alternative storiche alla produzione di massa», Stato e Mercato, n. 5, aprile 1982. 5. Cfr. S. Brusco e C. Sabel, «Three models of artisan-led growth». paper presentato all'International Conference on Labour Market Segmentation del 1982. Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==