Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

190 le applicazioni dell'informatica — spezzano il legame stretto, che in passato tendeva a prevalere, tra livello di automatizzazione, da un lato, e scala e uniformità della produzione, dall'altro. L'automazione non implica più un «irrigidimento» nell'organizzazione produttiva, al contrario; e con ciò, se vogliamo, le economie di scala perdono ulteriormente d i rilevanza sul piano strettamente tecnico-produttivo (sul piano finanziario, la cui importanza è ulteriormente accentuata dai problemi della ricerca, il discorso è ovviamente diverso). Di qui, potrebbe essere forte la tentazione di «fare il salto» versoun'ipotesi avveniristica, in cui le grandi fabbriche di produzione dimassa taylor/fordistica sono sostituite da piccole unità produttive, dove la differenziazione e flessibilità produttiva trova adeguato supporto tecnologico nelle nuove forme di automazione flessibile. Ma Sabel è troppo avvertito per trarre conclusioni così precipitose. Egli indica, piuttosto, due linee di sviluppo possibili, che non si escludono reciprocamente, ma possono combinarsi nella realtà capitalistica complessiva, con pesi quantitativi e «capacità di egemonia» chesono ancora tutti aperti. Una è costituita, appunto, dallo sviluppo di forme di organizzazione produttiva alternative a quella dominante in questi decenni: in cui, a partire dai processi di diversificazione della produzione indotti dai mutamenti nella domanda, si sviluppino unità produttive più piccole, con una divisione interna del lavoro assai meno rigida e spinta, e che combinino — nel perseguire gli obiettivi di efficienza/flessibilità — l'uso delle tecnologie più avanzate con forme di organizzazione del lavoro assai diverse e più elastiche di quella tayloristico/ fordista. Ma, accanto a questa, esiste quella che l'autore chiama alternativa «neo-fordista»: in cui elementi di diversificazione/flessibilità nei prodotti, uso delle nuove tecnologie, modifiche nelle forme troppo rigide e troppo spinte di divisione del lavoro, si innestino come correttivi parziali sullo schema finora dominante, senza mutarne le caratteristiche di fondo. Sabel è molto cauto nell'indicare fattori che possono spingere nell'una o nell'altra direzione, il cui peso varia da paese a paese (la Repubblica Federale Tedesca, ad esempio, presenterebbe una costellazione di circostanze particolarmente favorevole all'affermarsi della prospettiva neo-fordista). E tuttavia è chiaro che lo sviluppo delle sue argomentazioni è «sbilanciato» verso l'alternativa più radicale: non foss'altro perché (anche indipendentemente dalle simpatie dell'autore) è quella meno «storicamente affermata», e che ha quindi bisogno di maggior supporto di analisi perché ne venga provata la realizzaBiblioteca Gino Bianco

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