Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

188 Classe operaia. Una risposta che non si limita all'aspetto «distruttivo» della rottura di schemi deterministici, ma propone alcune ipotesi d i connessione tra i due livelli. Queste «ipotesi di connessione» sono rilevanti anche per un altro problema, oggi molto discusso (altrettanto com'era taciuto in anni passati): quello delle diversità, emerse oggi all'attenzione, disgregando facili schemi compatti della classe operaia (2). Un altro merito dell'impianto analitico del libro, infatti, è quello di non cancellare le diversità, anzi d i metterle i n luce (e d i non ricondurle a fattori esplicativi a loro volta «monolitici»); e però, al tempo stesso, di non limitarsi a registrarle e «catalogarle», rinunciando così a l compito, propriamente sociologico, di ritrovare tra di esse connessioni e regole esplicative. Vi è, in realtà, un certo parallelismo — da questo punto di vista — tra i l terreno sociologico e quello politico. Schemi analitici deterministici e schemi politici «monistici» erano tra loro connessi; la loro salutare rottura può dar luogo pere, — sul piano scientifico — a una rinuncia all'analisi sociologica in senso proprio (cioè al l ' istituzione di connessioni e di anche parziali «uniformità») e — sul piano politico — a una pura ideologia d i accettazione/esaltazione delle differenze (della quale l'unica conseguenza politica rigorosa — che piaccia o no — lo schema liberale classico). Lo sforzo di elaborare uno schema che non cancelli le differenze, ma cerchi al tempo stesso d i spiegarle e d i connetterle i n un quadro più generale, quindi anche una base analitica indispensabile per un'elaborazione politica. Al d i l à d i de., questa parte del l ibro d i Sabel suggerisce un problema e un dubbio di ordine metodologico più generale (che giro aMichele Salvati — che del resto se ne sta già occupando). E cioè, nel momento in cui si spezzano certi schemi deterministici, che connettono in modo «universale e necessario» certe variabili, parrebbe che i l terreno di ricomposizione esplicativa finisca per mutare natura: strumenti ed ipotesi sociologiche ed economiche divengono cioè elementi parziali di una spiegazione che, in ultima analisi, è di t ipo storico. Lo stesso modo di procedere di Sabel, pur così denso di strumentazione sociologica (ed economica) of f re qualche conferma i n 2. Penso, in particolare, all'importante ruolo politico-culturale che ha avuto ed ha su questo terreno i l lavoro critico di Vittorio Foa: cfr. ad es. Pietro Marcenaro e Vittorio Foa, Riprendere tempo, Einaudi 1982, o i l recentissimo articolo di V. Foa, «Due ipotesi per i l sindacato ( e anche per l a sinistra)», Rinascita, 6 gennaio 1984. E cfr. i saggi introduttivi di V. Capecchi e A. Pesce al recente numero di Inchiesta dedicato all'economia informale. Biblioteca Gino Bianco

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