Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

185 due capitoli centrali del libro («Careers at work» e «Interests, conflicts, classes») ne costituisce forse anche la parte più suggestiva e di più avvincente lettura. L'impianto concettuale di Sabel, col suo intreccio di elementi oggettivi e soggettivi, di riferimenti a l processo produttivo e alla cultura, agisce già nella definizione/delimitazione stessa dei tipi . Si intrecciano così diverse griglie di riferimento. Da un lato, ai livelli d i qualificazione determinati dalla collocazione nel processo produttivo: operai di mestiere, operai con qualificazioni «internalizzate» (cioè specifiche allo stabilimento), operai senza qualificazione. Dall'altro lato, a un duplice livello di aspetti soggettivi: l'origine socio-culturale (operai di matrice urbano-industriale e operai di origine contadina, immigrati, ecc.) e le aspettative, le «strategie personali» rispetto al lavoro. I diversi riferimenti si combinano nel dar luogo a tipi specifici: così, l'operaio di origine non-industriale, non qualificato, può essere un «would-be craftsman», un tendenziale operaio qualificato, o può invece rimanere un operaio meno inserito nel sistema industriale, particolarmente mobile oppure ghettizzato: e l'uno e l'altro esito non sono interamente determinati da fattori di collocazione oggettiva, ma derivano appunto dal tipo di aspettative, dalle dinamiche culturali e di azione collettiva in cui l'operaio viene a trovarsi, ecc. Munito di questa griglia concettuale, Sabel ci fa passare davanti agli occhi operai di mestiere devoti al padrone ed operai di mestiere politicizzati e rivoluzionari, corporativi ed egualitari; ex -contadini deferenti o ribelli, ghettizzati o elemento motore di nuovi rapporti unitari nella classe operaia; o ancora, vediamo i diversi esiti possibili dei turnisti, con qualifiche «internalizzate», dei grandi stabilimenti a ciclo continuo. E queste figure portano con sé pezzi di storia e cultura nazionale o locale, non sono solo «punti» sull'intelaiatura dei rapporti di produzione capitalistici: vediamo così figure diversissime tra loro, dal «pezzo da museo» del mestiere operaio costituito dai tipografi inglesi e dalle loro chapels, alla peculiare figura dei graduierte Ingenieuren, fino a non molti anni fa così importanti nelle fabbriche tedesche; vediamo l'operaio americano di origine contadina polacca e (naturalmente) l'operaio immigrato meridionale protagonista dell'autunno caldo italiano. Chi ha avuto una qualche esperienza (diretta o indiretta, interna odesterna, politica o «da sociologo») di situazioni operaie, riconoscerà di volta in volta in questa folla volti e fisionomie familiari e ne scoprirà altre nuove e talvolta sorprendenti; soprattutto, anche di figure ben note scoprirà lati e «parentele» nuovi, o spiegazioni nuove BibliotecaGinoBianco

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