Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

venti cui attinge i l repertorio fotografico; così da far interagire — secondo la metafora di P. Ortoleva — i «cori e le voci soliste». Sulla stessa deriva di sperimentazione si collocano anche i tentativi di innesto — operati da L. Chevalier — entro l'impianto di analisi storiografica delle espressioni letterarie tali da rievocare, attraverso una sapiente delimitazione degli «effluvi» più propriamente storici, le influenze di un'epoca. 0 , infine, la reinterpretazione del paesaggio — tra le tante illustrate da P. Sereno — come memoria collettiva, proiezione «di tutta l'eredità ecologica, d i tut t i i fantasmi e di tutte le cosmogonie plasmate nel corso dei secoli» (G. Bertrand). Tuttavia, i l dilatarsi del lo spettro interdisciplinare, sollecitato dal proliferare delle «domande», al di là di quella sorta di «illusione ottica» prodotta dal la conclamata rivoluzione epistemologica del le «Annales», sembra stentare a rimuovere definitivamente quella tenace e sorda impenetrabilità, quella «invalicata distanza» che separa tuttora storia e scienze sociali. Si può allora ipotizzare — come propone M. Revelli — più che un'unificazione dei linguaggi disciplinari, una confluenza delle molteplici metodologie intorno a percorsi tematici d i «confine», a totalità, per così dire, «intensive» di cui ottimi esempi sono — tra gli altri — i saggi, presenti nell'opera, di G. Pomata sulla storia delle donne, intesa come punto di tangenza tra antropologia, psicologia del profondo e biologia e di L. Poliakov sul mito della razza entro cui convergono prospettive antropologiche e socio-psicologiche. Ed'altra parte alle problematiche metodologiche più significative, relative al rapporto tra storia e scienze sociali, l 'ultima sezione de Gl i strumenti della ricerca dedica numerosi studi, diretti a tratteggiare non solo una ricostruzione storica del dibattito (L. Gallino, M. Revelli) ma anche a mettere a fuoco i nodi tematici cruciali, quali l'uso dei modelli (S. Veca, L. Cafagna), l'approccio quantitativo (M. Carmagnani), la comparazione (Ch. S. Maier). Un impianto che se, da un lato, non può non limitarsi a registrare la relativa fragilità del processo d i ricomposizione del sapere storico-sociale, riesce a fornire, però, le coordinate su cui orientare la riflessione. Produzione e comunicazione: i l linguaggio della storia Né manca, entro i l piano dell'opera, una sistematica trattazione dei problemi relativi alla produzione, comunicazione, divulgazione del sapere storico (si vedano a questo proposito i saggi sulla organizzazione della ricerca in Usa, Urss, Italia e sulla didattica della stoBiblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==