Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

179 Fonti, «oggetti» e incroci disciplinari Queste tematiche tracciate nella prima sezione de Gl i strumenti della ricerca lungo i l filo di una rassegna cronologica e geografica, atta a segnalare i «punti alti» del diagramma delle espressioni storiografiche, sono poi analizzate nei settori successivi, nei loro meccanismi interni, negli esiti prodotti sul terreno delle fonti come nel quadro della rifondazione interdisciplinare, propri del dibattito più attuale. E, a ben vedere, questi aspetti emblematici del nuovo «sentire storico» sembrano configurarsi come facce complementari di uno stesso processo. Alle costanti oscillazioni della storia, dalle «tentazioni matematizzanti delle più raffinate scienze sociali alle seduzioni più intuizionistiche e de-logicizzate di alcuni rami della psicologia del profondo; dal culto della serialità delle discipline statistiche — come afferma nella sua introduzione M. Revelli — alla multiforme espressività delle discipline letterarie ed estetiche», corrispondono parallelamente una moltiplicazione all'infinito degli oggetti di ricerca e del connessoapparato delle fonti. Così, ciò che Furet ha definito l'«epistemologia della frantumazione», questa latente disorganizzazione sistemica sorta in conseguenza della crisi delle grandi filosofie della storia e interiorizzata, si può dire, sul piano disciplinare, ha agito preliminarmente nel vivo della concezione tradizionale delle fonti. Tramontato definitivamente i l criterio positivistico che poggiava — lo ricorda un altro dei curatori, G. De Luna — su una visione aprioristica, «statica», delle fonti, si assiste ora ad una sorta di destrutturazionedel concetto di testimonianza fino ad ammettere come fa J. Topolski una creazione epistemologica della struttura informativa della fontestessa «organizzandone alcuni tratti distintivi sulla base delle domande poste dallo storico e dei nessi da lui stabiliti tra l'osservazionesollecitata e la propria ricerca» (De Luna). Gli effetti della «rivoluzione documentaria» sono oggi quantomai accelerati. Si pensi non solo alla nuova rappresentazione dei contenitori tradizionali delle fonti, gli archivi, interpretati da C. Pavone in un saggio esemplare, quali canali selettivi dell'immagine che il potere sceglie di conservare per il futuro, ma anche e soprattutto alla pressante invadenza delle testimonianze materiali, del patrimonio popolare, dei giornali, del cinema, delle fonti artistiche (a questo proposito si segnalano i preziosi lavori di Tranfaglia, G. Rondolino, O. Niccoli). Ma ancora, alla potenzialità dischiusa da un incontro sempre più stretto tra prospettiva storica e produzione fotografica lungoun tracciato di ricerca che tende sempre più a valorizzare all'interno delle grandi espressioni collettive anche quell'universo degli e - BibliotecaGinoBianco

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