Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

te», «Immutabile» (75). Proprio come i l fervido Toni Negri scrive «dalle carceri della Repubblica»: «E' solo attraversando la metafisica, e cioè il più astratto e il più casuale di tutti i saperi, che la politica, il politico vengono rivelati. Solo la storia della metafisica permette di costruire, a mano a mano, il concetto di sovranità; sul '700 la Critica della ragion pratica dice infinitamente di più del Contratto sociale» (76). E proprio in quest'ultimo amore di una certa saggistica italiana contemporanea ritorno all'oggetto del mio scritto, EmanueleSeverino, sia perché sono convinto che i due autori ora citati si siano direttamente ispirati a lui, sia, soprattutto, perché Severino allostessomodo di quelli s'inserisce nella stessa saggistica archeologica e autoreferenziale dei nostri tempi di «riflusso», ma — grazie al lungo curriculum precedente — con titoli più convincenti. Non che ancheSeverino tralasci linguistica, teosofia e mitteleuropa, ma perché Severinonon è un neoconvertito. Lui, sin da ragazzino, ha parlato di Parmenide e Heidegger. Se per Colletti, Cacciari & C. si vede lo sforzo di rimanere up-to-date cambiando di vestito, in Severino, a parte il descritto sforzo per rendersi divulgabile, si vede i l vecchio vestito che a un tratto diventa (o ridiventa) di moda. Leascendenze materiali di Severino, inoltre, collegandosi con unacerta continuità al passato, spieganomeglio che in altri personaggi alcuni stili attuali. Severino è stato discepolo di Bontadini, e questi significava, oltre la filosofia greca, i l pensiero di Giovanni Gentile. Così come Bontadini vale — secondoSeverino — «tre Maritain», cosi Gentile vale molto più di «tutti i Levi-Strauss attuali», egli era una «pietra di buon granito speculativo», purtroppo nel dopoguerra il suo pensiero perse fortuna sia per le note vicende politiche sia per ungenerale distacco degli intellettuali italiani dalle proprie tradizioni storicistico-idealistiche tacciate di «provincialismo». Distacco parallelo a un'indiscriminata xenofilia. Ma Severino ebbe sempre rispetto per il filosofo siciliano e, per es., quando Marcuse criticò duramente Gentile, Severino pensò che se tali critiche gliele avesse fatte un suo allievo, lo avrebbe bocciato. Ora i francesi grazie al loro stile agreable e superficiale hanno molto successo, ma filosoficamente non valgononulla (77). Anzi tutte le cosiddette «scienze umane» non sono checentoni di accorgimenti pratici che hanno vinto la filosofia di Gentile solo perché la prassi è sempre più forte della teoria, almeno 75. M. Cacciari, Crucialitä del tempo, Liguori, Napoli, 1980, 9, 13. 76. Toni Negri, Metafisica e storiografia i n L'anomal ia selvaggia. Saggio su potere e potenza in Baruch Spinoza, Feltrinelli, Milano, 1980, 289. 77. Severino, dall'intervista, cit. Biblioteca Gino Bianco

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