Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

(deportati, gulag, ecc.) per quell'odio solo accademico che la sinistra di «movimento» diceva di provare verso i l fascismo sovietico; si dicevache Lévy e soci magari con troppo manierismo però erano simpatici perche antitotalitari; e che semmai rischiavano di cadere nel soggettivismo del discorso proprio dei loro «maestri della generazione precedente: Lacan, Foucault, Barthes» (66). Di fatto i l lato praticopolitico del messaggio dei nuovi filosofi, e cioè l'antisovietismo, da noi fu e è pochissimo coltivato, e si preferì navigare in una sorta di «critica» ai fondamenti filosofici del marxismo. Esplicitamente e implicitamente. Esplicitamente per es. Colletti che nel 1980 dedica metà del suo Tramonto dell'ideologia alla rivalutazione del sillogismo aristotelico rispetto alla dialettica hegelo-marxiana, ricucendo con mezzo secolo di ritardo le polemiche dei neoscolastici milanesi degli anni '20- '30 (67). I l quale Colletti fu, abbastanza opportunamente, biasimato «di fare dei limiti della propria capacità di comprensione di un vastissimo fenomeno teorico e storico la base della crisi dell'oggetto (il marxismo)» (68). 0 — altro e recente esempio — «Rinascita» che per il centenario stampa un inserto speciale in cui tutti gli autori negano il valore del Marx rivoluzionario per esaltare l'economista e i l matematico della storia, e molti di loro (Barca, Luporini, Rodano, Napoleoni, Dal Pra, Mancini) negano anche questa pretesa «scientificità» (69). Ma la vera critica del marxismo è implicita, attraverso il rapido eradicale mutamento di interessi nelle stesse persone che prima facevano i marxisti; non voglio parlare però del mutamento di vissuto nelle generazioni ancora legate al '68 — mutamento produttore di nuovi stili esistenziali da cui un giorno o l'altro magari potrà nascere unospunto costruttivo (70) — ma di quello stampato nei fogli dell'effimero culturale. Le stessepersone che facevano i marxisti quasi repentinamente cominciarono a fare i mitteleuropei, i lacaniani, i semiologi, i nichilisti, i presocratici. Uno specimen di analisi è Nietzsche: senegli anni '50 ci lavorava Giorgo Colli «in maniera sotterranea», «oggi si può dire che un nuovomito di Nietzsche si stia formando entro unaspecie di sincretismo culturale, chemescola insieme elementi del66. Cfr. rispettivamente Luciano Bosio, «Perché c i piace Glucksmann»; Cesare Pianciola, «Una metafisica del dissenso»; Alfredo Salsano, «Ancora i filosofi», in Ombre rosse, n. 24 marzo 1978. 67. Lucio Colletti, Tramonto dell'ideologia, Laterza, Bari , 1980. 68. «Lo scienziato Karl Marx», Rinascita, 4-3-83. 69. 70. Come suggerisce Lapo Berti in Aa. vv. , La politica possibile, Pironti, Napoli, 1983, 30. Biblioteca Gino Bianco

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