Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

161 assieme a una narcisistica venerazione della «filosofia» e di se stesso come (unico legittimo) filosofo, tanto da scrivere, scusandosi di usare un linguaggio ancora tradizionale: «non si parla una lingua diversa da quella del mortale perché si escogitano nuove forme linguistiche, ma perché i l linguaggio si espone al bagliore della Necessità e le sue parole restano illuminate da un senso nuovo» (63). Oppure arrivando a immaginare se stesso a disputare con Dio giudice in die illa traemenda: «se sapevo di fare i l male e che facendo i l male ci si danna, ma non sapevo perché ci si danna, ero solo fragilmente convinto che sarei stato dannato»; poi chiede a Dio di fargli vedere i l vero motivo per cui uno facendo i l male deve essere dannato, e, se Dio accettasse di soddisfarlo facendogli vedere la stessa Verità, potrebbe contestargli che lui — avendcf finalmente contemplato la Verità — non potrebbe essere più dannato. Insomma, «se tra i dannati vi è un vero filosofo, costui scorge i l carattere inevitabilmente mitico del giudizio finale e forse può mettere i l Giudice in imbarazzo. E gli altri?» (64). Concludendo: un messaggio essudato dalle migliaia di pagine severiniane attraverso i media delle deduzioni metafisiche e delle previsioni sul futuro dell'Occidente, non potrebbe risultare, agli occhi d i un lettore ipoteticamente critico, i l profilo caratteriale d i Emanuele Severino? L'interessante traiettoria biografica di un «umanista» puro sponsorizzato da istituzioni accademiche e editoriali d i colore anche opposto, mentre si trasforma da tecnico di teoremi filosofici a vate imaginifico dei destini umani. Un carattere iperteoretico, manicheo sprezzatore di ogni prassi, che poi si trova, malgré lui, a sopravvalutare i caratteri pratici (65), e a cercare — nel campo a lui possibile che è l'industria culturale — una praticissima fetta di successo. 5. I l messaggio come serrata dell'università italiana A un certo punto in Italia i marxisti hanno cominciato a criticare il marxismo, inizialmente col pretesto dei «nouveaux philosophes». Si diceva che questi francesi avevano introdotto i motivi sentimentali 63. Severino, La struttura originaria, cit. 16. • 64. Tèchne, cit, 242-246, 249. Cfr. con Gli abitatori, cit. 165. 65. «Gli eredi legittimi dei grandi intellettuali del passato non sono gli intellettuali del presente, ma gli uomini che oggi controllano il potere sulla terra»; «11 tipo d'uomo per cui oggi si . prova invidia è l'uomo pratico. Questo tipo d'uomo si è ormai affermato non solo nel mondo del lavoro, ma anche nel mondo politico e perfino in quello della cultura e della religione», Tèchne, cit. 67, 263. Biblioteca Gino Bianco

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