Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

160 davano di maiuscole, lui — pur insegnando alla Cattolica — scriveva dio con la minuscola (55). Poi, la fascinosa metonimia nell'uso di «mortale» al posto di «uomo». Poi, il paradosso, cioè l'accostare concetti di solito antitetici: «Nel progetto tecnologico del dominio assolutosi celebra il trionfo della metafisica» (56). Poi, l'ornato mitologico: «La civiltà della tecnica è figlia dell'invidia degli dei. Essi, lasciandosi derubare da Prometeo, lo ingannarono perché gli lasciarono la capacità tecnica di produrre e distruggere» (57). Poi, i l puro connettivo di «prosa d'arte» (tipo il manzoniano cielo di Lombardia che è così bello quando è bello): «In Occidente il cielo si oscura, il cielo non è più azzurro. Nella verità dell'essere, l'eterno apparire dell'eterno cielo oscuro entra nel cerchio dell'apparire e l'eterno apparire dell'eterno cielo azzurro esce dal cerchio dell'apparire, ossia non è più apparente» (58). Insomma, se al più giovane Severino qualcuno attribuì «un modello di prosa filosofica» (59), oggi — vent'anni dopo — questa è diventata uno spregiudicato manierismo. Prendiamo come esempio la prima cartellina (22 righe a stampa) del suo ultimo libro La Strada erileviamo i seguenti tropi retorici: litote (riga 8), metafora (rr. 16, 19), allegoria (rr. 10-18), exscusatio non petita (r. 11), anacoluto (rr. 2-4), gradatio (rr. 16-18), sineddoche (r. 15), pleonasma (rr. 16, 3-4), metalessi (rr. 15, 20), antonomasia (r. 2), citazione (rr. 7-22), iperbole (rr. 15-16), perifrasi (rr. 8-9) (60). Comunque, richiesto da me se si sentiva maggiormente affine una figuramass-medizzatacome quella di Umberto Eco o a quella di un illustre erudito come Eugenio Garin, cioè il tipo «accademico e riservato», Severino ha scelto questo secondo: «non ho ansie di proselitismo, non credo che una teoria, neanche la mia, possa salvare gli altri» (61). Severino disprezza un po' i movimenti pratici, le ideologie, lepassioni: le nude fattezze del laicismo — ad esempio — sono «tali danon alletare lo sguardo, hanno la stessa deformità tragica di quelle della Chiesa, e la stessacosa andrebbe detta per le fattezze della cultura antifascista rispetto a quelle del suo avversario» (62). Questo, 55. Dall'intervista, cit. 56. Gl i abitatori, cit, 18. 57. /vi , 22. 58. Destino della necessità, cit, 161. 59. Bontadini, Sbzein, cit, 441. 60. Severino, La Strada, cit, 7. Cfr. Demetrio Ferrari, L'arte del dire. Manuale di retorica, Hoepli, 1980. 61. Severino, dall'intervista, cit. 62. Severino, Tèchne, cit, 216. 1 Biblioteca Gino Bianco

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