Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

157 dominio è un circolo che non solo stabilisce in che cosa debba consistere i l dominio, ma stabilisce e decreta di avere ottenuto ciò che voleva. I l circolo vizioso del sogno». Così che poi i l «potere» sarebbe una reale impotenza di chi lo maneggia: «si vuole che i l potere non sia nelle mani di pochi, ma di tutti. Ma questa è l'illusione. Non perché sia inevitabile che rimanga nelle mani di pochi, ma perché sia i pochi che i molti sono destinati a rimanere, essi, nelle mani del potere» (45). Sganciando i l potere dalla verità Severino trae le conclusioni più caratterizzanti della sua politologia: l a «salvezza» non è risultato di una «mia» o «nostra» impresa, «nemmeno se noi siamo la polis, o siamo 'tutti'. In quanto raggiunto da me o da noi lo scopo non è salvezza; è inuti le discutere sulla libertà e sulla schiavitù perché l a l i - bertà è solo una forma di schiavitù, anzi la più radicale: «la servitù è una violenza che ostacola e soffoca l'assoggettato. Ma l'assoggettato è la violenza estrema, e cioè l'essenza stessa della volontà di potenza». La logica quantitativa della democrazia numerica è «logica di forza» allo stesso modo del fascismo; i l valore della condanna del nazismo èsolo l'altra faccia della sconfitta del nazismo da parte delle democrazie; in generale: la «ragione» opposta dalla civiltà alla violenza è solo una forma più violenta di violenza (46). Anche d i queste posizioni noterei i l germe gentiliano: indistinzione reale tra libertà e autorità, ccc. (47). 4. I l messaggio come carriera di un letterato Severino è un «umanista» professionale al lo stato puro, quale poteva svilupparsi solo in questo secolo, almeno nel mondo laico. Senza alcun contatto con le passioni e i bisogni della società a lui contemporanea. Questa affermazione che suona polemica, da Severino tenuta a titolo di vanto. Egli è sempre stato inattuale: da ragazzino era «musicologo» e scrisse un l ibro di teoria musicale contro Wagner e pro Hölderlin e Nietzsche, già allora aveva coltivato quelle suggestioni mitteleuropee che più tardi, molto più tardi sarebbero state pasto della massa. I I fratello maggiore, uditore alla Normale di Pisa, gli aveva Instillato l'amore per la filosofia, l'amore della sua vita. A Pavia 45. Severino, La Strada, cit. 53-54; Tèchne, cit, 353. 46. Severino, Destino della necessità, cit. 405; 19, 126, 82; Tèchne, cit. 334, 91, 14; La strada, cit. 16. 47. Gentile. Genesi e struttura, cit. 60. Biblioteca Gino Bianco

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