Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

156 scio più profondo del mortale» (40). Penso utile riportare l'ascendenza credibile di queste tesi etiche di Severino a Giovanni Gentile: la libertà è arbitrium indifferentiae; i l sapere coincide col volere; la verità è l'unica realtà nell'azione; la necessità è la libertà; l'atto di pensiero è l'unico problema reale; la vita del pensiero è gioia (41). Questi fondamenti etici informano la iperhobbesiana teoria politica di Severino: le tradizioni religiose, morali, estetiche dei popoli europei si presentano agli occhi del politico non «in sé» ma come «oggettodelle scienze sociali», e come «l'unificazione del sapere scientifico è una giustapposizione di mondi, così l'unificazione politica dell'Europa e in generale ogni azione politica non può essere altro che unagiustapposizione di scopi». Queste perciò le conseguenze: «la giustapposizione degli scopi politici determina l'unilateralità dell'azione politica e gli scopi più deboli diventano un contorno estrinseco allo scopoeconomico più forte. Ne scaturisce i l tipico eclettismo politico moderno» (42). L'assolutizzazione della politica come movente autonomo dagli altri, come divaricata da ogni teoria, come pura espressione della volontà, come sfera d'azione delle personalità più forti, è stata riproposta ancheultimamente a noi italiani, per es. da Mario Tronti e Massimo Cacciari (43). In Severino questa tendenza appare più coerente nel tirare le somme: se la politica è autonoma ed è manicheisticamente separata dalla teoria, allora essa avrà la sua «efficacia» indipendentemente dalla verità, sarà un'espressione del desiderio: ogni diritto e ogni politica sono «volontà di potenza»; proprio perché si ignorano i «valori» si accresce i l proprio potere (44). Questa autonomia del politico dovrebbe risultare una luhmanniana autoreferenza o — ancora più radicalmente — una freudiana psicosi: i l Potere «crede» di avereun'efficacia «reale» solo se avverte un «riconoscimento sociale», maquesto riconoscimento è «voluto» come esistente dallo stesso potere che plasma i criteri secondo cui rilevare il consenso sociale: «il 40. Destino della necessità, ci t , 126, 595-599. Bisogna notare come tale «Gioia» sia introdotta da Severino nelle ultime 4 pp. dell'opera dove l a cita 16 vv., ma non viene descritta in alcun modo e l'unica informazione che i l lettore riesce ad avere per differenziare questa Gioia da quella comune è la lettera maiuscola. 41. Gentile, Sistema di logica, cit, v. I , 102; v. I I , 213; v. I I , 293; Genesi e struttura, cit, 8, 9; Sistema, cit, v. I I , 338. 42. Severino, Gl i abitatori, cit, 10-11. 43. Cfr. per es. M. Tronti, Teoria e politica, cit, 72; M . Cacciari, Pensiero negativo e razionalizzazione, Marsilio, Milano, 1977, 10-11. 44. Severino, Destino della necessità, cit. 407; Tèchne, cit, 70. Biblioteca Gino Bianco

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