Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

151 zioneanziché per il rifiuto delle realtà invisibili e rompe il dubbio, nonperché «illumini» gli invisibili, maperchécosì «vuole»: perciò la fede è inseparabile dal dubbio; se Gesù Cristo il giorno del giudizio condannassegli uomini perchénon l'hanno aiutato riconoscendolonei fratelli affamati, nudi, ammalati, Severino gli risponderebbe che «in verità»nessunovedeGesùCristo negli uomini sofferenti e che perciò nonsi puòesserecondannati; la religione cristiana è insomma un'organizzazione di sentimenti rassicuratori chedanno «felicità» (21). Ein questa linea di incomprensione del vissuto di fede è chiaro che il cristianesimopossaessere valutato da Severino solo nella sua specieesterna-istituzionale, in ciò in precisaconsonanzacon l'opinionedi Giovanni Gentile: tra cattolici progressisti e gerarchia reazionaria è da preferirsi questasecondaperché più «coerente»; la religione nonè da eliminare completamenteperché puòessereadattacome pedagogiadi un volgo inadatto alla filosofia (22). L'equazione fatta da Severino tra religione e passione pratica parallela all'altra tra scienzanaturale e tecnica: «la teologia è la prima forma di tecnica e la tecnica è l'ultima forma di teologia» (23). Egli critica religione e scienza in quantopotenti attuazioni di quella «fede» nel divenire — nella costruibilità/distruggibilità degli enti — che è ciecoimpulso pratico, ultimamente «volontà di potenza». Ora, se non sarebbedifficilemostrare l'aspetto contemplativo, ascetico, extramondanodella religione, a un noncompetentecomeme l'equazionescienza = tecnicasembraugualmente strana, anche solo per la grande diversità dei tipi umani cultori delle due attività (mi ha colpito l'affermazione fattami da Giovanni Prodi, ordinario di matematica a Pisa, sucome il boom informatico attuale non si deve a una recente«scoperta»scientificasostanziale, ma solo al bisognoproduttivo delle industrie, mentre tutto quanto fonda teoricamente il computer è stato detto già negli anni '30 coi teoremi di Gödel). ComunqueSeverino impostasu questa equazione addirittura un'interpretazione della storia della filosofia: «All'inizio dell'etàmoderna il progetto di un dominio illimitato su tutte le coseèespressamenteformulato daBacon, Galilei, Cartesio / . . . / La scienzamodernanascedall'artigianatomedievale. Serve (e i padroni hanno soprattuttobisogno di servi) e non si preoccupadella verità» (24). Sepoi si va a vedereperchéper Severino 21. Severino, Gl i abitatori, cit, 148-149, 165, 23. 22. Cfr. Gentile, I I modernismo, Laterza, Bari, 1909 con Severino, Tèchne, cit, 217, e Gentile, Genesi e struttura della società, Sansoni, Firenze, 1946, 89 conSeverino, Tèchne, cit, 264. 23. Severino, Gl i abitatori, cit, 17. 24. /vi, 12; Tèchne, ci t, 77. Biblioteca Gino Bianco

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