Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

150 lavorocomeprofessore all'Università Cattolica di Milano. Ma con uno specifico taglio. 11 taglio intellettualistico di un giovane che non partecipò alla Fuci, che presto lasciò la pratica propriamente liturgicoecclesiale, e che — a suo dire (18) — non fu mai interessato esistenzialmente al problema religioso. Egli è stato sempre interessato, sin da ragazzo, alla «filosofia» e i l problema religioso dopo le pratiche dell'infanzia è statosospeso in un limbo indifferente al corso dei suoi studi. Solo col passare degli anni, procedendo nell'itinerario filosofico, aun certo punto le affermazioni della religione gli si sono mostrate incompatibili con la «verità»; Severino ne ha preso atto allora con qualche suo scritto. Bisogna notare che oltre al teoreta neoscolastico Bontadini suoi maggiori sponsors nella carriera universitaria alla Cattolicamilanese furono due «intransigenti» del cattolicesimo: Francesco Olgiati e Agostino Gemelli, mentre suo critico fu nions. Colombo, cattolico di tendenza laica-moderata (e ciò fa pensare che certe affinità psicologiche — per es. il radicalismo polemico — sono determinanti più di quelle cosiddette ideologiche). Comunque Severino afferma che il distacco dall'Università Cattolica avvenuto nel 1964 fu del tutto «ideologico», rimanendo ottimi i rapporti con le persone (parlando conuna sua collega dell'U.C., la professoressa Sofia Vanni Rovighi, hosentito proprio il contrario) (19). Forsenon è perciò così strana una certa incompetenza di Severinonei suoi scritti sulla fede cristiana, brevi e ripetitivi: per es. mostra di non conoscere che le ultime parole di Gesù sulla croce sono l'inizio del Salmo 22 e così specula sul pessimismo umano di Cristo ecc. (20). L'approccio di Severino al problema religioso si esaurisce in un ibrido di intellettualismo e eudaimonismo: l'«annuncio» cristiano, in quanto espressionesensibile delle realtà invisibili è aperto sia alla loro «evocazione» che al loro «rifiuto», esso è essenzialmente «dubbio»; su questoannuncio-dubbio si appoggia la «fede» che decide per l'evoca18. Mi riferisco a una lunga intervista che feci a Severino nel 1980 a Brescia. 19. Mi disse (Milano, 1979) che negli ultimi tempi lavorare alle tesi con Severino era difficile per il suo narcisismo intellettuale che impediva il dialogo. Inoltre rimando alla nota redazionale premessa dalla Riv. fil. neose. a quel «Ritornare a Parmenide» che Severino considera i l manifesto della sua rottura ideologica con la neoscolastica. In realtà I I non si rilevavano rotture ideologichedeterminanti e si scriveva che Severino continua una «tradizione che ha esempi classici nella scolastica, come, per citare un caso, i l capitolo terzo dell'Itinerarium di San Bonaventura», cfr. «Ritornare a Parmenide», cit, 137. 20. Severino, Gli abitatori, cit, 158; e ancora sulla fede cristiana ivi, 148150. Biblioteca Gino Bianco

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