Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

146 certo'quando il nulla è nulla', ma significa 'quando la penna — cioè queldeterminatoessere — è nulla', significa cioè 'quando l'essere (questoessere) è nulla'» (1). Suquesto pianoconvenzionalmente«metafisico» si potrebbe rispondere a Severinoche non c'è determinazione (la penna) senza essere e non c'è esseresenzadeterminazione, ma determinazione non significaessere. Se fosserosinonimi le differenze tra gli esseri diverrebberoimpossibili. Forse, quandoAristotele parla di non-essereche è, non intende un non-esistente che esiste, bensì l'opporsi di una determinazione a tutte le altre le quali sono non-essere in quanto nonsono quella determinazione (tutto ciò che non è penna è... nonpenna)eppureesistono, «sono». Inoltre può darsi cheAristotele non dicache tutto l'essere può nonessere, ma solo un certo essere, quellodegli enti nel tempo il cui non-esserenon puòesserenegatosenon contraddicendol'evidenteesperienza, senonnegandoproprio la positività dell'esperienza. Insomma:Aristotele e la metafisica tradizionale diconoche il non-esseredell'essere — cioè il divenire — è assurdo soloseassoluto, scioltocioè da unacausaefficiente prima, unmotore immobileecc.,mentreSeverinodiceche il divenire è assurdo in quanto tale (2). Severinodice: «il tramontodell'essereavviene così: nel non avvedersi che acconsentendoall'immagine di un tempo in cui l'essere nonè, si acconsenteall'idea che il positivo è il negativo» (3), ma forsegli si può rispondere che, avendo introdotto il concetto di tempo, nessuno in realtà dicemai che gli enti passati e futuri non sono simpliciter, ma che non sono più e non sono ancora, doe non sono... presenti. E nonsarebbeun'obiezione il dire che gli avverbi di tempo possonoessere spazializzati nella coppia prima di/dopo di, infatti anchese dico che la battaglia di Waterloo è prima di ora e la mia mortedopo di ora non ho ancora alcun criterio «oggettivo» (indipendente cioè dalla coscienza soggettiva del tempo) per stabilire l'«ora» (4). Tanto è vero cheSeverino di fatto non nega del tutto il 1. E. Severino, «Ritornare a Parmenide», Rivista di filosofia neoscolastica, marzo 1964, 139, 145. 2. Così compendiò e integrò Adriano Bausola in Rivista di filosofia neoscolastica, 1965, 271-272 e Gustavo Bontandini, «Schein tà fainämena», Riv. fil. neosc., settembre 1964, 446, 460. Cfr. anche Giovanni Reale, «L'impossibilità di intendere univocamente l'essere», Riv. fil. neosc., maggio 1964 e Carlo Giacon, «Ritornare a Parmenide?», Riv. fil. neosc., settembre 1964. 3. Severino, «Ritornare a Parmenide», ci t , 140. 4. Reichenbach, Selected writings, v. I l , Dordrecht-Holland, 1978, 85. Biblioteca Gino Bianco

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