Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

142 dominio sugli individui? Foucault, come è noto, respinge l'idea che esista una classe di agenti umani che t i r i le fila del gran teatro della disciplina. Ma allora qual è la forza impersonale che permette a Foucault di parlare di disciplina in modo univoco, come se fosse una strategia da cui intere collettività vengono ordinate? Se si risponde che è i l diagramma generale ehe programma o permea le diverse pratiche — oggi qua, domani là, e posdomani ovunque — si sposta i l problema anziché risolverlo. E questo non implica che l'idea foucaultiana di «società disciplinare» sia del tutto destituita di fondamento: direi piuttosto che è ancora prematura e magmatica. Un maggior numero di ricerche, specie se più «contemporanee», simi l i al le esemplari genealogie già prodotte dallo stesso Foucault potranno conferire a quell'idea basi ben più solide. 3. L'aspetto «funzionalista» del ragionamento b e n c h é per certi versi ingegnoso e originale — è quello in cui Sorvegliare e punire più ricorda le trattazioni convenzionali della punizione carceraria. I l problema delle origini, che ha occupato gran parte del l ibro, a un certo punto viene meno: dopo aver descritto la genesi, Foucault si volge ad esaminare indipendentemente da questa la funzione della prigione. Qui la sua ricostruzione è più familiare, poiché la prigione si sviluppa funzionalmente, o viene usata strumentalmente, come un aspetto tattico nel campo del conflitto sociale. Foucault inizia a parlare per la prima volta i n modo articolato delle «asimmetrie della soggezione disciplinare» — che è un modo alquanto barocco di porsi il problema della struttura d i classe. Questo cauto incipi t prelude al tema secondo cui le prigioni, in effetti, hanno funzionato (o forse funzionano, uno non sa mai che tempo usare) come una tattica, o negli interessi, della classe dominante. Sono una tattica d i controllo dell'illegalità, che consiste nel produrla: ne l produrre cioè, dentro eattorno alle prigioni, un gruppo di delinquenti che possono essere costituiti come «classe pericolosa», al di là dei confini entro cui giace la classe operaia rispettabile, e i n antitesi con essa. Una volta che polizia e prigione provvedano all'adeguata sorveglianza, e supervisione, questa sottoclasse criminale può esser tollerata, e le viene permesso di funzionare come classe illegalista. A i margini, e anzi tagliata fuori dalla gran massa degli strati sociali popolari, essa commette «una forma di illegalità che è meno pericolosa, tanto dal punto di vista economico che da quello politico»: l'ordine borghese è i n grado di controllarla e stigmatizzarla in un solo tempo. Ora, se con questo Foucault volesse descrivere le prigioni dell'Ottocento, tutto andrebbe benissimo. Ma i l ragionamento entro cui Biblioteca Gino Bianco

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