Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

140 chedefiniscono, con la sua possibilità storica, il dominio della sua esperienza e la struttura della sua razionalità. Esse formano l'apriori concreto che è ora possibile far venire alla luce, forse perché sta nascendo una nuova esperienza della malattia, che offre, più di quella che respinge nel tempo, la possibilità d'una presa storica e critica (18). Qui, in modo un po' paradossale, è possibile comprendere la «nascita» di una struttura perché («forse perché») essa sta per morire. Ma è evidente che le immagini della «nascita» e della «morte» non ci offrono alcun mezzo per stabilire in che modo, o per quali ragioni, la struttura abbia vissuto tra l'uno e l'altro punto terminale. Volendo fare dell'archeologia — che intende descrivere retrospettivamente certe vistose regolarità in, per esempio, quella che è la percezionemedica — ciò non pone nessun problema. Ma volendo scrivere la «storia del presente» — dove i l ragionamento procede i n avanti nel tempo dalla nascita della prigione fino al diffondersi della disciplina — di problemi ne nascono eccome. Quel che è accaduto nel frattempo è assai importante — posto che la genealogia sia l'unicomodo di avvicinare «il presente». La tesi diffusionista, a parer mio, rimane indeterminata su due punti sostanziali. In primo luogo, nella misura in cui essa si fonda su nozioni quali «diagramma» o «programma» rischia anche di r i - cadere nelle difficoltà connesse a coppie terminologiche come tradizionale/moderno: difficoltà che discendono dall'aver cercato di eludere la storia ipotizzando che una semplice dicotomia possa rappresentare la differenza passato/presente. Non intendo con questo ribadire le critiche degli storici, secondo cui Foucault sbaglia tutto perché semplifica eccessivamente la storia riducendone la complessità concreta a schemi ideali. Queste critiche suggeriscon9 che sarebbe molto più utile scrivere storie sociali dettagliate delle prigioni, della prassi della giustizia criminale e via dicendo. Foucault, tuttavia, è ben lieto che si compiano ricerche storico-sociali di questo genere: quel che tenta di spiegare è che le sue analisi non intendono affatto sostituirsi a quelle degli storici sociali, per l'ottimo motivo che egli si ponedomande diverse, e persegue altri obiettivi da quelli della storia sociale. I l diagramma del «panopticismo» non è discutibile perché incapace di render conto delle effettive pratiche carcerarie, in tutta la loro empirica ricchezza e varietà: non è questo i l suo scopo. A i fini della discussione foucaultiana dell'emergere dei meccanismi disciplinari, anzi, tale diagramma è necessario e anche perfettamente 18. Ibid., p. 10 (il corsivo e nostro). Biblioteca Gino Bianco

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