Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

12 loro legittimità potrebbe stare nella dimostrata realtà di una situazionemondiale di assolutopericolo tale da legittimare una scelta diretta alla sempliceconservazione del genere umano, considerandosi ormai del tutto impossibile una condotta politica in sensoclassico, orientata doe alla valutazione delle azioni individuali e collettive in termini di opzioni differenti nell'ambito di uno spazio di relativa contingenza. Dasempre, l'alternativa tra pace e guerra è un elemento internoalla scelta politica. E nessuna politica può espungere dal campo dellepossibili decisioni la difesa armata delle proprie scelte. Solo l'obiettivo della pura conservazione fisica può giustificare la difesa dellapacecome obiettivoassoluto e incondizionato. La «guerra giusta»è unacategoria del pensieropolitico inespugnabileanche dal contestoattuale; nel XX secolo si può applicare la categoria di guerra giusta alla tia guerramondiale e ai processi armati di liberazione nazionale. In questosenso lo slogan«meglio rossi chemorti» esprime bene la realtà intima dei movimenti pacifisti ma è anchesintomo, per meterribile, del carattere apocalittico di tali movimenti. Cosa vuol dire«megliorossi?» Non è certo un giudizio sul socialismo reale. E', piuttosto, il riconoscimento che i l problema della vita e della pace ormaidominante ed escludente il problema della riflessione su quale sia l'ordinamento politico più desiderabile; che i l problema della politica è ormai espulso dal nostrocontesto culturale. E, per di più, ancheuna cattiva analisi del sistema del socialismo reale, che non certouna accolta di pazzi sanguinari che risponderebbe al riarmo con la guerra; mentre tutti gli esempi dimostrano, caso mai, il contrario; e che cioè l'Urss è una potenzacapace di un usoassai avvertito della dialettica pace-guerra, assai attenta alla «decisione politica» dell 'interlocutore. E' possibile, mi domando, vivere, nel senso di dare alla vita un sensosoltanto sulla base della sua esistenza? Fino a quando, e nei confronti di chi, la scelta della pace ha un senso? Se oggi invece dell'UnioneSovieticaavessimo di fronte la Germania nazista, chi si azzarderebbe a diremeglio nazi chemorti? Quale è il grado di disaffezioneverso il sistema in cui si vive o, correlativamente, quale il grado di non ostilità verso i l sistema «esterno» tale da consentirci di decidereche è meglio la difesa della vitapiuttosto che la difesa dei contesti in cui si vive? Sotto tale aspetto,correggendoanche una affermazione fatta prima,pensoche una certa convinzione politica vi sia, come inconscio, neimovimenti pacifisti. C'è, almeno, nel sensoche — anche per chi nonapprezza il sistemasociopolitico uscito dal socialismo reale — Biblioteca Gino Bianco

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