Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

119 L'era di Narciso Senzaaffrontare l'annosa questionesecondo cui uomini e donnedovrebbero collaborare su un piano di autentica parità nella cura dei figli, vorrei comunque suggerire che le stesseconsiderazioni in basealle quali le femministe freudianesostengonoquesta tesi — e particolarmente quelle fondate sulla funzione della madre pre-edipica —mettono in crisi l'assuntocomune in base al quale l'oppressione ingenerale va fatta risalire alla famiglia patriarcale. Le femministe freudiane non si limitano a chiedere che i maschi si assumano una partemaggiore della cura della prole: insieme alle altre femministe, ea tutta la sinistra freudiana, chiedono, né più né meno, l'abolizione della famiglia, perchéquesta istituzione non si limita ad opprimere le donne, ma produce una personalità di tipo acquisitivo, aggressivo e autoritario. La famiglia, secondo loro, rappresenta l'infrastruttura concreta dell'« incubodell'indefinitoprogressotecnologico», come lo definisce il Brown (16). Visto che il progressotecnologicosembra aver imboccato un vicolo cieco, sembraassolutamente imperativo non soltanto radicale della madre, una sottomissione piena di paura al padre e l'internalizzazione dell'autorità d i l u i i n forma d i coscienza colpevole. L a psicoanalisi, così, e compromessa dall'accettazione dell'«ideale del maschio borghese, colpevole, autocontrollato e realista» (Engel, cit., p. 80). 1 nuovo femminismo psicoanalitico, in effetti, cerca di sviluppare la critica della razionalità strumentale iniziata da Max Horkheimer, Marcuse e Brown, edi femminilizzarla mostrando come i valori strumentali vizino la «teoria critica»stessa, che identifica l'autonomia psicologica con l'individualismo borghese e la famiglia patriarcale. Questa linea di pensiero, che lega il femminismo alla critica dell'illuminismo, e particolarmente esplicita i n Jessica Benjamin, che sostiene che Freud, Horkheimer e i loro traviati discepoli danno per scontato che «la libertà significhi isolamento» e che «il rifiuto del bisogno dell'altro» rappresenti l'unica «strada per l'indipendenza». L'«atteggiamento obiettivante e strumentalizzante tanto caratteristico del patriarcalismo occidentale.., non implica soltanto la sottomissione, ma i l ripudio della madre da parte del padre. In questo senso la nostra e stata una società dominata dal padre, e che, finche prevarrà la razionalità strumentale, saremo ben lungi dall'essere senza padre» (p. 41, 51). L'alternativa di questa «dipendenza tra uguali» patriarcale consiste in quella che la Benjamin definisce un po' approssimativamente «ragnatela dei rakporti e delle amicizie fra donne», «sorellanza» (sisterhood), «mutuo riconoscimento e attività nurturale», ecc. (pp. 56-57), tutti slogan che hanno gran parte nel pensiero neo-femminista ma che lasciano il lettore in dubbio sulla possibilità di realizzazione degli ideali che sottendono, se non forse in un contesto totalitario, in cui le funzioni di cura della prole siano completamente assorbite dallo stato, che li priverebbe di ogni sostanza. 16. Brown, cit., pp. 259-260. Biblioteca Gino Bianco

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