Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

105 piùelevata c'è molta critica a Wagner, molta diffidenza anche se silenziosa, addirittura, bisogna ben dirlo, molta indifferenza nei suoi confronti. E come potrebbeessere altrimenti? Wagner è tutto Ottocento, anzi è l'autore rappresentativo di quest'epoca, che vivrà nella memoriadegli uomini come grande e certo come infausta. Ma se io penso al capolavoro del Novecento mi aleggia alla mente qualche cosache si distingueassai notevolmente e, io credo, vantaggiosamente da quello di Wagner — qualche cosa di straordinariamente logico, lineare e chiaro, qualcosa di severo e di sereno al contempo, di Unatensione della volontà nonminore di quello ma di una spiritualità più fresca, più nobile e anche più sana; qualcosa che non cerca la sua grandezza nel colossalebarocco né la sua bellezza nell'ebrezza: deve venire, mi pare, una nuova classicità» (12). Dunque qui non solo è anticipata l'idea di Wagner come rappresentantedell'Ottocento, che aprirà e pervaderà il saggio del 1933, maa differenza che in questo si delinea un'arte antitetica, quella del Novecentosecondo Mann, che discende direttamente da Geist und Kunst e che contrappone alla grandezza barocca una nuova classicità. Nell'articolo vibra un'intensa partecipazione dell'autore, che si identificacon la gioventù di cui parla. Nel 1918, nelle Considerazioni, il conflitto tra le arti dei due secoli sparirà, travolto dal cambiamentod'impostazione: il letteratonovecentesco, per quanto in un'accezioneassai diversa da quella di Geist und Kunst, come già accennato, aveva assunto connotazioni negative di fronte all'artista ottocentescononostante i l «raso» e l'«ottica duplice», che sono i due rimproveri che qui Mann continua a rivolgere a Wagner, sia pure conuna benevolenza (specie per il primo) che poi verrà a mancare. Chiamo«raso», vista la frequenza della riapparizione di questa parola in altri scritti wagneriani, quello che qui Mann definisce «il gustoper il fasto, per il raso, per il lusso, la ricchezza e lo sfarzo borghesi» (13) (bourgeois e non bürgerlich, che è i l termine positivo), evocandoanche la pittura e le decorazioni di Makart, che già allora eranodiventate i l prototipo dell'Ottocento insopportabile. Quanto all'ottica doppia, i l concetto, proveniente da Nietzsche, era già apparso in Geist und Kunst e nella «popolaritàpresso il pubblico borghese»che abbiamoappenasentito criticare nella Auseinandersetzung 12. Th. Mann, Reden und Aufsätze I I , cit., pp. 694-95. 13. Th. Mann, Considerazioni di un impolítico, cit., p. 90. 13a. Tuttavia nel già citato saggio su Conrad (Scritti minori, cit., p. 887) si parla ancora, sia pure con una circospezione che non c'era nel 1911, di un «nostro anelito verso un'umanità più pura..., vorremmo quasi dire più greca, di quella conosciuta dalla tetra monumentalità del secolo scorso». BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==