Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

102 i rampolli delle classi dirigenti dalle robuste virtù degli avi (3). Per il giovane Mann, superato, grazie soprattutto alla lettura di Nietzsche, il periodo di collaborazione alla rivista conservatrice «Das zwanzigste lahrhundert» («I l ventesimo secolo»), i l concetto di decadenza non era più uno spauracchio da combattere ma uno dei corni del dilemmacostitutivo dell'esistenza contemporanea: quello tra vita e spirito, che in Mann, a differenza che in Nietzsche, coincide con quello tra artista e borghese. Wagner rientra in questo schema, non è problematico di per se stesso ma casomai solo come antitesi di un altro elemento, che non è meno caratterizzante per l'Ottocento, o per meglio dire per la società borghese, visto che nell'Ottocento ci siamo ancora con un piede e che i l secolo ventesimo è per Mann i l titolo (forse profetico) di una rivista sciovinista e antisemita. Ma anche nelle farraginose Considerazioni di un apolitico del 1918 non c'è traccia dell'equivalente Wagner-Ottocento. Quel che domina, corrispondentemente allo spirito del libro, è l'insistenza sul carattere tedesco dell'arte di Wagner. Si comincia con i ricordi romani: i l lamento funebre di Sigfrido suonato a piazza Colonna dalla banda del maestro Vessello, le reazioni degli italiani nemici della musica tedesca e l'emozione del tedesco ventenne che assiste alla bagarre (4). La partecipazione ai «burrascosi moti» quarantotteschi fatta derivare dalla sua «natura germanica» e non da «simpatie, quali che fossero, cosmopolitiche» (5). Solo in una tarda recensione auna raccolta di lettere inedite (6) Mann si deciderà a riconoscere l'importanza del periodo rivoluzionario. Quanto al germanesimo di Wagner, le idee qui esposte riappariranno con segno diverso nel saggio del 1933 e con accentuazione ancor più negativa nel saggio sull'Anello dei Nibelungo di cinque anni dopo. Nonostante tutto il germanesimo, anche nelle Considerazioni Mann dichiara che non era insensibile al «fascino fortissimo dei valori europei» e delinea i l parallelo con Zola e con Ibsen. E' sempre lo stessomateriale di idee che gira e rigira, spessocon parole identiche, tra il Mann nazionalista, il repubblicano e l'antifascista militante che rinnega la tradizione 3. Cfr. in proposito Erwin Koppen, Vom Décadent zum Proto-Hitler. Wagner-Bilder Th. Manns, in Aa. vv., Thomas Mann und die Tradition, hg, v. P. Pütz, Frankfurt a.M. 1971, pp. 204-208. 4. Th. Mann, Considerazioni di un impolitico, trad. it. a cura di M. Marianelli, Bari, 1967, p. 65. 5. Ivi, p. 99. 6. Briefe Richard Wagners, The Burrell Collection (1951), in Th. Mann, Altes und Neues. Kleine Prosa aus fünf Jahrzehnten, Frankfurt a.M. 1953, pp. 543-44. Biblioteca Gino Bianco

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