Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

100 Crolliamo le spalle dinanzi alla sua fede che era un credere nelle idee, ed anche dinanzi alla sua miscredenza, cioè al suo melanconico relativismo. L'attaccamento del suo liberalismo alla ragione e al progresso ci appare ridicolo; i l suo materialismo troppo massiccio, la sua presunzionemonistica di saper sciogliere gli «enimmi del mondo» estremamentesuperficiale. Tuttavia i l suo orgoglio scientifico era compensato, anzi superato, dal pessimismo, dalla fraternità musicale con la notte e con la morte, che forse un giorno ci apparirà quale nota preponderante sovra tutte le altre. A ciò si accomuna la predilezione per il gran formato, i l monumentale, lo standard-work, per tutto ciò che è colossale; ma a ciò va anche unita, stranissima cosa, la compiacenza per i l minuscolo ed il minuzioso, per i l particolare psicologico. Si: grandezza è la sua impronta; una grandezza fosca, dolorante, a un tempo scettica e amaramente smaniosa di verità, che sa trovare una breve felicità incredula nell'ebrezza fugace di un estetismo voluttuoso. Una statua eretta a quel secolodovrebbe avere una muscolatura morale degna d'Atlante, simile aquella delle figure michelangiolesche. Quali pesi da giganti furon portati a quei giorni! Epici pondi nel significato più grave dell'epiteto grandioso, se così diciamo non pensando soltanto a Balzac e a Tolstoi, ma anche a Wagner. Quando questi nel 1851 espose a Listz in una solenne epistola i l piano dei suoi Nibelunghi, l'amico gl i rispose da Weimar: "Mettiti a l lavoro e dédicati senza limiti all'opera tua, alla quale si converrebbe il programmamedesimo che il Capitolo del Duomo di Siviglia ha imposto all'architetto costruttore della cattedrale: 'Er i - geteci un tempio tale che le generazioni future debban chiamare pazzo il Capitolo per aver osato una così eccezionale impresa!'. Ma pure la Cattedrale è sorta!". Questo è Ottocento!» (1). Salvo errore, la parola «gror,3» in questo brano è ripetuta cinque volte, due volte abbiamo «Größe», una volta «grandioso», «massenhaft» e «monumental», due volte appare i l concetto d i gigantesco («atlasmäßig», «Riesenlasten»), per non parlare delle immagini che esprimono lo stesso concetto. Una sola volta, subito dopo i l monumentale e i l grandioso e significativamente attaccato ad essi solo da un participio passato. appare i l piccolo, la «Verliebtheit in das ganz kleine und Minutiöse, das seelische Detail». L'Ottocento è dunque caratterizzato da questo culto contemporaneo del grande e del piccolo. Per tale culto Wagner viene subito dopo paragonato non solo aBalzac e a Tolstoj, ma anche al naturalismo e a Zola, non solo per la grandiosità delle ambizioni ma perché sfocia nel simbolismo, e Nana è un mito, non per nulla questo «suono primitivo» era un appellativo della dea babilonese Istar. Infine lo si paragona a Ibsen, 1. Th. Mann, Nobiltà dello spirito. Saggi critici, trad. i t . a cura di B. Arzeni e altri, Milano 19562, pp. 443-444 (Adel des Geistes. Sechzehn Versuche zumProblem der Humanität. Frankfurt a.M. 1959, pp. 344-45). Biblioteca Gino Bianco

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