Enrico Ferri - Discordie positiviste sul socialismo

- 12tendo di aver meno ragione di quanto vorrebbe far credere, grida di più e fa la voce grossa. Per esempio, a pag. 18, con una forma che non è nè aristocratica nè borghese, scrive che « Be be 1 ebbe il cinismo di fare in pieno Reichstag l'apologia della Comune»; dimenticando di pensare che la Comune di Parigi non va storicamente giudicata soltanto colle impressioni ripugnanti, lasciate dai racconti svisati o esagerati del giorn~lismo di allora. Così a pag. 21, 23, 26 parla, non so perché, del disp1·ezzo dei s9cialisti marxisti verso il socialismo sentimentale , che nessuno ha mai sognato di disprezzare, pur riconoscen- <lone la minore coerenza colla disciplina positiva della scienza sociale. E a pag. 126 crede di fare della discussione ... scientifica scrivendo: « In verità, c'è da sbalordire! E quando si vede che gli uomini, i quali professano simili dottrine (cioè la socializzazione dei mezzi di produzione) trovano il modo di farsi ascoltare , bisogna riconoscere non esservi proprio limiti alla umana imbecillità! » BibliotecaGtnoBianco

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