Pasquale Stanislao Mancini - Discorso ... sulla questione romana e sulle condizioni ...

fts Sappiamo tutti che assidue ed importanti negoziazioni ·furono intraprese e coltivate ; che molti documenti esistono, i quali farebbero fede degli sforzi e dello zelo del Gabinetto; ma non possiai)lO che lodare la riserv?- del su~ illustre capo per essersi astenuto tuttora dal presentar li, dappoichè, essendo trattative le quali debbono aver corso ulteriore, non sarebbe stata la. loro presentazione al coperto della censura d'imprudenza e di detrimento del pubblico servizio. Vediamo piuttosto a quale risultamento pratico debbano tendere, secondo il nostro avviso, questi negoziati ancora pendenti. Io penso che sarebbe un grave errore ostinarsi nella speranza di persuadere il poD;tefice e di ottener e da lui l'accettazione delle proposte italiane. Io lo penso, perchè, o signori, sono ben lontano dal credere che per restituire Roma all'Italia siavi ineluttabile necessità di un concordato col pontefice. Quel principe, come fu già osservato dall'onorevole Carutti, come principe non è e non può considerarsi in condizione diversa da quella stessa in cui erano Francesco Borbone e Ferdinando di Lorena. Avete voi chiesto mai la rinunzia di costoro ai troni che occu- . . · pavano? O non vi . siete piuttosto rivolti all'autorità del suffTagio popolare per la legittimità del novello Governo , per la costituzione della italica nazionalità? E poi, non è il papa un principe elettivo, il quale per ciò mancherebbe benanche della disponibjlità del deposito confidatogli?· Non è un principe che pretende essere il suo principato di diritto divino ed essenzialmente indispensabile all'esercizio indipendente della sua giurisdizione spirituale? Vano sarebbe adunque persistere nel tentativo e sperare alcun frutto da questa persistenza.

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