Pasquale Stanislao Mancini - Discorso ... sulla questione romana e sulle condizioni ...

f6 Chi darà dunque all'Italia la sua capitale in Roma t ~~ Non vi ha bisogno, o signori, di mendicare concessioni e trattati; a noi basta il principio di nazionalità che attribuisce a ciascuna nazione la signoria di sè stessa e di tutto il suo territorio, che le dà facoltà di costituirsi ed ordinarsi, di sceglieTsi un Governo consentaneo ai suoi bisogni, che le dà diritto di convertirsi di nazione in uno Stato. E questo diritto si esercita e si estrinseca nel suffragio universale : espressione e ricognizione della nazionale sovranità. Altro dunque.non occorre che sgombrare.la via a quei t'ultimo fatto , riuscire, cioè, ad ottenere che il popolo romano possa manifestare la sua volon~à, e che il suo suffragio possa raccogliersi pacifico, ordinato, puro di eccesso e disordini, e 1nantenendo fino all'ultimo intatta questa prerogativa nobile e decorosa, e dirò pure straordinaria, della rivoluzione italiana. (Bene!) Ora, quale ostacolo, o signori, si oppone a quel fatto? Anche in ciò siamo tutti d'accordo esservi soltanto un ostacolo materiale , una forza armata che impedisce al popolo romano di esercitare quel diritto , di concorrere ·' col resto dell'Italia nella costituzione d~lla nazionale sovranità. Questo appunto l'onorevqle Bon-Compagni accennava nel suo sapiente discorso, quando osservava che . 1nal si ponga ancora oggidì in Italia la questione, se il potere t emporale dei papi debba o no abolirsi, 'essendo l oramai mancate alloro Governo le condizioni vitali indispensabili al possesso ed all'esercizio di qualunque politica sovranità; ma piuttosto la questione doversi così enunciare: se possa tollerarsi che una forza artificiale, una forza straniera, materialmente impedisca·a quel potere temporale, che è caduto di diritto, di cadere altresì in fatto .

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