Ignazio Silone - Uscita di sicurezza

trotzkisti. Ti sarà anche chiesto di tornare nell'apparato del partito con un incarico di responsabilità ». Eravamo arrivati all'estate del 1931. Avrei potuto difendermi. Avrei potuto provare la mia buona fede. Avrei potuto dimostrare la mia non appartenenza alla frazione trotzkista. Avrei potuto precisare che il mio disaccordo con le nuove direttive. di Mosca era condiviso da quelli stessi ch'erano incaricati d'interrogarmi. Avrei potuto raccontare come si era svolta la scena della dichiarazione ' , da me «rilasciata» a Togljatti. Avrei potuto persuaderli della mia assoluta indifferenza per i posti e le gerarchie. Avrei potuto; ma non volli. In un attimo ebbi la chiarissima percezione dell'inanità d'ogni furberia, tattica, attesa, compromesso. Tra un mese, tra due anni, mi sarei trovato da éapo. Ordunque, basta. Non dovevo lasciarmi sfuggire quella nuova, provvidenziale occasione, quell' « uscita di sicurezza». Non aveva più senso star lì a litigare. Era finito. Veramente finito ? Dio sia lodato. 13 Lo statuto dei part1t1 comunisti non tollera le dimissioni; esso non conosce che l'espulsione. E come le sentenze dei tribunali russi nei processi politici, le parole dei comunicati d'espulsione del partito comunista hanno un valore puramente polemico. I termini <li traditore, rinnegato, venduto sono semplici sinonimi di oppositqre. In confronto alla tragedia delle motivazioni invariabilmente infamanti addotte, in Russia e altrove, per « liquidare», con la fucilazione, la deportazione o la semplice espulsione centinaia di migliaia di comunisti oppositori od eret1c1 71 1bliotecaGinoBianco

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