Ignazio Silone - Uscita di sicurezza

Per dispensarmi, se non altro, dal disgusto dell'atto materiale, egli stesso si sedette davanti a una macchina da scrivere, batté in cinque o sei linee le formulette di prammatica e vi appose il mio nome di partito. Poteva sembrare, a me come a Togliatti, che con quella cerimonia io avessi trangugiato il calice della disgustosa purga fino in fondo. Ma non fu così. Con uno degli espulsi, Pietro Tresso, io ero rimasto in rapporti epistolari assai affettuosi. Non nascondevo a lui le mie apprensioni per la strada sulla quale si era avviato, assieme agli altri due suoi compagni, aderendo alla frazione internazionale del trotzkismo; ~ gli manifestavo anche, in tutta sincerità, i motivi per cui io preferivo rimanere in silenzio ai margini del partito, non approvando né la politica di Trotzky, né le nuove direttive imposte da Mosca. Quelle mie lettere personali furono passate da Tresso a uno dei suoi amici trotzkisti, soltanto perché ne fosse informato : ma questi, all'insaputa del mittente e del destinatario delle lettere, e omettendo tutto ciò che dava alle stesse un carattere strettamente personale e familiare, come pure sopprimendo ogni accenno di condanna del trotzkismo, disinvoltamente le pubblicò su un bollettino eh'egli redigeva a Parigi. Ed egli ottenne f effetto ..che scontava. Le lettere· agli occhi del partito, «provavano » il mio doppio giuoco, la mia appartenenza segreta all'organizzazione trotzkista e il carattere insincero della dichiarazione da me «rilasciata» a Togliatti. Fui subito avvertito che una nuova delegazione, presieduta questa volta da Ruggero Grieco, sarebbe venuta in Svizzera per interrogarmi. « Ti sarà chiesta », mi fu scritto, « una nuova, più dura e più impegnativa dichiarazione. Ti sarà chiesto di prendere una parte attiva nella lotta contro i 70 BibliotecaGinoBianco

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