Ignazio Silone - Uscita di sicurezza

dell'arresto, m10 fratello non era ma1 stato membro del partito comunista, non aveva mai chiesto di farne parte, non vi era mai stato ammesso, non aveva mai partecipato ad alcuna sua adunanza o attivit~, non ne conosceva neppure lo statuto e il programma. Egli era un giovane vagamente antifascista, di educazione e di sentimenti cattolici. Lo sport gl'interessava assai più della politica; e lo sport aveva aggiunro alla sua naturale fierezza, un particolare senso dell'onore nella lotta. Perché confessò di essere comunista? Perché confermò la sua confessione in giudizio, davanti al .Tribunale Speciale che se ne servì per condannarlo a dodici anni di reclusione ? « Ho cercaro di comportarmi », egli mi scrisse, e< come ho immaginato che ti saresti comportato tu, al mio posro ». Non era dunque facile, per me, uscire dal partito, se la mia presenza serviva di giustificazione al volontario sacrificio di mio fratello. Ma una permanenza passiva, senza ritrattazioni e condanna dei « traditori » espulsi, non era nel ~oscume dell'Internazionale Comunista: un delegato russo, infatti ne mosse addebito al partito italiano, in una riunione tenuta a Mosca, di cui Togliatti mi trasmise il verbale. Egli venne dunque nuovamente a trovarmi in Svizzera, accompagnaro da un'altra persona. L'incontro avvenne questa volta nella sede del Soccorso Rosso a Zurigo. - È indispensabile - mi disse - che tu rilasci una dichiarazione di condanna dei tre espulsi e di disciplina verso l'Internazionale. - Tu sai bene - gli risposi - che quesro è contrario alle mie convinzioni. - Lo so - egli mi disse - ma accettare di subire una coercizione è anche un omaggio al partito. 69 BibliotecaGinoBianco -

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