Ignazio Silone - Uscita di sicurezza

• stesso Trotzky (fin lì arrivava anche il suo vocabolario) e " fosse stata ascoltata da noi con non minore sorpresa degli altri presenti, ne fu attribuita a ·noi la paternità, senza neppure chiedercene conferma, e fu aggiunta agli altri nostri gravi demeriti politici. Insomma attorno a noi, come si dice. « cominciò a far caldo ». Eravamo in permanenza pedinati, né mancarono altri fastidi' polizieschi, e gesti d'insofferenza da parte mia; ma l'apparente calma di Togliatti finì con l'agire anche su di me come un tonico. Per precisare il senso del nostro atteggiamento in quella sessione dell'Esecutivo, Togliatti ritenne opportuno che noi due, prima di lasciare Mosca, indirizzassimo una lettera all'Ufficio Politico del Partito Comunista Russo. Nessun comunista, diceva sostanzialmente la lettera, si perita di mettere in disa1ssione la preminenza storica dei compagni russi nella direzione dell'Internazionale; ma ciò impone ai russi doveri speciali; essi non possono applicare il loro diritto in modo meccanico e autoritario. La lettera fu ricevuta da Bukarin, il quale ci fece subito chiamare e amichevolmente ci consigliò di ritirarla per non peggiorare la nostra situazione personale già pericolante. Seguirono per me giornate di cupo scoraggiamento .. M·i chiedevo: È questo il comunismo ? A questo siamo dunque ridotti ? Quelli che sono morti, quelli che agonizzano in carcere, si sono sacrificati per questo ? La vita randagia, solitaria, pericolosa di straniero in patria, è per questo ? Dietro il simulacro delle istituzioni create dallà · rivoluzione, la realtà russa era in procinto di mutare, obbedendo ad una legge di decadenza che la dottrina ufficiale non pre53 Biblit>tecaGinoBianco

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