Ignazio Silone - Uscita di sicurezza

zioni parlamentari (Frossard), i gruppi più ossequienti alla· legalità e indignati per qualche avventura « putchista » (Paul Levi), gli elementi libertari che si facevano illusioni sulla democrazia sovietica (Roland-Holst), i sindacalisti rivoluzionari ·contrari alla sottomissione burocratica dei sindacati al partito comunista (Pierre Monatte, Andrés Nin), i gruppi più restii a rompere ogni collaborazione con le masse socialdemocratiche (Brandler, Bringolf, Tasca), e la estrema sinistra insofferente delle svolte opportunistiche (Bordiga, Ruth Fischer, Boris Souvarine). Queste crisi interne nascevano e si svolgevano in una sfera lontana da quella in cui mi trovavo personalmente, interiormente impegnato, e perciò non vi fui coinvolto. Di ciò ora non mi "."antoaffatto, al contra- _ rio, ma cerco di spiegarmelo. La crescente degenerazione tirannica e burocratica dell'Internazionale Comunista ispirava anche a me repulsione e disgusto, ma v'erano alcuni forti motivi che m'inducevano a rinviare una rottura: la solidarietà con i compagni di lotta morti o imprigionati, l'inesistenza d'altra forza antifascista organizzata in Italia, fa rapida decadenza politica, e in alcuni casi anche morale, di molti che si erano già allontanati dal comunismo, infine l'illusione di un risanamento dell'Internazionale con l'aiuto del proletariato occidentale nella eventualità di una crisi interna del regime sovietico. Tra il 1921 e il 1927 .ebbi varie occasioni di recarmi a Mosca per partecipare, quale membro di delegazioni comuniste italiane, ad alcuni congressi e a riunioni dell'Esecutivo. Ciò che -mi colpì nei comunisti russi, anche in personalità veramente eccezionali come Lenin e Trotzky, era l'assoluta incapacità di discutere lealmente le opinioni contrarie alle 35 BibliotecaGinoBianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==