Ignazio Silone - Uscita di sicurezza

grave incendio o d'altro -pericolo pubblico; e altri che, per spiegare di che si trattasse e incamminarli verso la -caserma, andammo incontro ai contadini allarmati dalla campana a martello e accorrenti verso l'abitato. In pochi minuti si radunò davanti alla caserma dei carabinieri una folla minacciosa e tumultuante. Dalle grida si passò assai presto alle sassate e dalle sassate ai colpi di fucile. L'assedio della caserma durò fino a tardi. Il furore aveva reso i miei paesani irriconoscibili. Per finire, le finestre e le porte della caserma furono infrante; i carabinieri, protetti dall'oscurità, si salvarono con la fuga attraverso gli orti e i campi; e i tre soldati, ai quali più nessuno pensava, se ne tornarono inosservati a casa loro. Per un'intera" notte noi ragazzi rimanemmo così padroni assoluti del luogo. Ci radunammo sulla sommità della collina che sovrastava la caserma. Era una collina arida, sassosa, con grandi buche e cespugli di cardi, di ginestre, di rose selvatiche, territorio ben noto ai nostri giuochi e sfide. La notte era chiara e solenne; e si levò una brezza che ci portò dalla montagna odori d'erbe selvatiche. Nel contarci scoprimmo che uno dei « nostri » era stato ferito al braccio da un colpo di fucile; e noi, invece di pensare subito al medico, lo guardavamo con invidia. « Come hai fatto ? » gli chiedevamo. Ed egli sorrideva lusingato e non ci rispondeva, come se fosse un segreto. Ai piedi della collina, intanto, ogni agitazione pareva assopita) le vie erano deserte; ma due o tre madri ogni tanto si sporgevano dalla finestra di casa e chiamavano i figli ancora non rincasati, li chiamavano con grida prolungate, perché la voce arrivasse fin sulla collina, e li chiamavano, li invocavano, li supplicavano coi diminutivi affettuosi dell'uso familiare. 23 BibliotecaGinoBianco

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