Ignazio Silone - Uscita di sicurezza

tari lontani. Nei piccoli centri queste dicerie equivalgono subito a indicazioni personali assai precise. Così unà sera avvenne che tre soldati, tornati in breve licenza direttamente dal fronte, ebbero un di:verbio per motivi di gelosia con alcuni carabinieri, e da g{iesti furono messi in arresto. Il provvedimento, di per sé già ridicolo e poco cavalleresco, divenne addirittura mostruoso con la decisione del comandante dei carabinieri di sospendere la licenza dei tre soldati e di rinviarli al fronte. Essendo io particolarmente amico d'uno di essi (poi morto in guerra), la sua vecchia madre venne piangendo a riferirmi l'ingiustizia di cui stava per essere vittima suo figlio. Il sindaco, il pretore, il parroco, da me sollecitati ad intervenire, si dichiararono incompetenti. - Se è così - io dichiarai - non ci resta che la rivoluzione! Ci si è sempre serviti di questo fatale termine storico, nel nostro dialetto, anche per designare una semplice dimostrazione violenta. In quel periodo di guerra, ad esempio, nel mio comune nativo avevano già avuto luogo due « rivoluzioni», la prima contro il municipio per il tesseramento del pane, la seconda contro la chiesa per il trasferimento in altro comune della sede vescovile. La terza dimostrazione violenta, di cui ora sto narrando, passò poi alle cronache come « la rivoluzione dei tre soldati ». Poiché i tre soldati dovevano essere scortati al treno delle ore diciassette, la « rivoluzione » fu fissata per mezz'ora prima, davanti alla caserma. E disgraziatamente essa ebbe uno svolgimento più grave di quello che fosse nei nostri intenti. Cominciò come uno scherzo, poiché bastammo, per scatenar fa, pochi ragazzi: uno che, .al momento giusto, salì sul campanile e cominciò a suonare a martello la campana grande, come da noi si usa in caso di 22 BibliotecaG1noBianco

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