Ignazio Silone - Uscita di sicurezza

a cambiare radicalmente le cose, consentiva ogni tanto risultati sorprendenti e, per l'ordine pubblico, scandalosi. Erano episodi singoli, senza seguito, eppure preoccupanti. Avevo sette anni quando nella mia contrada si svolse la prima campagna elettorale politica di cui io abbia un ricordo. Partiti politici, in quell'epoca, da noi ancora non esistevano; e perciò l'annunzio dei comizi fu accolto con scarso interesse. Ma grande fu l'emozione popolare non appena venne divulgato che tra i candidati vi sarebbe stato nientemeno che il Principe. Non c'era bisogno di aggiungere nome e cognome per sapere di quale principe si trattasse. Era il proprietario del grande Feudo, costituitosi con l'usurpazione delle terre emerse nel secolo precedente dal prosciugamnto del lago di Fucino. Circa .ottomila famiglie (cioè la maggioranza della popolazione locale) coltivano ancor oggi i quattordicimila ettari del Feudo. A queste «sue» famiglie il Principe si degnava di chiedere il voto per diventare loro deputato al parlamento. Gli agenti del Feudo che propagarono la notizia, l'accompagnarono con un discorsetto; in armònia con i nuovi tempi, d'intonazione perfettamente liberale: «Naturalmente», dicevano, « naturalmente nessuno sarà obbligato a votare per il Principe, questo si capisce; allo stesso modo che nessuno, naturalmente, potrà obbligare i1 Principe a lasciare lavorare la sua terra a chi gli voterà contro. Quest'è l'epoca del!a vera libertà per tutti: liberi voi, libero il Principe». La enunciazione di questi concetti liberali produsse tra i .contadini una comprensibile costernazione.' Poiché, com'è facile immaginare, il Principe era la persona più odiata della nostra regione. Finché egli era rimasto nell'invisibile Olimpo dei grandi feudatari (nessuno degli ottomila fittavoli, fino allora, lo aveva mai visto, nepp?re da lontano) l'odio contro .... IG BibliotecaGinoBianco

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