Ignazio Silone - Uscita di sicurezza

•• morigerata seria onesta, e i rapporti sociali, assai spesso rozzi, odiosi, falsi. Della miseria e della disperazione nelle province meridionali si conoscono (io stesso ne ho narrati) numerosi episodi terrificanti; ma ora non intendo riferirmi ad ·avvenimenti clamorosi, sibbene ai piccoli fatti della vita quotidiana, monotoni, banali e ossessionanti, in cui si manifestava quello strano doppio modo di essere della gente in mezzo alla quale crescevo, e la cui muta osservazione fu una delle angosce segrete della mia adolescenza. Ero ancora un bambino (avevo cinque anni) quando, una domenica, mentre attraversavo la piazzetta del luogo nativo accompagnato per mano da mia madre, assistei allo stupido e crudele spettacolo d'un signorotto locale che aizzò un suo cagnaccio contro una povera donnetta, una sarta, che usciva di chiesa. La misera fu gettata a terra, gravemente ferita, e i suoi abiti ridotti in stracci. Nel paese l'indignazione fu generale, ma sommessa. Nessuno mai capì come la povera donna concepisse poi l'infelice idea di sporgere querela contro l'ignobile signorotto; poiché n'ebbe solo il prevedibile risultato di aggiungere ai danni le beffe della giustizia. Ella fu, devo ripetere, compianta da ognuno e privatamente soccorsa da molti, ma non trovò un solo testimonio disposto a deporre la verità davanti al pretore, né un avvocato per sostenere l'accusa. Furono invece puntuali il difensore del signorotto (un avvocato considerato uomo di sinistra) e alcuni testimoni prezzolati che, sotto falso giuramento, diedero una versione del tutto grottesca del fatto incolpando la donna di avere provocato il cane. Il pretore, in privato una degnissima e onestissima persona, assolse il signorotto e condannò la povera donna alle spese. Il u bliotecaGinoBianco

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