Raymond Aron - La mentalità totalitaria

Il progressismo non respinge né l'idea di fine né quella di costante storica, ma formalizza il fine e generalizza le costanti. Il fine della storia non è, per il progressista, un avvenimento concreto, prossimo, definito dalla socializzazione dei mezzi di produzione o dalla presa del potere da parte del partito comunista: il fine è l'idea della Ragione concepita come criterio, al modo kantiano. Formale com'è, una tale idea non permette di decidere quel che bisogna fare sul piano della politica e della storia più che le massime kantiane non permettano di dettare all'individuo come egli debba agire in una determinata circostanza. L'idea kantiana del regno dei fini non serve che a giudicare i vari regimi e a misurarne il grado d'imperfezione. Essa ha senso solo in rapporto a una concezione religiosa, o fors'anche filosofica, fondata sull'idea dell'unità della specie e, quindi, di una possibile unità della storia umana. Sul piano del reale, una tale idea non tocca in ·nessun punto l'esperienza della pluralità dei regimi politici e delle civiltà. Ora, l'uomo pensa e agisce politicamente in rapporto a una realtà multipla e contraddittoria. Lasciamo da parte la difficoltà, ben nota ai filosofi, di concepite una progressione verso un fine inaccessibile. Limitiamoci alle difficoltà concrete. È facile delineare il progresso del sapere e l'accumulazione delle conoscenze tecniche; è possibile tracciare l'estensione progressiva della sfera all'interno della quale gli uomini si riconoscono come tali. Sebbene ancora ben lontani dalla pratica effettiva di tale riconoscimento, gli uomini oggi non limitano più il loro sentimento di comunanza alle frontiere di una tribù, di un popolo o di una razza. Così pure, all'interno di una data cività, è facile scorgere, in questJ 72 BibliotecaGinoBiano

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==