Raymond Aron - La mentalità totalitaria

no può dire né quale sia la missione del proletariato, né :se esiste una possibilità qualsiasi che essa venga condotta a buon porto. Ammettiamo pure che il riconoscimento reciproco presupponga la rivolta della classe oppressa (nel caso nostro, il proletariato). Da ciò, non è ancora lecito dedurre che la storia non ha senso se il proletariato non si costituisce in classe universale. Per quale ragione, infatti, la metà del secolo ventesimo sarebbe il momento storico in cui si gioca definitivamente il destino dell'umanità? Non si ha alcun diritto di passare da una definizione formale del fine ultimo della storia all'alternativa: adesso o mai; -e questo proprio quando più della metà del genere umano vive in condizioni di povertà incredibili. Certo, formalizzando a tal modo il fine della storia, si evita l'assurdità evidente di trasfigurare un fatto alquanto banale in termine ultimo e supremo. Tale formalizzazione comporta, però, una specie di rottura con il pensiero di tipo hegeliano e impone, come tutte le filosofie di tipo kantiano, di misurare i sistemi sociali e le decisioni politiche fra le quali si tratta di scegliere col metro del fine dell'umanità e della storia. Per contro, la confusione fra il fine ultimo della storia e un evento possibile o probabile a breve scadenza permette alla politica del millenarismo di svolgersi logicamente; bisogna, però, cominciare con l'accettare detta confusione. Dato che il bene assoluto si situa sul piano della storia, il rapporto sacro non è più quello dell'anima con Dio, bensì quello dell'individuo agente col fine storico, e cioè del militante con la Rivoluzione. La spiritualizzazione dei meriti cui tendono le religioni di salvezza diventa impossibile: non ci sono meriti che in rapporto alla Rivolu61 81bliotecaGinoBianco

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