Raymond Aron - La mentalità totalitaria

ca di pura e semplice constatazione e, all'altro, una politica di puro e semplice ideale, ognuno dei due termini non rappresentando, per dir così, che il limite di uno sforzo verso l'obbiettività da una parte, verso l'utopia dall'altra. Ma l'osservazione empirica non è di grande aiuto quando si tratta d'agire. Il pensiero politico propriamente detto si sviluppa nella zona intermedia, ed esprime al tempo stesso la libertà della riflessione umana e le condizioni che la limitano. Una situazione di fatto lascia sempre un margine di scelta, e il margine non è mai illimitato. Un francese del 1950 non è obbligato a volere un certo regime sociale o un certo orientamento diplomatico; ma non è neppure libero di scegliere fra un numero illimitato di regimi e di indirizzi diplomatici. Per essere precisi, in astratto egli può immaginare tutti i regimi e tutte le polititiche este• re che vuole, ma la realtà non si presterà a tutte le sue visioni con eguale docilità. Questa tesi non incontra in genere molte obbiezioni. Le difficoltà cominciano quando si tratta di definire il « margine di scelta ». Chi è che ha il diritto di dire, quali sono gli argomenti che permettono di dimostrare che una certa politica è cattiva perché la realtà la esclude, e che un'altra invece è compatibile con i dati obbiettivi di una data situazione? Per insoddisfacente che sia, la risposta mi sembra incontestabile: è il pensiero politico a determinare al tempo stesso il margine di scelta e il contenuto della scelta medesima. Chi proponga di riforma re le democrazie parlamentari della metà del secolo ventesimo ha l'obbligo di indicare le misure che potrebbero migliorare il funzionamento di dette democrazie e, al tempo stesso, di di54 Bibliot-ecaGinoBianco

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