Raymond Aron - La mentalità totalitaria

I di uccidere l'avversario e (tal':olta) di dar la propria vita per il trionfo della Causa. Che importa il prezzo del trionfo, se lo scopo è sublime? I moderati, per conto loro, hanno degli scrupoli: non si uniscono all'avanguardia del proletariato né alle truppe d'assalto, non si piegano a una disciplina che gli ripugna, deplorano che si debba spargere tanto. sangue (ma, dopotutto, l'umanità è forse mai stata avara di sangue?). L'indifferenza ai mezzi e al costo si ritrova a sinistra come ,a destra, come pure dalle due parti si constata la medesima .solidarietà un po' imbarazzata fra democratici socialisteggianti e comunisti da una parte, conser~atori e hitleriani dall'altra. I democratici a sinistra, i conservatori a destra, si sforzano fino all'ultimo d'illudersi che gli estremisti, comunisti o hitleriani che siano, si distinguono unicamente per la loro particolare tecnica d'azione e che, una volta passata la crisi, « essi » lasceranno che il potere passi in altre mani. Quando i bruti in camicia bruna avranno liquidato il regime di Weimar e reso alla Germania la sua indipendenza militare, tornerà il tempo dello Herrenklub. QÙando Stalin avrà distrutto il capitalismo ed edificato una grande industria, verrà il turno dei socialisti, gente civile e fedele ai valori liberali. Gli eventi dissiparono nel modo più crudele le illusioni dei conservatori tedeschi: fra i congiurati del 20 luglio 1944 figuravano i più bei nomi dell'aristocrazia prussiana. I Moltke e i Von Bismarck raggiunsero in galera i capi della socialdemocrazia e morirono con loro, appesi alle stesse forche. Quale che fosse stato l'esito della seconda guerra mondiale, i superstiti delle vecchie .classi dirigenti e primi· alleati di Hitler non avevano nulla da sperare in quanto gruppo. Individualmente, avrebbero 42 BibliotecaGinoBianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==