Raymond Aron - La mentalità totalitaria

stati, di fatto, i più refrattari allo stalinismo e i più accaniti difensori delle loro libertà; mentre i partiti o i sindacati troppo bene organizzati si lasciavano facilmente infiltrare e manipolare dai comunisti attraverso i meccanismi burocratici. Le due tesi sono egualmente fondate, giacché l'una e l'altra partono dal riconoscimento del fatto essenziale: l'assenza di legame organico fra i sindacati operai e il partito socialista, il fallimento del riformismo socialista: fallimento che induce i sindacati indipendenti a rimanere ostili allo Stato accentratore, capitalista e totalitario in potenza. Rifiutandosi di credere nell'azione politica e insistendo sull'azione ora pacifica ora violenta degli operai in quanto tali, questi sindacati rischiano di essere deviati e sfruttati dai comunisti, i quali non si peritano di ripetere le parole d'ordine operaistiche e anarchiche al fine d'instaurare un regime che sta al polo opposto delle aspirazioni libertarie. Se si ammette che il fallimento del riformismo socialista è il fatto essenziale, si capisce perché gli osservatori insistano gli uni sull'ostilità dei sindacati ~ partiti democratici verso lo Stato, gli altri sul carattere autoritario e reazionario dello Stato medesimo, gli uni ricordando l'anticomunismo degli ~narchici spagnoli, gli altri la manomissione comunista dei sindacati anarchicheggianti (per esempio, quelli della gente di mare). Hanno ragione gli uni e gli altri: la non-integrazione degli operai nello Stato è dovuta tanto alla natura dello Stato quanto ai sentimenti degli operai; fra quella e questi, corre un rapporto di determinazione reciproca che alcuni potrebbero chiamare dialettico. Queste osservazioni alquanto generali valgono, mt 11 BibliotecaGinoBianco ..

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