La Voce - anno I - n. 8 - 4 febbraio 1909

30 LJ. VOCE parate in una sola chiesa cristiana, il loro programma massimo non può essere che la riso\m.ione della Chiesa cristiana nella de– mocrazia sociale universale, tendente a rea– liuare una forma ulteriore e più vasta di caltolicismo ». Io non sono punto d'accordo con questo modo di vedere del Minocchi; ma non so se debbo dire dinam.i ad esso, o che io 11011 sono un modernista, dichiarazione che ho spesso fallo, ma nelln quale molti si osti– nano a vedere una specie di abilità politica o polemica, o che, a parer mio 1 le cose non vanno come il Minocchi dice. Cioè, intendiamoci. Come csposii.ione del modo di vedere e del proposito di alcuni - molti o 1>0chi - modernisti, l'affermazione del mio amico ~!inocchi non può essere certo tacciata di inesattezut o di errore. Ma quando egli, e quelli che dividono con lui questa va· rielà di modernismo, venissero a dire che fra un tale modo di pensare e di orientarsi e il cattolicismo presente « ufficiale>, nemico, al– meno in teoria, d'ogni innovazione e adatta– mento, non c'è nulla di meno, allora io ho il diritto di venir fuori a dire: adagio, non dimenticate che io e parecchie dieci ne di amici miei i quali pensano come me, abbiamo del~ l'unicio della modernità nella Chiesa, un con• cctto nlquanlo diverso. Minocchi .-lice: una riforma della Chiesa cattolica l! un' utopi:1, cd è, come tutte le utopie, impossibile ed irrealiu.abilc. È \'ero, sl e no. Certo, se si pongono di fronte il cattolicismo reale e concreto che noi cono– sciamo, prtso mli' ùt.<itme dti suoi pre~nli e.a· ralleri !,/ori'ci, dati' una parte, e, dal!' altra, l'idea che noi possiamo formarci di una re– ligione dello spirito che applicasse nella sua piì.1 fresca purena I' insegnamento cristiano della rinuncia e della carità, noi dobbiamo dire che la conversione dell'una cosa ncll'al– ra è una utopia; come sarebbe utopia una qualsiasi imaginaria MJ!,/ilu{tÒm di un ideale a un fatto, il qu11ledi quell'ideale, osservava gii G. Prezzolini, ò insieme attuazione e ne• gazione. Ma quelli che dicono: noi vogliamo riformare il caltolicismo, dicono un'altra cosa, molto diversa. NGn si propongono di agire su Pio X o su 13 curia dei c:ardioali o su la gerarchia attuale e via dicendo, per convertire tulle queslc persone e indurle ad accetlare, da un momento all'altro, un piano concreto di riforme tangibili, e capaci <li regolamento, che sarebbero la salute della Chiesa cattolica; solo, essi si fanno di questa realtà st~rica che è la coscienza rei igios.1 nel callolicismo, e del contenuto essenziale di essa un concetto di• verso da quello dei modernisti 0 1 se questo uso del la parola non piace, dei modernisti r,rJira/i come l'amico Minocchi. Guardiamo, per essefe pii1 brevi e più chiari, benchè per necessità somm:uii, le cose da un doppio punto di vista: il teorico e il pratico, dal punto di vista, cioè, dei e valori > reli• giosi e delle opportunità storiche. Quanto ;t\ primo, io penso che il dissidio non è fra lo spirito religioso o la religiosità viva e operosa dello spirito contemporaneo, e 1~ formule e i riti nei quali la religione cri• stiana si è come realiz..zala ed espressa ed attuata nel mondo; ma le formule e i riti non esistono, il pii1 sovente, che allo stato di operazioni meccaniche vuote di significato vivo e di \'alorc prammatico attuale; per si! e nella purezza della loro espressi\'a efficacia molti di quei riti e formule: potrebbero be– nissimo essere segni e \eicoli e creazioni pe· rennemeute nuove dello spirito religioso, dato che questo ci fosse ed operasse con fresca e spontanea vitalit~. Ecco a.dunque un possibile programma, di• verso da quello che il Minocchi delinea ; cercare e promuovere una nascita di religio– sità vern. fra i cattolici; ridnrc un'anima a riti e formnle che sembrano averla perduta ; la mut.nione che :t\'\'erri in ques1a compagine esteriore che è il cattolicismo sarà grande e vasta quanto volete, ma, insomma, molle cose delle più intimamente note e care alJ' anima cristiana, riacquisteranno una improvvisa effi– cacia e bellezza; e l' ::mima cristiana si rico– noscerà in esse. E 0011 mi si dica: ruori gli esempi. Molto sarebbe ancora necessario teorizz~re, prima di esemplificare. Chi, come me, pensa che il fatto religioso è fondamentalmente il contatt< fra lo spirito umano e lo spirito assoluto, i convergere deHe volontA verso una uni versale e insieme reale e piena volontà di bene, sotto la pressione di questa medesima volontà che il processo religioso allua nella sloria, pensa anche che gli uomini riflettono bensl 1a loro cultura e le loro attitncHni spirituali ncll'espri· mere che essi fonno a. sè stc~si quell:t fon• damenlale esperienza, ma che uu:1 continuità ininterrolln lega dal l'interno le m:mifest.uioni sincere ed operose di essa 1 continuità che le viene dall'oggetto suo unico assoluto, perenne. Noi quindi · non gittiamo via riti e formule che ci sono care ma cerchiamo di meglio pe– netrarle, di ripeterle con crescente significa· 1.ione ed eOicacia spirituale. Dal punto di vista storico e pratico - di– rei quasi prammatico - la possibili1.1tdi una concezione e di un.i. linea di condotta diversa da quella che l'amico Minocchi r-sprimc, non è meno evidente. Noi viviamo nel Cattoli· cismo come in una grande tradizione storica, e di questa tradizione, itali:rna ed europea, abbiamo un grande rispetto. Noi non ci affan· ni:imo a tener tutto brutto, tutto falso, tutto superato nel c:ittolicismo. « Figli dl!lla luce,. non mentiamo alla nostrn coscienza e dichia– riamo brutto, falso, superato quello che nel callolicismo esteriore ,. (nrm .. i: .. ,; __ .J: ·co: ci apparisce tale; ma ci riserbiamo di cre– dere e crediamo che questo non è /111/01 che sotto questa triste corteccia vigoreggia il tronco sano, che fra le grandi anime Jd padri e l'anima nostra credente vi è una continui1·à che non bisogna rompere. e Se ~ - scri\'cva Carducci a proposito di letteratura - e le novità non avessero un addentellato nell'an· tico, se ripugnassero e quasi stonassero al pensiero e al senso collettivo della nazione, se altrimenti non entrassero negli animi che per violenta e di forza, non progresso sareb– bero ma distacco rcpente ed acerbo•· E noi non vogliamo <1uesto dist:i.cco re• pente ed acerbo. Non vogliamo • - può pa– rere unn rngione opportunista, ma è invece solo indice di quella opportunità nella quale sta la ragionevolezza della storia - essere modernisti a quel modo appunto che i teo– logi romani si sono immaginali il moder· nismo e vogliono che il modernismo sia. L'amico Minocchi non può avere ragione senza che insieme con lui abbiano ragione, e piena la Curia fiorentina .... e la romana. Un ultimo accenno. ~liuocchi vuole che il cristianesimo si fonda con la democrazia so· cialc. Se si intende, non un certo complesso di riforme e di tendenzl! economiche e giuri– diche; sibbene quell'insieme di vedute, quella concezione del mondo e della vita che è apparsa come una nuova religione, da sostituire all'an· tichc, questo programma massimo varrebbe 1 non solo ritenere il cattolicismo come defi– nitivamente superato e dare alle vaghe e con– fuse 11spiraz.ioni che sono in fondo alla de– mocrazia il \'alore di uno nuova religione, ma altresl accettare, sul terreno religioso, una situazione che è assai poco sicum e forse estremamente precaria; la confusione del punto di vista religioso e del civile, la confosione delle due società, la confusione di due aspetti dello spirito, quello che è verso il tempo e quello che è verso P assoluto. C'è, lo so, chi pensa e dice che <1ucsta democrazia sociale unive~le è appunto il rinascere dello spirito cristiano, quale apparve uei primi tempi, in una mer:avigliosa enusione di re– ligiosità nuova, venuta dal Cristo, e clic il cattolicismo ci ha diviso d:1 quel cristiane• simoj si che questo risolvere il cattolicismo nella c. democrazia sociale universale » sa– rebbe ancora un rilorno alle origini. Mn l'amico J\llinocchi scrìvc: crisliancsimo e non cattolicismo. E il cattolicismo stesso, questo grnnJc fatto che assorbl e rinnovò tutto il meglio della cultura greca e romana e 11c visse, in parte, fino ad oggi, noi non siamo, per ragioni delle sopra., disposti a sa– crificar cosl leggermente. Noi mettiamo l'unità dello spirito sopra Id varici~ delle sue ma· nifestationi distinte; ma pensiamo che, di queste distinzioni, una sia ancora fondamen– tale nella !>loria e debba rappresentare nella civiltà futura una parte ancora vaslissima: 111distinzione fra la società religiosa e la ci· Bibloteca Gino Bianco vile; lungi dal sopprimerla, la vogliamo più chiara, più rena, pili piena. Romolo Murri. !\lacerata, 14 ge:uiAio. J1 pror. Minocchi biasima N. Ruscitti e L. Stoppani di essere usciti dal Clero e dalla Cbies.1 per svincolarsi da un p:issato dogma· tico dpudiato per sempre, pur proteslando di voler rim:mere cristiani quanto alla vita prn· tica morale; giacchè non è possibile, seGonclo il M., una vita morale cristiana indipendente da un dogma cristiano; il quale del resto non deve necessariamente ritenersi anche nelle pani caduche:, superate dal progresso ~ienti: fico, ma può essere ri~novato, come s1 r~dal modernisti, che pur nmangono nella Cl11es:1 a norma del pensiero moderno. Al contrario tribul:t grandi elogi a U. Segapeli per :1\'ere < meglio di tutti risoluto il problema della vita ecclesiastica in lta.lia », in quanto che, abbandona11do la Chiesa, Ghe non si può scnu utopia voler riformare, e che \'a ri· soluta « nella democrazia sociale univer~alc, tendente a rcali1.zare una rNma ulteriore e più vasta di c:tttolicismo », hn ritenuto un ~:1- cerdoiio in1eriore che intende esercitare col prnfossarc il socia.lismo, integrato dal prin– cipio cristi:rno, e col contribuire a sospingere la coscienza umana, con tulle le 1orze vi vç del pass.1to e dd presente vie più i11co11tro ali' avvenire. lo non riesco a capire la differenza tra i due casi. Tauto i primi che il secondo hanno abbandonato il clero e la Chiesa, e i mo– tivi oggettivi per cui dicono di averlo fatto non mi pare differiscano essen,.i:tlmcnte. Non è detto che i primi non abbiano abbracciato il soci:1lismo; che anzi, se, come ci a,;;sicura il M., vogli:ano nella pratica morale rimaner cristiani e il socialismo è e l'interpretazione ultima dei principi evangelici > 1 saranno di certo socialisti nuche loro. D'altra parte non ~i vede quale dei dogmi cnstiant il Segapeli abbia rHenuto a difterenz11 dei primi. O c!1e il socialisrno 1 oltre ad essere una morale e un sacerdozio cristiano 1 si:, anche una dogma· tica cristiana? In tutto questo bisticcio non riesco proprio a raccapezzarmi. Ma lasciando da parte la questione parti• colare, che poco importa, dei cinque preti che banno gettato la tonaca alle ortiche, e \•encndo a una questione piè gcneralè e di comune interesse, polrebbe il M. dirci più chiaramente cosa è, secondo lui, il Cristia– nesimo e quale relazione pass.1.trn il Cristia– ne5imo e la Chiesa cattolica? Rammento che quando il M. dirigc\'a gli « StuJi Religiosi > :ioimostra,•a molto geloso del principio dogmatico. A quanto pare è tut– tora la dogmatica il punlo di partc111.ada cui muove il ~I., e che questa volta lo conduce, non sappiamo per qu:tli vie misteriose,. a un cristianesimo con111.istcntc nella democra1.Ja so• ciale universale. j\la, io domando, il vero punto di partenza per risolvere il proposto problema non sa• rebbe piuttosto que'-t'altro 1 che il Cristiane· simo come a\•anli tutto non è una morale, cos\ non è neppure 1111a dogmatica e molto meno un: 1 foruw soci:1lc 1 ma è semplicemente una religione? Mi p:1rc questa una veril:\ cos~ ovvia che rni meraviglio che il ~I. mostn di non conosccrln. E i.e il Cristianesimo è avanti tutto una 1eligiont; sorge subito la que– stione: :: una religione puramente individuale o anche necessariamente sociale? Se al M. piacerà di dirci che è una religione pura· mente individuai<' la quale si cohiva da cia– scuno per conto proprio senza l'aiuto e la co.:,r,er:11.ione di :1ltri, allora si do\•rà con· eludere che tutti possiamo, anzi dobbiamo sen· z'altro uscir d:111:1 Chiesa, che il C:1ttolicismo non ha alcunn r:1gione di essere. ~fa se egli vorrà dirci (e forse la sua critica storica lo condurrà a dir <1ut:sto) che il Crislianesimo è per natura sun una socielà religiosa, che in esso l'individuo non può vivere la reli– gione isolat:imente 1 rna ha bisogno di unire le proprie esperienze religiose a quelle dei suoi fra1elli, di attingere m::tggior forzn dal tesoro di energie spirituali a~cunmlato nella sociela c, i:io1i,ma dal suo principio fin'> a noi, allora è chiaro che chi vuol rimanere since– ramente cristiano, sia laico che sacerdote, bi– sogna che rimanga anche nella Chiesa. Si ha un bel dire che bas1a mantenere e quanti cle• menti virnli possa contenere tuttora il callo• licismo » i lulla la questione sta precisamente qui, se quegli elementi possano essere man– tenuti anche foori del cattolicismo 1 ovvero no. In questo secondo senso ha risoluto la que– slione il Tyrrell in un m~gistrale articolo nel· l'ultimo numero del l?i,movamenlo « Sono ne• cessarie le Chiese?». E questa medesima do– vrebbe essere, mi pare, l:t soh11.ione di tutti i modernisti~ giacchè il mo<lernb,mo è nato giustappunto per il bisogno di concilinrc la propria libertà civile e scientifica colla neces– sità di rimanere nella Chiesa i di detenni– nare i giusti limiti dei diriui e dei doveri dell'autorità ecclesiastica e il valore dei le• garni esteriori che ci uniscono alla chiesa. Ma qu::tlunque voglia essere in proposito l'opinione del Prof. Minocchi, mi par chiaro che da qui egli debba muovere per risolvere il problema sia generale che p.1rticolare ri– guardo ai cinque secolarizzati. Allorn forse cesserà anche la confusione della menle dei suoi leuori. Le sarò grato, sig. Direttore, se vouà pub– lJlicare questa mia. Sono Dev.mo G. I.. NEL GIORNALISMO TORINESE La Stampa - li Momento • La Gazzetta del popolo I-J.rt :11das, spana la voce che Ccppuel/o sùi /11/– r 11.110 co11 <:. Prr:::olim o con C. P<1piui o cor, nmbcduf' wsicmc. tlichia, inmo che Ccpptrclla è pc,-soun vivc11/c in cnrnt'! cd ossa e a//rn da 91,e/. le due e da 9u1111/i se, ivv110s11/la Voce r /irmn110 col t10111ee co;u11,me. Chi sia, nl111c110 per ora, 11011 s, dice. é):li ronlimm i,, 911eslo 11111ucroIn 1 nsseg11n del .t!IOnmlismo i/11/tt1110, cominciala col Corritre dclii\ Sera. Uno dei pruni pensieri quotidmni dc.I Direttore del Co,ricre della Se,·a è di :,,,rire Ln :,1ampa; e uno dei primi pensieri del Direttore della Stampa t di aprire il Ca,·,·icrc. Ogni sern i due uomini si addorment.wo con la soddisr.uiionc reciproca di :wer fotto non solo il prop1io J;:iornale ma anche il proprio dovere: di nvere guat~lo, ruisurnto, criticato it ~iornale 11e111ico. Non ò che si basto nino mai, che si appi<:chi110 mai n parolt:; cercano anzi di 11011 toccnrsi e di 11011 uorninare mai invano il nome l'uno dell'altro; nut In gara è tanto 1,ill prorondn qu.11110 1>il1 intima e nascosta. i!. un:, gara di coucorrent1 di lltionisti e Ili b11nchieri,che è dire di gc11tcper la c1ualcpersone, tempo, tn\role, in· chio!ltro. tu Ilo tutto è d;rnaro: 1>erònon possono gittare nessuno di qu~ti eh::11u:nti nel vano di una polemica personale, che poi sarebbe lotta rn,tcrna: Co,, iere e Stampa, se 11011 lu111noproprio il ll\C· ,lesimo inchiostro (la .':,Yam/H1 Ila inchiostro molto migliore) hanno il mcJcsimo s:rngue nelle vene e una tale conformit:\ di struttura che, ambedue 1i- tellone, e in cerca più a.... - ai di 1111111cro~i aumnti che uon di un ont-sto marito, l'una ~mbra la ~arella dell'altra, c.·011 c1mdche :01110 d1 d1flcrcm.::tnello svi– luppo della ahilir~ pr..1ka, ncll::tprofic11acon,1sccnza degli uomini e nel cumulo <lelh dote. Ass:ti più ricca, pi(1 di::stra, pii1 svelta la ,:itcllom.1mil,uiese, con una ca<1R tnCS.'i.'\ su meglio, con molte plt) an– celle, a quando a quando prodig:1 di un buon i;ct• \ !iz.io Ji c:ha111p .. "g11e, tolhoranlt: auchc 1.lel chiasso, !lurchè le <'OSe si dicano in francese, o io inglc.<ce. o in americano; m,, anche la to, im:si::non schcu.a ! In pochi anni, da quando crn col Roux 1111 gior– nalucolo qualunque di provincia, con una tiratura di poche migfo,ia di rupie, t: Giuseppe Roberti faceva i sunti dei libri di storia ul1i111a111e111c letti, e Luigi cli S1mGiu!';lO scriveva gli :1rticoli <.li :une– nit!l o di co111mo1.io11c 1 e Frauct:sco J-'astonchi ci puhblic:tv~, quando il crnv:111aio o il c.tppcll:iio lo urgeva, doè s1>csso, isuoi compiti s<.-oln-.1ici di bello stile, che <1ualunq11e serio Kiorn:1le di lct1er:1tura avrehbe rifiutati; da 11llor;:t, venut,1 nelle mani del Fr"ssali, la Slampr, si ~ fat1a di mouella matrona e con vii;:orosc inie~ioni di oro liquido e con un bel vestito, è diventata finalmente un ftuotidiano, sul q11-tlenon a tutti che scrh•ono ric-.ce di met• tere dieci cc11timelri <111adratidi firma. Alfredo Frassali è hidlese e non vorrebbe dir nulla -l'Al– bcrtini ~ anconitano- eppure la sua azienda gior• nalislica è so1>rattt1t10e un ;:t0:ue •·

RkJQdWJsaXNoZXIy