Vita fraterna - anno III - n. 20-21 - 31 ott.-15 nov. 1919

'YJTA FRATERNA mig iore verso il quale -è protesa tutta la sua attività, esi tono la fede e la speranza. Se fo spirito immanente è cmoto>, è un cfl~irn,. ciò perchè uno Spirito che trascende quello di continuo l'attira avar ti verso di Siè, nutrendolo <lE Sè; altrimenti perchè i muove- ·,ebb ? Immanenza e trascenaenza separate non sono esperienza viva ma spe·culazione astratta, quali sono le d'ilnenlSioni dello 1;pazi0, a1!to facili a considerar i separatamente col pensiero ma imposs 'bili a scindersi n~lla realtà. La vita è dramma ove -imma'1enza an,el a trascendenza, ove trascen<llen.za diviene immanenza, e gli attori (co oro che agiscono) sono Dio e la ua creatura. e Se 10 non i chiamo con la preghiera, se io non Ti tengo nel mio cuore,' anco a il Tuo amore per me a-petta il mio amore.> (32). Ecco il _drarrtma; · ecco la condizione necessaria perchè Dio s:a nell'uomo. Ma vediamo di comprendere meo-Jio questo. Iddio è ne1 Suo crea !o; in ogni moto di atemi, in ogni germòg,iar di seme, Dio è tutto presente.- Questo nostro dire che Egli ,è tutto _presente è il nost o umano modo di sentire che Egli è infinito ed eterno. Poichè noi ediamo ciò che ha limiti di tempo e di spazio dividersi: frazion rsi, per dare di sè a più cose; vediamo che quanto pù una forz sfugge a limitazioni di tempo e di spazio, tanto più s'avvicina ad essere intera e completa in ciascuna sua opera; e perciò senti mo che Iddio eterno e infinito è tutto presente in ogni attimo del t mpo in ogni molecola in ogni legge del Suo creato. Ma cotesta immanenza divina esiste per l'uomo so1o in quanto eg'i 1a pere isce; ed egli la percepisce ·solo in quant-0 Dio g i si rivela diret amente, interiormente. Finchè Dio non viene all'anima, l'uomo è cieco e sordo alla presenza di Dio in sè e nel mondo. I 'ìUOÌ occhi bramano vederlo, ma finchè guardano a1 mo_ndo cercando il loro ene, vedono solo miraggi, che barlumi della vera luce sco1o- .rano.. j Ma quando la sua volontà leva le pupille al richiamo interiore di quèi barlumi, quando il suo sguardo dura .soffrendo fiso nel lume I vieppiù acuto che tutto gli riduce a b~io d'attÒrno, quando immerso nelle tenebre egli accoglie in piena pupilla quella ferita di lu~e, aHora i suoi occhi si aprono veramente, ed egli vede in guella luce trafiggente lo sguardo di Dio sempre fiso su di lui~ ma non ~oteva rivelarglisi se egli non gli volgeva incontro il proprio. (E lo! sguardo che ottiene che rivelazione non -è mai intelletto, ma amone e volontà; e oso dire che l'atto per il quale s'incontrano gli sguar~i e l'uomo finalmente ·vede, è sempre un qualche sacrificio che I -vita gli chiede). Allora, solo allora, aperti dalla luce che diente loi viene da Dio, gli occhi vedono Dio nel mondo. Non · raggi, ma realtà divina in ogni cosa; Dio presente in tutto. Biblioteca ~ino Bianco

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