Vita fraterna - anno III - n. 20-21 - 31 ott.-15 nov. 1919

368 Questa nuova fase dell'arte ( dj cui sentiamo prodromi non in GitanjaJi soltanto) è vitale perchè non è qualche improvvisa invenzione di .chiassona gioventù demolitrice, impaziente di freni e ingorda di notorietà; è lenta evoluzione verso il massimo valore del principio che è stato sempre l'intima ragione di ~italità delle opere d'~rte. I filosofi. cc lo insegnano: nell'atto <li esprimersi, lo spirito è già altro di ciò che esprime; anche pensando •sè stesso, il soggetto pensante passa continuamente a divenire oggetto pensato; sicchè nel suo _presente lo spirito non ha possibilità d'esi>rimersi in parole, cioè in pensieri. Ma forse che per questo lo spirito vivente non può manifestarsi? Vita comunica con vita. La vita vissuta espressa ha vai ore tutto relativo àlla vita vivente che così parla: attraverso l'altrui espressione, lo spirito mio comunica con lo spirito che •si esprime. Da questo comunicare <lei nostri due « soggetti pensanti », dalla comunione della vita vivente in noi due, nasce il mio p.ensiero attorno alle espressioni dell'altro spirito. Sia manchevole lo spirito mio nel suo attuale comunicare con l'altro spirito, e nessun lavoro del mio pensiero potrà farmi giungere a « sentire» ciò ch'egli dice; sia manchevole quello spirito nell'ora vivente in cui parla, e per quanto abbellisca· le sue espressioni, la stessa manchcYolezza interiore sarà in loro. Quello che più importa nella parola, dunque, non ~ propriamente quello che di'ce. ma il senso del vivente pensante spirito che ci comunica. Persino nelle creature della fantasia, è la loro possente vita celata, indicibile, che ci commuove, che le fa vivere per noi. V'hanno romanzi ove fautore minutamente analizza i ca atteri e definisce il per-' chè ùelle azioni; eppure l'interesse si conserva esteriore, direi anatomico: interesse in qualcosa di già vissuto che ci è tutto esposto con scientifica veriti. Passano gli anni, e quella scientifica verità nemmeno ci soddisfà più, perchè il progresso del pensiero ci fa chiedere analisi più -profonde e complesse. All'altro estremo dell'arte troviamo creature come quelle dantesche: oh non è straord!11ari_oche attraverso sì poco espressione noi sentiamo tanta vita? Che magia è nelfe loro brevi mosse, nelle loro poche parole, da creare tutto m'lo spirito individuale che il nostro commosso sente intero, vivente, al di là dell'espressione? Gli è che quei loro atti. quei loro pensieri recano a noi· sopratutto ciò che vive in quelle creature mentre si esprimono; ci recano il loro presente indicibiue,, che è somma di tutto quello che la vita loro è stata finora; ci recano tutte le complessità e tutte le caratteristiche personali BibliotecaGino Bìanco

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