Vita fraterna - anno II - n. 3 - 15 febbraio 1918

40 VITA FRATERNA Oginuno chiamaiva la dttà sognata << col nome del suo arnore; uno le offriva il cuore e uno il suo dolore. 'il gioire e ill soffrire erano una ghirlanda che le si dava in dono avanti di morire Il sentimento si fissa e si limita in imagini precise: è lo spirito degli atti 1nateriali, è lo spirito delle· cose. Le lunghe file d€i soldati che sc.~ll11d<0no e -salgono i monti, Sembravan rosari .,.. -::. che si sgranassero nell'ombra per un'eterna preghiera. La città è, dinanzi .alle trincee, aisP.etta e c:hiama.; ma 0hi -oi1leva iJ capo per guardarla è col110 da1la ipalla del n€'mico e s'-abbat 1 te nel fango. E quanti 1norivan - di quest'mnore! dice il poeta. E' l'amore di chi languisce nel l~_ngo tormento delle· trincee, ma gli artiglieri che ~era e mattina, mattina e sera, porta- . van monti di munizioni non avevano te1npo nemmeno di guardarla, per un saluto. Siccome Gorizia ·è la speranza dei cuori, ha il volto di donna: siccome « i gigli bianchi dei bengala>> fan lume soli nel buio della notte, sono i ceri che le mamme han detto d'accendere ni po·veri figlioli morti: ·siccom,e la prfanavera è la pr,omeSiSa della , ittoria vicina, essa Scese dall'Alpi Giulie r:ome una ragazza vestita di cielo celeste, e -sorrise a tutti. Mise la testolina tutta piena di rnargherite dentro tutti i ripari, dentro tutte le trine ere. Questa nota femmdnile · poitr€·bhe forse s-embrar~ l'.e~o dli Biblioteca Gino Bianco

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