Vita fraterna - anno I - n. 10 - 15 ottobre 1917

VITA FRA'TERNA 309 di virilità e qi umanità, mi sembra una delle opere di carità p~ù grandi che si possano compiere. I mezzi? - Impariamo, in questo, dalle donne francesi. Non restiamo alle superfici delle cose. Investighiamo. Non ci lasciamo trattenere da false vergogne, da opportunismi, dalla facile attrattiva per la strada più comoda. Circondiamo gli imboscati di un' atmosfera in cui si sentano a disagio, se non possiamo venirne a capo in nessun altro modo: che essi sentano che non sono più uomini, ma esseri inferiori, destinati, un giorno, ad essere messi al bando dalla società. Forse finora noi ci siamo sopra tutto curati di gettare loro in faccia e - - ahimè - ancor più dietro le spalle! - il nostro disprezzo. - . E invece questa è la parte più ·trascurabile, direi la parte non necessaria del nostro compito verso di essi. Bisogna invece condurli ad aver vergogna, a ricono~cersi per quello che son.o, e non potersi più sopportare ai loro occhi. Questo fin dove è possibile, naturalmente. Poichè trattandosi di una piaga così cancrenosa e letale, a me sembra che, esauriti i mezzi, dirò così, elevati, sia necessario, per operare la guarigione, di ricorrere a' qualunque mezzo. Un'ultima parola. Vi sono persone rette ed elevate che dicono che bisogna rispettare tutte le opinioni e tutte le coscienze; che noi non possiamo giudicare certe avversioni al sangue, certe · irreducibili convinzioni, che non possiamo usare violenza, sotto pretesto di giustizia, ecc., ecc. ,L'anima umana è un mistero inviolabile, è vero. Ma noi non siamo qui per fare il processo alle idee. Si tratta invece di fatti. E i fatti sono semplici e eloquenti. Gli uni, per forza o per amore si battono e muoiono, soffrono e sono eroici, anche, permettetemi di dirlo, anche se hanno paura. Sono martiri, in una parola. Gli altri .... Con quali parole potremmo denominarli? E noi non chiediamo a loro nè ardore bellico, nè entusiasmo, riè convinzioni nazionalistiche e neppure patriottismo. Chiediamo solo un tenue elementare senso di solidarietà, di amore umano. Oh, quanti quanti di quegli umili fantaccini, che sono lassù, da mesi, da anni, che hanno sofferto, in quei mesi e in quegli anni tutto quanto è possibile sopportare in fatto di torture fisiche e di angoscie morali, quanti se sapessero esprimersi, direbbero parole tali da far sprofondare sotto terra non solo gli imboscati, ma anche tanta pacifica popolazio_ne civile che non pensa alla guerra se non per lamentarsenè, ma anche noi, che ci crediamo coscienti, che crediamo di amare i nostri fratelli. BibliotecaGino Bianco

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