Vita fraterna - anno I - n. 10 - 15 ottobre 1917

330 VITA FRATERNA ,. Chi si adopera e si industria e si affatica e si sacrifica (non per comando esteriore ma per imposizione della propria coscienza e del proprio sentimento) allo scopo di alleviare le sofferenze dei nostri soldati, di concorrere a guarirli o confortarli, ha più credito presso di loro di chi il più delle volte li cura senz' affetto, solo per disciplina, o forse talvolta per dei sec'Ondi fini; e quando può eludere la disciplina, o quei secondi fini vede irraggiungibili, li trascura. Richiama, su tutto ciò, l'attenzione delle Lettrici tue, Vita Fraterna. Di quelle che sono Infermiere, e di quelle che non sono. Perchè queste sentano anche da ciò l' importanza del compito di Infermiere Volontarie. E da ciò siano incitate, se appena ne hanno la minima , possibilità, a dare esse pure quanto possono del loro tempo all' assistenza negli ospedali di guerra, a ingrossare le nostre schiere. ANNA SPERI. C. ... , 3 ottobre 1917. INTERMEZZO. - Per "non parlar soltanto di guerra" dunque, distogliamo i sensi da questa strana giornata d'ottobre - tempestosa come qualche giornata di nuova estate, gelida come nel pieno inverno; - distogliamo lo sguardo dal pioppo che trema e s'agita e sì tortura nel vento, solo rimasto di nove fratelli tutti tagliati per far legna da scaldare, in questo inverno che si avanza scarso di carbone; - e poiché qualche lembo d'azzurro fra le nuvole basse e mobili compare, scendiamo giù nel piccolo recinto, già piantato a fiori, quest'anno trasformato in orto, scendiamo fra i bambini, ma tra i piccoli piccoli, perché quelli che appena san correre, eccoli là giù che fanno la battaglia! Sono tre, i piccolini, un anno, due anni e mezzo, tre. Stanno tutti serii mettendo in fila dei noccioli di pesche e il più piccino con un moto della manina grassoccia li con.:. fonde tutti, in uria risata; poi, distratto da un rumor di motore là in alto, leva in aria il nasino, alza su un dito e dice con tono grave: e Pano! Buhm !... » (< L' Aroplano che va in guerra» commenta tranquillamente il maggiore, di tre anni; e la bimba che ai tre anni non arriva dice con uno sguardo pensoso sul visino infantile: « In guerra ci sono i tedeschi; i tedeschi hanno mazzata il mio papà . Il bambino la guarda, e con sicurezza: (< Io mazzerò i tedeschi >> dice. E la bambina domanda: (< Perché c'è la guerra? » . E allora, di guerra, come facciamo a non parlare? . m.c.a . • « È vero forse che non solo di guerra bisognerebbe parlare, ma dove non non c'è guerra oggi? Se tutto deve cambiare? Se è un'agitazione alle fondamenta di tutto? Nell'arte c'è la guerra; e ci ha mostrato necessità nuove e porcherie vecchie, vita nuava ed errori vecchi, l'essere noi e il non essere. Nell'educazione, nella scuola .... si potrà forse proseguire come prima? Non son sorte direttive che ci sembrano italianamente e civilmente migliori e in cui bisognerà proseguire nell'avvenire prossimo? Nel problema della donna, in cui si dicono una massa di sciocchezze e che spesso non toccano il centro principale di verità, non è guerra? Ogni coscienza è in guerra, ogni problema.d'oggi è problema di guerra o di dopo guerra, tutto è moto ·verso il rinnovamento della civiltà vera.» Ten. A. C. Biblioteca Gino Bianco

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