L'Unità - anno II - n.2 - 10 gennaio 1913

226 di terra, vi si precipi ta su, pag ando ai ve,:chi proprietar i prezz i addirittura favolosi. Buona par te dei gua dagni degli emigrati va a finire così nelle tasch e dei proprie tari inert i e im• produtt ivi. Com e ris olve re ques to problema ? Si è pensato da alcuni alla creazi one di un Isti tuto fond iario , che acc1uisti le terr e in blocco dai vecchi proprie tari , e le fra zioni poi fra i contadini , magar i dop o averv i iniziat e le prime opere per la int ensificazione della coltura. Ma - a parte che in quest'ulti ma impr esa l'Istituto fondiario si trove r:cbbe anch'esso di fronte alla diflìcoltà di procurarsi i vasti capitali neces– sari alle trasfor mazioni tecniche, e perciò l'o• pera dcli' Istituto non potrebbe sviluppar si lar– gamente se non grazie a una grande sovrabb on– danza di capitali a buon mercato, - non si vede in che modo quest'I stituto potrebbe ottenere un notevole deprezzamento de lla propr ietà fon– diaria e una limitazione nella usura esercitata dai vecchi proprietari. I quali, probabilmente, sa rebbero piil esigenti coli' Istitut o che coi con– tad ini.... Da lla lettu ra delle geniali osservazion i dcl– i' Azimonti, qualc uno potrebbe anche arriv are alla propos ta che lo Stato imponga µer legge ai propr ietciri di rifondere alla scade nza del – l'aflitto al coltivat ore i miglioramen ti da lui i111111t .:s:si nd fondo. Ma ancb~ ques ta sar ebbe una lustra. Il prop rietari o, che nella ressa delle domand e vede oggi salire continuamente e ver– tiginosament e i prezzi della terra e degl i aftìtti, si metterebb ero domani d'accordo col contadino, sempre affamato di terra, per girare intorno alla legge : farebbe , per es., d'c1corclo col contadino, stimare la terra, al momento dell'anitto, a un prezzo immaginario eguale a que llo che la terra migliorala avr~ rea lmente alla scadenza clell'af– titto, in modo che la nuova stima dimostri che il fondo non è stato affatto migliorat o: oppu re aumenterebbe il prezzo dell'ullìtto di quel tanto che alla scadenza del contratto gli toccherebbe restituire al fitta volo. F'inchè le domand e di acquisti o di allìtti sa:. rnnno superiori alle offerte di vend ita o di af– fitti, nessuna legge dello Sta to potrà evitare che nasca lo sfru ttamento dei coltivatori per opera dei proprie tari. La em igraz ione, aumen– tando nei contadini la disponibilità di capi tali, determi na appun to nei contadini una più feb . brile ricerca della terra: la classe proprietaria, che 11ei primi /empi della emig razione sembt'flva dtsli1'ala ad essere espropriala dagli americaui, si è rivelttla a poco a poco Jor uila di ,ma vita• lifti, mt1lt:ficaquanto si vuole, ma crtsceute: è. u sa cbr, attraverso t crescenti pru d de:Ua tcerr~ e degli afftttl, esp ropri a gli amert eao l del loro erotct rhpa.rml l Ora quest a nuova terribile ingiustizia non si può comba ttere che in un modo solo : mm wr– Jamlo l'offerta della /erra. E a questo si può giungere per tre vie : I. C1eando della terra nuova, dov' è poss ibile crearla, con la sis temazione dei bacini montan i e con le correlat ive bonifiche al piano (bonifi– che sul serio da non confondersi con le bonifi– che per burla, inventale per dar lavoro ai di– soccupati e per sperper are senza nessun resul– tato utile il denaro dei contribuenti). Il . Svalu– tando con un nuovo sistema doganale e tributa rio le terre lenute oggi a coltura granari a es tensiva, e favoren do le piccole proprietà coltivate inten– sivamente i in modo che i proprietari di lati• fondi, perduta la rend ita assicu rata ad essi dal da1.io sul grano, si vedano abbandollate le terre e nbbiano maggio re interesse a venderle, dove ciò sia possibile, e via via che sia possibile, la piccola proprietà a coltura intensiv a sia inco– raggiata a pr endere il posto delle vecchie terre improduttive. III. Sviluppando rapidame nte la vi,1bilità e diffondendo l'is truzione professio– nale, in modo <'he la trasfor mazione economica non venga imped ita dalla mancanza di strade - che sono una delle necessità prim e dell'a– gr icoltura - e non sia frastornata da iniziative tecniche mal coordina te. Create queste nuove condizio ni, bisognerebbe lasciar tempo al tempo. Gli emigrati importano in Italia mezzo miliard o all'a nno : basterebbe lasciarl i lavorare tranquilli per una ventina <l'armi, e il loro 1:1.voro perso nale e i miliard i d i capitale lentamente accumulati, farebbero a poco a poco il miracolo. Il U • L'UNITÀ L'agricoltura mer idionale non ha bisogno di privilegi : ha bisogno di giustizi;i. Chiede solo di non esse re soffocata. Lascialtla far e, lascia• tela passare. Ma per questo occorr e che mut i da cima a fondo la politica italiana. Le masse agricole, specialmente meridionali, che sono entrate quest'anno nella vita pubblica grazi e al suffragio quasi universale, sapra ri_o imporre alle altre classi questo mutamc., d' indir izzo radi cale ? ~ • SOCIALISMO Il. Mat eria lismo, realis mo stor ico e lotta di classe. Il socia lismo contemporaneo, nella sua for– ma più di ffusa e pol iticamente più attiva, ha inteso appog giarsi al nucleo essenziale delle dottrine del Marx : al realismo storico e al pr incip io della lotta di classe, che costit ui– scono la conc ezione criti co-prati ca de l cosl detto mater ialismo storico. Ma l' aspiraz ione verso un social ism o scienlifi co, cont ro il quale ogni cr itica si sp untasse ed ogni opposizione si infrangesse, ha condotto a sostituir e alla affer}l1azione di un J ìne della volo ntà ed azi..~ e di classe, l'alt ra de ll' oggett iva pr evisione di un resu1tato fatale di quella che Antonio Labriola chiam ò l'auto-critica dell e cose. Non dun que tendenza verso una tinalità. con saputa e voluta, ma derivazione di effetti inevitabili da cause oggettive ; non ricorso alla neces;sitù te leologica, ma al fatalismo deter ministico, che trovava il suo naturale presupposto e fonda mento nel materialismo metafisico: gli uomi ni vissuti d4lla storia, prodotto passivo delt' amb iente : nel quale pertanto doveva automaticam ente compiersi il ritmo delle rivolu zioni rinnovatri ci della so– cietà. E non s'a~vede vano coloro, che in tal modo credevano di appogg iarsi al Marx e di sco prire in tutta la storia la perenne lotta delle classi come nucleo e spiegazione di tutti gl i altri fatti , non s'avve deva no d i cadere da una parte proprio in una con cezio ne, che Marx ave\·a in poche parole demo lita, e di rend ere dall 'altra parte vuoto il concetto di lotta di cla sse, per ciò stesso che toglievano alle classi la loro re.iltà essenziale. La dottrin a mat erialistica, che fa degli uomini il prodotto dell' ambiente e del lo ro variare l' effetto del variar dell'amb iente, di– menti ca (aveva de tto Marx) che l'a mbiente vien mutato appunto dagli uomini. E, pos· siamo aggiungere, un realismo storico, che voglia, per paura di ogni eleme nto soggett ivo, teners i ali ' oggettività pura delle cose e in essa cercare la sola causa e spiegaz ione della sto ria, dimentica che nella storia la realtà vera ed es!-enziale sono gli uomini; e che se l'am biente fosse tutto, dalla sua azione conti– nuata pot rebbe risu ltare solta nto un semp re più co mpleto adattamento deg li uomini ed un con solidame nto sem pre maggiore delle condizioni esistenti, non le rivoluzioni grandi o piccole, rapide o lente . L'autocritica ddl e cose 1 de lla quale ha par– lato il Labriola 1 è un concetto per più ri · guard i inaccetta bile. Contradi ttorio ne i so• stenitori del materiali sm o, perchè ci ricon – duce ad un idealismo di tip o hegeliano, ap– pare deficiente ed unilaterale qltando voglia signific are che della realt à storica non siano parte che in apparenza la coscienza, volontà ed azione umana; appa re poi vizi ato d' insa– nab ile contradiz ione quando lo !-i voglia as– sociare al conce tto di lotta di classe. La sto ria ranìg urata com e un dramma, i cui protagoni sti siano le classi, ci mette di• nanzi al conflitto delle atti vità degli uo mini, dirette dalla volontà consapevole , sospinte dagli interessi e dai bisog ni, .e perseguenti i loro fini coscienti. Pen sare che l'ant agoni smo sia nelle cose anz i che neg li uomin i, vedere nelle volontà un semplice prodollo di condi– zioni oggetti ve, significa distruggere la realt!J del!e classi. Una classe non è semplicem ente la som ma degli individui che si trovino in condizioni ogge tti ve identich e : possono, al• meno tem poraneamente, esistere gli indh ·idui e mancare la classe. L'avvenire risponderà .illa domanda. Oggi come oggi, questo solo può e deve dire chiunque abbia studiato, senza 1>reconcetti di scuola, il problema agric olo italiano. che è pci il problema preminente d i tutt a l' Italia meri• dionale : fi11chè durrrà in Italia m, indirit i:o di govu no protri:ionisla e spenderrccio, è vano spe– rare alcu11 nv11iamenlo alla sol11tsio11e della que– slio,:e me, id1011ale. A GR lCOLA. E FILOSOFIA Nella storia una classe esiste in quanto eserciti un'azione: ed esercita un' azione solo in quant o si seula classe, abb ia consapevolezza di sè medesima. C iò che la costituisce in clas· se, la fa esistere, la fa operare non è tanto l' oggetti vità delle sue condizioni, qua nto la coscienza d i sè stessa, l' unità del le sue aspi– razio ni, la for mazione ddla sua volon là col – lettiva: in una paro )~ sono element i sogge t tivi, non solt anto oggetti vi. Nè i primi pos– sono considerar si semp lice rispecchiament o o prodotto dei secondi: non si può parla re di simil e rapporto dove il pre t~so riflesso od effetto (la volontà cosciente) si pone in at• teggiamento antitet ico <li fronte all' oggetto di cui dovrebb' essere copia o risultato (le con– d izioni de111amb iente). Il rispecchiamento , il prodott o dcli ' am– bien te si ha sotto forma di adattamento pas • sivo: ma nell' adattamento passivo non compare la volontà, non si rive la la coscienza d i classe. Il 'Sent imento e l' azione di classe appaiono co me reazio ne, come negazione delle circo– stanze esterne, che tendono a supera re : il proletariato compare 4uindi nella storia quale fattore di sto ria so lo quando sente I' insoffe– renza de l suo stato e gli si ribella; la classe capita listica a sua volta (dopo essersi affer– mata in unione col proletariato com e ter{O s"1to contro la nobiltà e il clero ) si afferma ed esiste come classe d istinta soltanto in q uanto prende coscienza del suo ant agoni– smo col pro leta riato e gli si oppo ne. Esistenza di classe sign ifica coscienza della solidarie tà int erna, che determina e dirige un'a zione collett iva: ma la so lidar ieta si sente nella opposizione non nell'adattamen to alle circostanze esterio ri. Si potrebbe dire che co me la lotta impli ca le classi, cosl la classe quale fattore di sto ria implica la lotta, e che tanto la classe q uanto la lotta implicano del pari una con dizione soggettiv11.:che dalla con · sapevolezza dello stato oggetti vo si ecciti l'a spirazione, il bisogno, la volontà colle ttiva di opporglisi e superarlo. Lo stato oggettivo non contiene dunqu e in sè la volontà cosciente com e una causa con tiene in sè il suo effetto : è con essa invece nel rapp ort o in cui si trova la tesi con la sua ant itesi, la condizione dia– lett ica con la sua negazione. La coscienza e la volontà appariscon o quin – di un mo mento essenziale della storia , in qua nto condizionano l'a zione e, per tanto , lo stesso proce sso storico. Il materialismo meta – fisico non può più racchiudere nei suoi qua• dri il realismo sto rico e il prin cipio della l~tta di classe; ma ne risulta supera to: un'a l– tra concezione filosofica si rivela necessaria. E cert amente la concezione filosofica più con– sentanea appare quella dell'id ealismo ,·olon– taristico. Non re r nulla Marx ed Engels mo– vevano dal volonta rismo feuerbacchi ano e dalla filosofia della praxis ; non per nulla, con uni laterale accentua zione del mome nto volor.taristico, i sin dacalisti oggi fanno appello al prag matismo e alla sua volontà di credere con la teoria del mito, finzione pragmatica o creazio ne volo ntaria del nostro spi rit o, cui si att ribuisce tutta via la funzione di suscitare le energie volont arie e muovere al:' azione : una specie di voler vo lere. Gli uni senti vano, come sentono gli altr i, che si tratt a, ove si tenda a un superamen to della realtà, di suscitare le energie voli tive che valgan o a raggiungerlo ; le energie cioè di quella classe, alle cui esigenze corrisponda l' ideale da att uare. Si tratta di !.Uscitare ener· gie di classe e non di cercare l'un iversale adesione al di sopra delle divisioni di classe, app unto perchè si ha in mir a una funzione storic a e non una funzione etica. Che I' ideale del socialismo abbia anche un valore etico, ossia un iversalistico , è importante ma non sufficien te. In quanto alla teor ia una dottrina socialista può cerca re con piena coerenza le sue prem esse in un ideali smo etico ; ma per l'a zione stor ic;t il puro fond;imento etico non basta pili. La con vinz ione mora le può essere efficace per gli individui, non per le classi : il detto del Lass.alle, - che g li ind ividui si lasciano ingannare, le classi mai, - può sostitu irsi con l'altr o, che gli individui s' inducono ta– lora spon taneamente, per l' imperativo de lla coscienza morale, a rinun ce anch e grandi , ma non le classi, che oppongo no sempre tenaci resistenze e di fese q uando si tratti di inte· ressi essenziali per loro. La filoso fia dunque potr!t ben essere, come ebbe a scriver e una volta Marx, l'a rma spi – ritur.le del proleta riato ; ma occor re per 11 a– zione stori ca che il proletariato sia I' arm a materiale della lìlosofia. li proletariato con la sua volon tà di classe : il reali smo storico, che qui form a la base della teoria della lotta di classe, ci rich iama dunque natu ralmente a pre~es se volontar istiche. R. Mondolfo . 11partitante di nullo partito. e No11fi ù iscrillo nel partilo soc,.1/isla 11e/ e quale sono rimas.'o per venti a111i: non en– c Ira/o nel parli/o rtfo rmisla ; 11011 passalo « ad a/Ira riva e 11011 disposto menomamml e e a passt1rvi, io mi trovo lag lialo fu ori dalla « politi ca mililanle. Non solo 11011 sarò can• e didalo, ma è probabile ,;he 11011sia ,u:mme,10 « clellore di f allo...• lanlo mi sento /011/ano e d,,i pr ogrammi di lulli. Chi vl'llerebhe per « un ori'ginale, che crede a11lide11tocralica rma « gran p arie della odierna democratia, in sè e e nei suoi pr opositi? Che è tanfo anticle– • ricale da esserlo anche in confronlo dei e/e– « ricali ... rossi r Che odia la lira111idt hor· « ghese, ma 11011ama la lir,m11ide prole/aria? « Che mentre ha i suor· riverili dubbi, cosi e sullt1 ulilit,ì sociale come sulla effici enra so· e s/a,1{ialmm le rivolu\iona ria ,li buon munero e di moti operai, cari :rgli agi/a/ori di pr o– « f essione, riliwe che sarebbe tlauvero bene– « fi i:a per lulli , e per la classe lavorafri'ce in e specie, tma lolla assidua contro i parassiti e che si am,ùlano nello sia/o cd inforno allo e sia/o i' Che considera primo obbligo di un e deputalo, quello di r~fi ularsi al servitio di e pressio11i, di raa oma11datio11ipresso il go– e verno, che viucolando la sua libertà, mo!– ' tiplica le ing,·usli(ie ed a11me,1l,1 impiegali~ e fu nti onari ecc. a carico della collelli vilà? » Cosi defini sce lldo lfo 7-crboglio la sua po– sirione politica alluale. E 11011 si po!rcbbe rap– p restnl ar meglio lo staio d'animo di moltis– simi fra coloro, che mollo speravano dieci anni or so110 nell'opera dei parl:"li democratici, e ora 11011 ne sperano più 11111/a ; 1111 11011 pi r questo ri11nega110 gl' ideali della loro gioventù o sono dispo::!i a passare all'allra ritia : solo si appar!at1c1 da ogni movimenlo sdegnosi e sco• raggiali, soffrendo della t1dslalgia del lonlano passato, nou osando sperare in 111 degno av• venire, eppure pronti a rimeller~r· in cammino e a ricominciare il vecchio lavoro, 11011appena si pr esenti un barlume di spera,,{" che 11011 saranno ancora una volta delusi. A tu tt i gli abbonati del 1912 ì stato inv iato grat uita ment e l' opusco lo: L'I talia e fa questione balcanica d'Oriente. éMemoran– dum pro isole Egee , di cui demmo notiz ia nel n. 5 1 del nost ro giornale . 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