L'Unità - anno II - n.2 - 10 gennaio 1913

, problemi dellà4vita italiana . . ' Si pubblica il Venerdl in Firenze - Direttore GAETANO SA'LVEMINI - Direzio ne e Ammi nistrazione: Corso Regi na Elena, 16- Abbonamento annuo ordinario Lire 5 per il Regn o e per i paesi italiani dcli' Austria e della Svizzera ·; per l'estero Lire 7,50 - Abbonamento ,osteoitorc Lire 20 annue - Un numero Centesimi 10 - Conto corrente con la posta . Ann o II - N. 2 - 10 Gennaio 1913. SOMMARIO: L'emigrszlone trans oceani ca e la impresa libica, L'UN1T.\. - I cen tri della que atione m~ridJooa le. A GttlC OL_A. - So cialismo e filoso fia, II , R. ì\10:-.001.r:o- Il partitante di nullo par• tit o. - Il proc ess o B&Tsotti. ITALtcus . - La fillo■sera in Puglia , E. AzrnoN-rl. - La bonifica del Crati , G. SA l.\'E'.'lt1N 1. - Frammenti di vita itali ana: u,, uum ifeslo ell'llorale . L ' emigrazione tra nsoceanica e la impresa libica. La gra,, Je sol/rat;io11edi capitali - 900 nti• lioui.... per ora I - sofferta dalla vi/a economica ilaliaua ;,, conseguemsa dell'impre sa libica, ha avuto imm ediatamente il contraccolpo inevitabile in ,m mmumlo di r.migra1Si<me transoceanica. Nei primi ollo mesi del I911 dai por li italiani e dal/' H,1vre parli,'OltOper i paesi transoceanici 161.277 emigrn,iti; nei primi olla mesi del 1912, in piwa impresa /ibic(!, le partw.c e sono state 168.4;1. E mentre tui primi ofio mesi del I911 i rimpatr ii f urono 106-458, nel corrispondente ;eriodo del 19 12, i rimpa trii s0 110 s 0 lati 91,449. Fra cresciute par/eu:,e e dimin uiti rimpalrii, dunque, i pr imi ollo mesi del I912, di /ro11te al corrispondenle periodo dti 191 r, presentano tma maggio re emigrm:io ue di 22 mila persone. E si badi bene che durante /'a11110 passalo la guerra di Libia lia tt1111/o lontaui da/I ' ltalia più di roo mila soldati, i quali dal punto di vista economico si possono considerare come ,ma mas – sa di em igrati, clte uon ha ,.;scontro nell'mmo pr ecede11/c. / 110/lre, durrmle i primi o/lo mesi del I912, la emig raz ione per la Rep11bblicn Argen – tim, è sta ia inlertlella, e perciò è scesa da J4 .223 a . 8 .8J4 , Sent:a queste due cause perturbatrici e i,,ibilorie, è evidente che la emigra~ioue lranso– cea11icti,11ei primi olio mesi del 19Ia, s~rebbe staia assai piti intensa. Revocalo il 24 agosto I912 il divieto di emi– graeione verso I' Argenliua, il movime Hlo migra– torio verso questo paese i salilo subilo ml settem– bre a 6914, e nell'ollobrt a 14.2iO. M<1 è tVide11te Che il, q1ttsle cifre 11011 è possibile distinguere q11a11la parie si debbfl al ritorno de/le condizioni normali, e qmmla alla contr azione economica determina/ asi in I tali<,per eff e/lo della distru– zione di capitali dovuta allt, g uerra. P~r rw– dersi conio di questo fenome no, bisog11a elim i– nare dal calcolo i dati d#/1' Arge ntina. Ora, anche falla questa elimina zio ne, abbiamo che, nel st llembre ~ ollobre 19I2, l'emig raz ione verso i paesi lra11socea11:~;, me,,o f Arg entina, è salila a 48.7 41 persone, ,,,entre era sta ia di 2J.J74 nel 19II . E i rimpatrii sono stati, sem– pre esclusa l'Argentina, 22.992 nel settembre• ollobre I9I2 , mentre erano stati 28.;36 nel cor– risJ>o"dt11/e bimestre 19 1r. Fr a cresciute par/en~e e diminuiti rimpatrii dunq ue, i mesi di stlltmbr t e ol/obre I9I2 pre– sentano, di fronte alfmu,o precedmte. una mag– giore em;gra:;ione di 2I ,m ia ptrsone. Ecco iu che motlo ; nostri lavora tori hanno comi,iciato a sentire i benefici de//' im}res a li– bica, la quale doveva mellert fi ne prccisammle all'emigr az ione trmuoceanic" l i.: ,m guaio prov viso,·io - ::;idirà. Finita la Jftltrl'a (quamlo fin irci?) e assestatesi le cose, l'emigr n.eione si diri"geriz verso la u terra pro– messa "· E cerio, se così fo ss,, i sacri/if:i di oggi sa – rebbero compensati dai vantaggi di doma ni. li guaio i che la " /erra promessa II è ,ma vera t propria mislifica~ione. Non una svia fra le ù,fi11ite 110/ieie strabilianti, messe in giro da due mmi a questa parie sul valore economico dilla colo11ia, puiJ essere suffraga la dalrauf o• rii# di esploratori. e di !Jludiosi str i: chi an::i quelle notiJ ie, criticale uua per 1111a, si dimo– strano f rullo di falsifica::iioni, di iuvenzioui, di esagerazio ni, 11ella miglio re dr/le ,potesi di auto– sugges tioni gior11alistid1t e di equiuoci grosso – lrmi . Per qmmta la rosa possa rirscirr.pmo sa ag /'fo. geuui, che si sono lasciali 111isti.ficare, è mcessa – rio 11bba11do11are la 11/usioue che la Libia possa a/tirar e, ui ora, uè più lard i, ui mai, mass e ve– rameule notevoli di nostri emigranti. E bisogna rid1,rvi le spese al minim o i11dispmsabile, prov– vedendo ai bisognì dtlla colonia con le risorse dei bilanci locali, t liberando al più prtslo da ogni onere la madr e patria. È questa la solo via eh'! abbiamo innanzi a noi per limitare per quanto ~ possibile i danni economici della II bella imprrsa "• e per fare che grazie ad essa 110,i sieuo acuiti ed inaspriti i mali, da cui deriva la emigraz ione come triste neces.'lilà. A questo proposito, speriamo sia lecito consi– derar e come bmm sintomo di serie/ti la noia u.Diciosa, che troviamo sulla T ribuna del J gen – naio iulorn o al problema della co/011iz;;a,4io11e libera: • Dei problemi della co/011izz azi o11ee della messfl in valore della colonia - scrive la T ri– buna - una cosa sola si può dire sin d'ora; e cioè che essi fauno ,uc,ssa riam tnlt capo ad tm problema fondamental e, che è quello dell'a cqua. E a propos,to di queslo si pttò già osservare che, data la scarsità delle pioggie, t quindi la poca probabilitiz che si possa aumentar e di mollo il · Z uaulitalivo d'acqua di tait origù1t, si:, con ser• atoi, sia con po1:zi ; la speramm maggior e che si (m() avere è nella possibilità d1 11/i/izcare le ac;1 1edegli strali profoud,, mediault g li scav~ a,·1,siaui. Mfl ,I problmm, po;lo entr o 7,uesh termini, i g ra 11ee complesso; perchi auc ,e la sirurezca di trovare l'acqua 11011basterebbe, se esr.:a 11011 si trova ad "" pre::icoInie da ri11scire co11vm ie11le. Cosiccl,è nuche per questa parie sar<l 11, ·essario di procedere con leulecza e prui/eu:;a, e 011crilerii iluluslria/i. Certo questi criteri sono pe,,-rmo Stato, rhvr.rsi da quelli di rma impresa pril'llla, pcrcl1è lo Sta io fmiJ g w,rdar e pii, all'av • venire; ma se lo S tato pu ò i11:porsisacrifizii au – che ingm fi, in visir, di g ra11divantagg i futuri, 1'011 deve pero f arlo se non quando di questi vanfngg i si sia per q11a11lo possibile assicuralo n. Sia mo bm lontani, come si vede, dalla lurlu– PiJ,"!l,rti t/P/l'acq1w c/ie si lrCJV{I dov1mqm ~1 Ire _ o dieci nulri sollo terra, messa i11g iro da Giu– se/pe Pia::iza tttlla pr imavera del I 9I I proprio dalle colonne della T ribuna! St è questo il primo effetto del viaggio del• /'011. Btrtoliui in Libin, sia be11edello quel :1iag– gio, e preghiamo vivameule 1'011. Berlolini di farne al più presto rm altro J L'o11.Berlotiui sarà benemerito del nostro paese il giorno i11r11i avriz conuiulo se stesso e avriz rivelalo 011eslamenle ngl' italiani, che 11eirispelli della Libia la soln opera che possa compiere ,m Ministro :;erio e onesto è quella di ridurre al minimo slrella111t1rle inevitabile i dmmi. L' U:-J ITÀ. l centri della questione meridionale. L'interessante arl icolo (Unità n. 55), in cui fendo siciliano, cÌonde li prendere bbe lo Stato? Eugenio Azimonti );a criticato, dal punto di vi• - E~ide ntemente dalle tasche dei cittadini: chè sta tecnic o-economico , la propos ta della Fede- il denaro non si fabbrica col fiato ; non si ca- razio ne delle coopera tive della provincia di Gir- pisce perchè lo Sta to debba prosciuga re le tasche genti per la intensificazione culturale del lati– fondo, apre la via a qualche osse rvazione d'i n• dole politica, la quale mi sembra di p:>rtata generale e tale da interessar e i lettori dell'U uilà. li problema del latifondo siciliano è un caso, anzi il caso più imp ressinnnn te e più carntte – ristico, di tutte le zone itali ane, in cui l'agri • coltura è arretrata - sieno al Nord, sie no al Sud. Si può anche dire che è il caso di tutt e le attività econom iche - 1>oco impor ta se agricole o indu stri ali - le quali hanno bisogno comun– que di progredir e. Non è poss ibile nessun prog resso, nè agr icolo, nè industr iale, dove mancano i cap itali neces– sari a que lle tra sformaz ioni tecniche, da cui il pro gresso deve resultare . Vi sono trasformaz ioni, le qua li richiedo no cosi scarsi Ca()itali, oppure promettono una re– munerazione cosi lau ta e cosi rapida, che poca e ness una difficoltà hanno ad essere - come s~ su ol dire oggi - finanziate. Le tr asformazioni tecniche , invece, le quali non pr esent ano sic ure2Za di successo, oppu re pr omettono effett i tenui e :1 lunga scade nza, è natural e che tr ovino con estrema cliflìcoltà il capi tale necessario. Il lati fondo in ispec ie, e l'agricoltura meri– dionale ;n genere, versano in siffatta condi– zione clisgraziatn. Perc iò, ben a rag ione Giust ino Fortunato insiste continuamente nei suoi scritti, e l'Azimonti ha ripetut o ne l suo artico lo, che ,. senza copiosissim i capitali poco costosi non si potrà redim ere con ben eficio genera le l'osso del– l'agr icoltura meridionale"· La Federaz ione delle cooperative di Girgent i ha sentit o che era qu i uno dei centri del pro– blema, e ha chies to allo Stato dodici milioni. - É una goccia d'acqua nel dese rto : osserva as – sennatamente I'Azim onti: baster ebbero appena per 12 mila su ben 382 mila ettari di lati fondo, e appena per cominciare. E si può aggiungere: quei dodici o quei qu attordic i milioni, che occorrerebbero per ini– z iare la intensificazione d~lla coltura nel lati- dei cittadin i per mettere a cultu ra il latifondo siciliano piu ttosto che per promu ove altre atti– vila. Il capi tale troverebbe bene il modo di ar – rivare <la sè al l:1tifondo se questo offrisse impiego fruttifero. E se ci sono oggi in Italia impieghi più fruttiferi della intensificazione della cultura del lati fondo, perchè lo Stato deve sot • trarr e conti nuamente una cosi grossa massa di capi tale dalle iniziat ive libere dei cittadini per obbligarlo a investir si in imprese meno produt – tiv e? Alla rrnzione non deve import:1re che sia meglio colt ivato qltel dat o latifondo de lla Sicilia a preferenza cli una marcita lomba rda: ma che il capitale frutt i più che sia possib ile, che la ricchezza nazionale cresca più che sia possi bile, e che si moltiplichino cosi i pro– gressi economici più che sia poss ibile, esten– dendos i via via dalle attività più redditizie alle attività meno fruttif ere, finchè la cresce nte so– vrab bondanza dei capitali a buon mercato arrivi a fecondare anche le att ività più ingrate, come sarebbe quella della intensificazione delle cul– ture sul latifondo sicilia no. Beninteso, che lo Stato se non deve artificio – samente cos trin gere la ricchezza ad incorporarsi con poco pro!itto nel latifondo siciliano , ment re ci sono ancora per essa molti altri impiegh i più redditizi , non deve neanche crea re arti ficiosa– mente questi impieg hi, come ha fatto col pro– tezioni smo ind ustria le, il quale atti ra verso l'in– dustr ia molti capi tali che naturalmen te andreb – bero verso l'agr icoltura; non deve sottoporr e la terra a un sis temn tributario che depaupera i coltivatori e rende impossi bile ogni accumula– zione cli capitale, . ment re lascia sfuggi re all'im – posta tanta parte della ricchezza mobiliare ; non deve medianle il pro tezionismo industriale au– mentare artifi ciosamente tutti o quasi tutti i costi della produzione agricola; deve cercare di mettere le zone agrico le in quelle stesse con– dizioni di viabilit à, di ordine pubb lico, cli istru – zione, di cui è stato finora larg o più specia l– mente alle zone industriali, in modo che l'af– fluenza dei capi tali verso l'.agricoltura non sia impr.dita dal più ba,so livello di civiltà dei paesi agricoli . Bisogna, cioè, che la classe agricola - cioè ta,1to i pr opri etari quanto i la\·ora tori agri coli, che hanno su questo cam1>0interess i identici - non si formi a pitocc;1re sussidi e presti ti a pic– cole protezion i, le quali non po trebb ero riesci re utili che ai gruppi più intr aprendent i e politi– camente più influent i ; ma esi ga tutto un nuovo orientamen to della polit ica dogana le, tributar ia, ammini strativa dello Stato, che rend a giustizia a lutl i. Bisogner t>bbi:, cioè, abbandonai- e il vee • . chio mezzo traJ izw~nale italiano ddl' "a rr angiati . che io mi ar rangio n e del u si salvi chi può "· La Federa zione delle coopera tive di Girgenti è rimasta, invec e, fedele al vecchio metodo . C'è in provincia di Girgenti della terra, che si può mettere a migliore coltura t E mancano alle as– sociazion i dei contadini i capi tali per compiere l'impresa? Ebben<",chiedamogli allo Sta to e lo Sta to li prend erà dove potrà; cioè dalle tasche di quei cittadi ni che sono più ingenui e più disorganiz – zati e sforni ti di influenza politica e perciò in– capaci di resistere all'arrem bagg io, e che per – tanto pagheranno anche questa nuova forma cli protezione ... democratic a. E meno male che la Federazione di Girgen ti si content a di soli 12 milioni: proba bilme nte ciò che è necessario ai bisogni immediati della sola Fede razione di Girgenti ! La Fed era zione nazio~1ale (cioè lombardo -vene to-emi liana) de i lavora tori della ter ra e dClle coope rative di la• voro, ha chiesto sen z'altro che lo Stato faccia un debito niente-meno di un miliardo per dar lavoro ai disoccupati . E nessuno si è dom an– da to donde verrebbe que l miliardo . Se s i fossero falla questa domanda, avrebbero capit o l'assurdo di pretendere che lo Stat o sposti artificiosa– mente un nuliarclo di capital i dalle impres e, verso cui va naturalmen te, per clar lavo ro ai disoc,:upa ti : civè crei dei disoccupati nu ovi in tutta l'Italia per clur lavo ro ai disoccupati delle coopel'ati ve e delle leghe della ,, valle del Po n, ciot: della regione più ricca d'Ital ia! Nel crit icare la proposta della Fede razione di Girg enti, l'Azimon ti richiama l'a tten zione anche sul peric olo e sulla ingiust izia che i capi tali forniti da llo Stato alle associazio ni dei conta– dini e il lavoro che i contadini incorpor erebbero nella terra, vadano dopo i 20 o 25 anni dell'af – fitto, a vantagg io dei proprietari, i quali ripren – derebbero la loro terra migliorat a senza nes– suna spesa. E osserva che il proge tto della F:– derazione di Girgenti, in fondo rie!ò-c!le, pur non ave ndone l'intenzion e, tutto a van taggio de i pro• prie tari. E ricorda che in Sicilia, come in Lom– bar dia, i miglioramenti della ter ra presa in af– fitto - po~o imp orta se a breve o a lunga sca – denza, da fittavo li si ngoli o da associaz ioni di contadini - dov rebbero essere pagati sem pre dal propr ieta rio : senza que sta riforma dei con– tratti agr ari, i contadini non avranno interesse a investire capita li neltè1erre, oppu re la tra• sformazi"ne delle colture avv er rà attraverso una usura fondia ria iniqua e inumana, cli cui i lavo– rat ori porterebbero il peso e i proprietari avreb – bero il profitto . Ed ecco come l'A zimo nti è condotto dalla crit ica acutissi ma, che egli fa della proposta di Girg enti, ad assali re un alt ro dei centri della questi one agricola meridionale. Il cuntadino meridi onale ha una fame arden– tiss ima di terra, e non appe na riesce a mettere insi eme un piccolo gruzzolet to, che gli consen ta di compr are o di prendere in allìlto un pezz o

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