Una città - anno V - n. 45 - novembre 1995

I Lo straordinario sviluppo dell'impresa no profit rende urgente la nascita dello strumento finanziario della banca etica. In Europa le banche alternative sono una realtà finanziaria. La concorrenza delle banche che nel terzo settore hanno intravisto il business. La rinuncia a un punto di interesse in nome della solidarietà e di uno sviluppo meno consumista e più equo. Le previsioni catastrofiche sul futuro del mondo. Intervista a Fabio Salviato. Fabio Salviato, di Padova, oltre a essere fra i fondatori della Ctm, la cooperativa, con casa madre aBolzano e presente in turra Italia, che si occupa di commercio equo-solidale con il Terzo Mondo, è responsabile della Crm Mag, specie di cooperativa finanziaria della stessa Crm. E' il promotore del progetto "Banca Etica", ormai in fase finale di arruazione. L'esigenza di una banca etica, di uno strumento finanziario alternativo, nasce per accompagnare lo sviluppo del terzo settore, quello no profit. E' così? Intanto vorrei chiarire che non è che l'impresa no profit non debba avere un utile. Certo, l'impresa no projit, prima di tutto, si muove per fini di solidarietà, ha per valore aggiunto, per oggetto sociale la solidarietà, non la ricerca del profittocome le altre imprese. Mal 'utile ci deve essere nelle nostre imprese, proprio perché va reinvestito nell'attività per creare nuovi posti di lavoro, per raggiungere in modo più ~efficace e visibile l'obiettivo. Questa è la grossa differenza rispetto al settore projit. Il terzo settore, soprattutto in questi ultimi tempi, sta registrando consensi e sviluppi significativi: lo stesso "piano Delors", presentato due anni fa al Parlamento Europeo prevedeva che entro il Duemila in Europa dei sei milioni di nuovi posti di lavoro che si creeranno il 25%, uno su quattro, verrà creato nel cosiddetto terzo settore. Indubbiamente è un settore che avrà un'espansione notevolissima. Non a caso ora tutti,da Agnelli a esponenti del mondo finanziario, parlano di terzo settore, spesso anche un po' a sproposito·. Pensiamo solo allo spazio che si crea in una situazione in cui, soprattutto in Italia, lo Stato nel settore dell'assistenza sociale, si dovrà in qualche maniera ritirare per esigenze di bilancio. Ci troveremo, da una parte, di fronte a una forte espansione della domanda di prodotti di solidarietà, perché da oggi al 201O in Italia ci saranno, con l'innalzarsi della soglia di vecchiaia, più di due milioni di persone che avranno bisogno di essere assistite, anche a domicilio e, dall'altra parte, con uno Stato posto nella necessità di diminuire l'offerta di assistenza. Al Iora l'impresa proji t vede il business. Diventa quindi strategico e fondamentale che tutto il mondo che finora ha rappresentato, anche dal punto di vista culturale, i valori dell'associazionismo e del volontariato, si doti di una struttura finanziaria, in modo da poter competere e dimostrare che il settore no projit è in grado di svolgere autonomamente questo tipo di servizio. Ma con questo esempio non vorrei dare l'impressione che il terzo settore si occupi solo di solidarietà sociale. Come banca etica vogliamo far sviluppare imprese non solo di tipo assistenziale, di supporto a uno Stato che viene a mancare, ma anche imprese che stimolino, sviluppino, sperimentino un'alternativa ~ un sistema, basato sul consumo, che ormai non ha futuro. Il terzo settore cerca di trovare, prefigura anche, un 'alternativa a un tipo di sviluppo che sta andando in una direzione sbagliata. Leggevo ieri il rapporto della Fao e del Worldwatch lnstitute secondo cui in Cina negli ultimi tre anni c'è un trend di crescita del prodotto nazionale lordo del I0%: stanno costruendo infrastrutture per dotare ogni abitante della Cina di un'automobile, stanno dotando le famiglie cinesi di una lavatrice. E ci sono imprese, quel le projit, le più grosse a livello nazionale e internazionale, che stanno pianificando e stanno investendo affinché questo si verifichi. C'è solo un piccolo particolare: ci vorrebbero almeno cinque Terre per avere le materie prime e altre due per stoccare i prodolti. Questo per dare la dimensione della follia ali 'interno della quale siamo ormai inseriti. negli Usa i fondi etici condizionano anche la borsa Che fare allora? Dare pari opportunità ad ognuno, pur nella divisione del lavoro, nelle diversità, è importante, è necessario, ma allora diventa altrettanto necessario trovare un sistema diverso da quello attuale. Credo che le imprese del terzo settore abbiano da insegnare a quello projit qualcosa che riguarda un futuro un po' più lontano. Quindi investire nella banca etica è anche un investimento lungimirante. Perché è importante concretamente una banca etica? La gestione del denaro dà la possibilità di decidere chi far vivere echi far morire, è anche gestione di un certo tipo di potere. Noi pensiamo che per sostenere lo sviluppo del terzo settore, di queste imprese autogestionali che si stanno organizzando sul territorio nazionale, diventi necessario individuare una leva finanziaria autogestita, nel cui consiglio di amministrazione ci siano gli stessi rappresentanti del mondo dell'associazionismo. del volontariato e della cooperazione. Noi come Ctm Mag ci siamo fatti promotori di un tavolo dove abbiaLa simre11a di unapensionientegrativa. \fwurAW Per maggiorIinformaziorinviolgitaille AgenziUe nlpol mo riunito tutte le organizzazioni che operano in Italia nel cosiddello terzo settore. Le associazioni promotrici -ce ne sono anche in Veneto- sono una ventina, però sono le prime, le fondatrici, e solo queste hanno una base sociale di 2. 700.000 soci con 35.000 imprese. Le dimensioni quindi sono gigantesche. Noi sappiamo che c'è una sensibilità, c'è una potenzialità enorme che però non viene coagulata in una proposta precisa. Noi ci rivolgiamo, in prima battuta chiaramente, a questi 2.700.000 soci attraverso le loro strutture di riferimento affinché capitalizzino la banca etica. li progetto è quello di raccogliere almeno cinque miliardi di capitale sociale. Attualmente siamo arrivati quasi a un miliardo di capitale sociale, abbiamo costituito una "Cooperativa Verso la Banca Etica" che funziona da contenitore per raccogliere entro giugno '96 i cinque miliardi previsti. Dopo di che presenteremo la domanda in Banca d'Italia peroltenere I'autorizzazione e quindi verso la fine del '96 e i primi del '97 la banca dovrebbe partire. Purtroppo in Italia siamo molto pigri. Sia il consumatore che il risparmiatore hanno una scarsa considerazione di se stessi. L'obiezione che più spesso si sente è: "Sì, ma tanto se metto o non metto le centomila lire, il milione, non fa differenza". Fa differenza.L'Alternative Bank Suisse, per e~empio, ha mandato ai membri delle organizzazioni promotrici, che sono sostanzialmente l'equivalente delle nostre, una semplice letterina in cui si dice: "Noi vogliamo fare questa iniziativa, quindi costituire uno strumento, una leva finanziaria autonoma". Bene, nell'arco di sei mesi, I'80% delle persone ha risposto. Noi abbiamo tarato la nostra campagna perché I' I% di questa base risponda. Chiaramente c'è un problema culturale, e anche di informazione, per far capire I'importanza e la necessità di questo tipo d'iniziativa. In altri paesi i fondi etici hanno tradizioni consolidate e antiche: negli Stati Uniti, dove c'è una forte tradizione religiosa. quacchera sopraltutto, legata ai fondi etici, questi hanno una raccolta complessiva di più di 6.500 miliardi di lire. In lnghillerra e negli Usa basta che dei fondi dichiarino apertamente di non investire più in determinate aziende perché producono anni o materiale inquinante, perché queste aziende perdano in Borsa dall' I al 3%. Il che vuol dire che questi fondi etici hanno raggiunto un forte potere di orientamento, di riferimento: divenia una questione di prestigio per un' impresa essere considerata nell'elenco delle aziende nelle quali un fondo etico investe. Altra cosa, ci sembra, sono i fondi etici che le banche stanno approntando e che hanno tutta l'aria di un tentativo di mettere le mani avanti verso il terzo settore. Purtroppo in questi ultimi mesi sta uscendo sul mercato tutta una serie di prodotti o prodo11ini, i cosiddetti "fondi etici", emanati da istituti finanziari o da assicurazioni tradizionali, che disorientano il potenziale rispanniatore. all'improvviso anche le banche scoprono l'etica In realtà il sistema finanziario e assicurativo si è reso conto che c'è un potenziale mercato consistente anche in Italia. Cosa succede, purtroppo anche con la complicità di alcune organizzazioni del terzo settore? Che una cooperativa, un'organizzazione di categoria, trovi un collegamento con una banca, con un'assicurazione, e che questa le garantisca tulta una serie di agevolazioni o comunque di contributi a fondo perduto, in cambio di un ritorno d'immagine per la banca o l'assicurazione e del fatto che comunque si tratta sempre di prodotti che entrano nel circuito tradizionale: li chiamano "fondi etici'' ma sono dei fondi obbligazionari che raccolgono rispanni, investono in Bot o Cct e una differenza d'interesse, parziale o totale, viene data al l'associazione o alla fondazione. L'eticità sta nel fatto che uno dice: "lo rinuncio a quel I0% o a una parte di quel I0% perché venga destinato a una fondazione o a un'associazione che fa volontariato, che ha fini di bene". Per noi è tulta un'altra cosa. Noi garantiamo la destinazione di lutti i risparmi che raccogliamo: verranno investiti esclusivamente su persone giuridiche che operano nei settori dell'ambiente, della solidarietà sociale o del commercio equosol idale, comunque a imprese no projit, quindi cooperative o associazioni. Sappiamo bene che queste banche o assicurazioni hanno la mano forte, possono mettere sul piatto investimenti da tre a quattrocento, cinquecento milioni, anche un miliardo, cosa che invece noi non possiamo fare. Già Ire o qualtro banche d'interesse nazionale si sono mobilitate. in due-tre mesi hanno lanciato questi fondi, che disturbano soprallutto perché nel rispanniatore non c'è un'infonnazione adeproposte di bagno e di riscaldamento FORLI' CESENA RAVENNA Via Faentina 5 guata che consenta di capire bene la differenza. Un'altra operazione è stata fatta dal Banco di Roma in società con la Fiat: hanno messo complessivamente trenta miliardi di capitale sociale e stanno proponendo alle imprese del terzo seuore investimenti a tassi tra il 5 e 1'8%. Questo è il classico sistemaprojit per stroncare il mercato: una struttura nascente come la banca etica che deve prevedere una remunerazione, con l'emissione di certificati di deposito etici, mediamente del 5%equindi non potrà fare impieghi e finanziamenti al di sotto del I0% perché un margine di almeno cinque punti per la gestione delle spese di un 'attività di carattere bancario è inevitabile, fa fatica a reggere la concorrenza di una società che in questo seltore, mettendo in conto anche delle perdite pur di non restarne fuori, può piazzare subito trenta miliardi. Purtroppo questo fondo, questa, come viene definita, merchant bank, è già partita, i finanziamenti sono già stati fatti e ha coinvolto persino un socio promotore della banca etica, che, in qualche maniera, evidentemente, ha trovato una scorciatoia. Come sarà organizzata la banca etica? Se uno si immagina la banca etica alternativa come una classica banca, è meglio che se lo levi dalla testa. Prima di tutto perché questo comporterebbe dei costi altissimi che dovrebbero pagare i nostri beneficiari, in secondo luogo non rientra nella nostra cultura e, infine, sono le banche che ora stanno cercando di arrivare alla banca virtuale e ne sono impedite dalla grossa struttura. Qui noi, invece, avremmo un vantaggio: già nella fase di avvio utilizzare tulle le nuove tecnologie, grazie alle quali un risparmiatore da casa potrebbe, collegandosi con una sede centrale. fare tutte le operazioni. In questo modo la sede centrale potrebbe essere in qualsiasi punto dell'Italia, non ha importanza. Le infom1azioni sarebbero dirette mentre la manipolazione del denaro, per i trasferimenti, verrebbe fatta attraverso i canali tradizionali, banche e uffici postali. D'altra parte noi prevediamo che in ogni città. come minimo. sorgano dei nostri presidi territoriali. con degli uffici, con telefono, fax e una persona, almeno, che potrebbe essere anche un volontario che. uno. due, tre giorni alla settimana fornisca informazioni sia per i possibili utenti sia per le richieste di finanziamento. La Banca d'Italia li ha definiti "punti d'informazione". E' anche previsto che questi punti d'informazione possano emettere una sorta di certificato di eticità: le imprese che vogliono chiedere un finanziamento, prima di arrivare ali' ufficio fidi della banca etica, si presentano presso il proprio sportello territoriale e si fanno rilasciare un certificato, che senza entrare nel merito dei bilanci, dell'affidamento, ma solo nel merito del progetto del gruppo di persone, verifichi che questo sia effeuivamente corrispondente ai criteri di eticità richiesti. Il che non significa, poi, che l'ufficio fidi debba obbligatoriamente dare il finanziamento. L'impresa prima passa dal presidio per l'aspetto del l'eticità e poi viene qui per l'istruttoria dal punto di vista tecnico. E' previsto che, se un presidio rilascia certificati senza fare un controllo, dopo due volte che capita viene esonerato, insieme all'organizzazione, dall'emissione del certificato di garanzia. Questo per stimolare l'organizzazione a nominare persone che siano effettivamente garanti perché l'esistenza stessa della banca etica si basa sull'eticità e sul rapporto fiduciario con i risparmiatori: se viene fuori che una banca normale è implicata nel traffico d'armi, non ci sono grosse ripercussioni, ma se questo si verificasse nella banca etica noi potremmo chiudere. E da questo punto di vista anche la trasparenza diventa fondamentale: il metodo che applicheremo, e che abbiamo già sperimentato con il Ctm Mag, sarà quello di indicare ogni anno tutti i finanziamenti che noi abbiamo fatto settore per settore, ma anche impresa per impresa, con l'importo, il numero di telefono e anche la dislocazione. Se uno vuole potrà andare a vedere. la trasparenza sarà totale nella banca etica Non solo: il risparmiatore, al momento del versamento, riceverà un certificato di deposito di un colore -verde, per esempio, per I'ambiente, giallo, meuiamo, per la cooperazione sociale, rosa per il commercio equo-solidale- indicante il se11ore, fra i selle o otto che prevediamo, in cui desidera che siano investiti i suoi rispanni. Naturalmente potrà succedere che materialmente non sia possibile dare seguito ali 'indicazione, però avremo in entrata le indicazioni di massima dei risparn1ia1ori, in uscita il resoconto annuale di come abbiamo cercato di evadere queste richieste: se sull'ambiente avevamo ricevuto cento ed è successo che abbiamo finanziato cinquanta o centocinquanta non importa, quel che è importante è che il risparmiatore lo sappia. Si potrà essere soci della banca etica? Certamente. Stiamo appunto girando in lungo e in largo l'Italia, per coinvolgere su questo progeuo più persone possibile. Per associarsi la quota minima è di centomila lire, quindi prevediamo un azionariato popolare. popolarissimo. Va detto che noi orientiamo perché ci si associ con duetrecentomila lire perché le centomila lire non riescono neanche a coprire i costi amministrativi dell'iscrizione e, soprattullo, diamo indicazione perché le associazioni si associno come !ali. Una cooperativa, un'associazione può raccogliere dieci quote da centomila lire e iscriversi come cooperativa con un milione. Che servizi fornirà la banca etica? ASSICURAZIONI Via Golfarelli 64·66 Via Quinto Bucci 62 Tel. 0543 · 796666 Tel. 0547 • 383738 Fax 0543 · 725099 Fax 0547 • 631934 Tel. 0544 · 460732 Fax 0544 • 462337 PESARO Via Barilari 16 Tel. e Fax 0721 · 52282 Perloroil migliorfuturopossibile

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