Una città - anno V - n. 45 - novembre 1995

mo un battibecco: "tu chi sei, di dove sei?", "perché?" dissi io, "perché se ti devo dare uno schiaffo devo sapere tu a chi appartieni". Io dissi "tu comincia a darmi uno schiaffo. io ti do una seggiola nella schiena, e vediamo io chi sono e tu chi sei". Poi lui conosceva mio fratello, chiese scusa, e disse "io mi pensavo che tu eri di Resina", perché noi di questo quartiere con quelli di Resina siamo sempre in guerra, cioè non tra famiglie, stiamo in guerra tra ragazzi ... Perché? Tonino. Perché ci sono molti amici qui che vanno a Resina a rubare i motorini però loro vanno con le mani, invece questi qua di Resina vengono da noi a rapinare con la pistola, sono cattivi, professorè, o gli dai il motorino o ti spezzano un braccio, sono cattivi proprio e noi li odiamo ... scarpe da 200000 pagate solo 50000 Gennaro. Però solo nell'ambito di rubare, perché anch'io sono di Ercolano ... Tonino. No, io e lui siamo grandi amici, io per lui veramente ci tengo, perché lui è uno dei pochi ragazzi che a scuola mi tratta veramente da amico, io non sto parlando dell'odio per tutti i ragazzi di Resina, io al magistrale ho molte amiche che sono di Resina. Gennaro. lo l'anno scorso ... personalmente mi sentivo un po' emarginato, e cominciai a mettermi nelle brutte compagnie ... Tonino . ... perché lui non studiava mai, e stava in una classe che erano tutti studiosi, io lo vedevo quando entrava nella classe, si metteva subito all'ultimo banco ... Gennaro . ... anche se sto in una famigli"a,non disprezzando le altre, buona, me la facevo con quelli di mezzo alla strada, e allora con la testa, psicologicamente, mi sentivo un 'aJtrapersona ... venivo a scuola, volevo comandare, prendevo discussioni con i professori ... una volta ci stavamo quasi prendendo a schiaffi ... comunque il professor X è stato come un padre per me. mi ha fatto capire gli errori che ho fatto, mi ha aiutato a superare il problema. Adesso ho allontanalo tutti i cattivi pensieri e anche gli amici, ora sto in una comitiva tutta di persone che vanno a scuola e ... devo molto a loro ... Pensi di continuare gli studi? Gennaro. lo la testa per la scuola non ce l'ho mai avuta, infatti dopo la 3° media non volevo più andare. I miei genitori mi hanno mandato quasi come in obbligo, infatti proprio per questo mi sono trovato in certe situazioni ... Loro dicevano "tu, figlio di un poliziotto, non vai a scuola?", per loro è un disonore, ma se la testa è di non andare, preferisco andare a lavorare e guadagnare quel poco di soldi che mi basta. Mio padre non la pensa così: "io ho sudato per diventare quello che sono, io voglio bene ai miei figli". Ora sono arrivato al 4° anno, come si dice a Napoli, a botte di fischi e pemacchi, e mi voglio prendere almeno il diploma. Mio padre mi vuole sistemare a fare il poliziotto, però a me non va tanto. Mia madre, che è una che veramente capisce i problemi, mi ha detto "tu comincia a andare a scuola, poi il destino viene man mano, vuoi aprire un'officina, vendere panni? La scelta è tua". Tonino. Purtroppo la vita è cattiva, professorè, la vita è brutta. Gennaro. A Napoli è entrata una mentalità che ... ci dobbiamo stare attenti con chi ci bisticciamo ... io appartengo a lui, tu appartieni a loro ... noi siamo arrivati che ... colla mente siamo tutti camorristi, se non appartieni a qualcuno non sei nessuno, per essere qualcuno frequenti le cattive compagnie; così inizia il giro ... Poi anche la famiglia, per esempio io adesso sono fidanzato con una ragazza, sta ragazza non ha niente, sono nove figli. Mio zio mi ha detto "cosa fai? Tu di una famiglia come la nostra, importante, ti metti con una ragazza di un vascio (basso)". Professorè, io non la penso così, "se le vuoi bene veramente non stare a sentire nessuno; non ha soldi? Pazienza, la decisione è tua". li valore della gente non sta nei soldi, e non sta dove vive, e neanche nei genitori ... Invece mio padre dice "la ragazza sta con te perché sa che hai soldi, questo e quello, non ti vuole lasciare". Così mi finiscono di abbattere, arrivo a un certo punto che non so nemmeno io cosa voglio, questo è il problema. lo, quando me la facevo con quelle persone di mezzo alla strada, un boss disse vicino a me "ma cosa stai facendo? Tu non capisci proprio niente della vita ... Tu hai tuo padre, vai a scuola, c'hai la possibilità di prendere un posto, e ti metti in mezzo alla strada?". Da allora ho capito che è meglio andare a scuola. Questi boss che dicono queste cose, fanno pensare che la loro tragedia è di avere imboccato una strada dove non c'è ritorno. Tutti noi facciamo sbagli, ma possiamo tornare sui nostri passi, loro non possono. Che ne pensate? Tonino. Infatti ... Io ho fatto molte cose ... un mio amico venne vicino a me, disse "vuoi venire con me, andiamo a rubare un motorino". Io non lo so, non avevo il coraggio di dire no, non volevo far vedere che ero stupido, che ero debole ... Comunque andammo in una zona disabitata, io ero quello che dovevo prendere il motorino da mano a questo ragazzo. Fece una faccia, questo ragazzo, ve lo giuro, proprio dalla paura, che la notte me lo sogn•ai... con tutto che avevo i soldi che avevo fatto, non ce la facevo ... poi uscii altre volte ... Sapete qual è il fatto. professorè, che io diventai bravo, sembra una stupidaggine, ma diventai bravo, cioè io appena vedevo il motorino me lo prendevo, infatti molti ragazzi mi venivano a chiamare "Tonino è bravo, Tonino sape fà", e se lo fai le a ffà bbuono (lo devi fare bene) ... L'ultima volta sullo stradone che collega Napoli con X c'era un ragazzo su una vespa nuova, era vergine ... sapete qual è il fatto, professorè, io cominciai da quando rubarono la vespa a me, io dissi "loro l'hanno fatto a me, perché non lo devo fare agli altri?". Sapete com'è, che io a un certo punto capii, perché un ragazzo che è andato a lavorare per comprarsi la vespa che costa tre o quattro milioni, e io gliela prendo, la vado a vendere, 4 o 5 mila lire, io ho fatto una sfregio a lui, uno sfregio a me, uno sfregio a tutti. L'ultima volta che andammo, lo fecero scendere dalla vespa, io lo vidi in faccia, era proprio un ragazzino, io gli dissi "vattene''. Lui mi guardò, il mio amico disse "oh, che stai dicendo?". Ma io dissi ·'vattenne, te ne aì, te ne vuò ì allo cà? (vattene, te ne devi andare, te ne vuoi andare da qui?)". non si può dare sempre tutta la colpa a Napoli Dopo ci pensai sopra, mi dissi che se il mio amico veramente fosse il mio migliore amico, non mi chiederebbe di fare queste cose. Poi tutti e due non ci siamo andati più, perché ci siamo fidanzati, la domenica usciamo, ma queste cose non le facciamo più. Ve l'ho detto, mi sento maturo, capisco i miei errori ... la loro faccia piena di paura quando gli prendevo il motorino ... questo, non tutta la colpa si può dare a Napoli, alla nostra società ... alle volte dipende da noi ... ci sono ragazzi che nascono cattivi, che hanno odio, a volte si nasce malacarne ... Per uscire allora bisogna solo andarsene? Tonino. Da Napoli? Io un giorno me ne andrò da Napoli. Voglio andare fuori, a lavorare, farmi una famiglia e stare tranquillo con me stesso. Voglio andare in un posto che uno lascia la macchina giù e nessuno gliela toglie. lo sono andato a fare i tre giorni a La Spezia; a lato dei marciapiedi c'erano delle strisce rosse, e un "anziano" mi disse che lì ci parcheggiavano soltanto i motorini. Lo sapete che ci stavano i motorini soltanto col bloccasterzo, e nessuno li toccava? Bar5 la 10 mecaa dG Ino Bi an cO LO SFONDO DELL'OMB La ragione serva e non signora delle passioni, la luce che non può fare a meno dell'ombra. La zona del crepuscolo in cui si muove Dylan Dog, non è l'irrazionale, ma la ricerca di altre possibilità e la messa in discussione degli stereotipi. li mostro che diventa "creatura", il progressista che è anche cacciatore di streghe. Il solare Tex Willer che è non contro, ma davanti alla legge. Intervista a Giulio Giorello. Giulio Giare/lo insegna Filosofia della Scienza al 'Università Statale di Milano. Nell'introduzione a una raccolta di fumetti di Dylan Dog, lei sottolinea la necessità della "zona del crepuscolo", come recita il titolo di une delle storie, ma questa zona è visibile oggi che viviamo nell'epoca della scienza? La luce è sempre tale nello sfondo di un'ombra. Lo si vede molto bene anche nel secolo dei lumi -il periodo del! 'illuminismo, di Voltaire, Diderot, D' Alembert- che è anche il secolo della "gothic nove!", di un gusto letterariamente ricercato e sofisticato per le storie di spettri e di fantasmi. Non che questo tipo di storie non ci fosse anche prima, ma prima erano prese al loro "valore di cassa", immediato, ed erano inserite in tradizioni popolari, in ammonizioni moralistiche, in letteratura edificante, mentre nel '700 subiscono una sorta di "slittamento" e diventano sia momento di pia~ere letterario che di riflessione filosofica. E' una delle tante facce del '700 illuminista. Secondo me non bisogna mai dimenticare che la luce è tale sullo sfondo dell'ombra: se tutto fosse luce non vedremmo neanche la luce, quindi l'ombra è necessaria. Si dovrebbe fare, ma credo l'abbia fatto a suo tempo Borges, una sorta di elogio del l'ombra, come, curiosamente, lo tessevano alcuni entusiasti nella cultura puritana inglese del Seicento, notando che Dio non può essere solo luce, ma ha anche un suo lato oscuro, e tener presente la faccia oscura di Dio ci permette anche di vivere meglio. In questo senso Dylan Dog ci racconta il lato oscuro, ci porta nella zona del crepuscolo. cioè nella spazializzazione del momento in cui le due regioni della luce e dell'ombra si confondono, in cui non è più tanto facile tracciare un confine netto. Secondo me. poi, è riduttivo considerare tutta la grande tradizione del romanzo gotico e delle "ghost stories·· in senso stretto, quindi anche un fumetto come Dylan Dog, come uno sfogo del l'irrazionale dovuto al fatto che oggi saremmo così pieni di razionalità, è un modo troppo semplice di presentare le cose. Un grande pensatore del primo illuminismo scozzese, David Hume. che nei suoi testi fa I·elogio del ragionamento plausibile, del modo attento di guardare le cose. dei ragionamenti fondati o sui chiari principi della matematica o sull'esperienza, alla fin fine, però, dice che la ragione non è la signora delle passioni, ma è la serva delle passioni, non ciò che le governa, ma ciò che le serve. E' quindi sempre difficile tracciare una discriminante nella tra razionale e irrazionale, anche se è ovvio che nella vita di tutti i giorni, e anche nelle discussioni filosofiche, definiamo alcune aree come razionali in contrasto con altre definite irrazionali, ma queste non sono discriminazioni date per sempre, quanto dei cambiamenti di illuminazione. E' come se ogni tanto noi spostassimo il nostro lume: ciò che era in ombra si illumina, ma quello che prima era illuminato ritorna a sfumare nel buio. La nostra ragione è un semplice scandaglio, come una candela o una lucerna che ci fa luce quel tanto che ci permette di capire la situazione e di agire, ma è mobile, si sposta, ed è alla luce di questa "ragione mobile" che ci rendiamo conto che la dimensione dell 'irrazionale non va censurata, che è un elemento costitutivo del! 'uomo. Un elemento con cui ci troviamo continuamente a fare i conti e non credo sia facilmente liquidabile dicendo che, siccome siamo nel l'epoca del trionfo del la scienza e della tecnica, l'irrazionale ormai ha solo posto tra le vignette di un fumelto. Sapere che l'irrazionale è qualcosa con cui facciamo i conti continuamente non vuol dire darsi ali 'irrazionale o lasciarsi sommergere dal più delirante irrazionalismo. Tante volte il razionalismo spinto all'eccesso e l'irrazionalismo selvaggio sono le due facce, apparentemente opposte, della stessa medaglia, mentre bisogna invece che la moneta non cada né dal! 'una né dall'altra parte. Bisognerebbe che restasse sul margine ... Dylan Dog, almeno per come viene in genere recepito, sembra però solo un elogio dell'irrazionale, un abbandonarsi a esso ... Non mi pare. Quello che in Dylan Dog trovo simpatico, piacevole, è la capacità di costruire delle situazioni che rompono con gli stereotipi. Altualmente molta di quella che noi chiamiamo pomposamente "realtà" è semplicemente un insieme di stereotipi e certamente chi ha una concezione un po' bloccata, statica, della realtà considererà Dylan Dog un'escursione nei più pazzi terreni del!' irrazionale, mentre a me sembra che le sue storie siano piullosto come delle sonde per vagliare delle possibilità alternative a quelle che sono diventate le vie più cristallizzate e più batlute. Non vedo le storie e il personaggio di Dylan Dog come un'irruzione dell'irrazionale, perlomeno non nel senso caricaturale con cui viene presentato, mi sembra piuttosto che in Dylan Dog si mostri un modo di giocare col linguaggio: in questo senso un elemento stilistico non aggiunto, ma strutturale alla dinamica del racconto, è l'inserimento delle battute, che non sono falle soltanto da Groucho, la "spalla" di Dylan Dog, ma anche da altri personaggi. Con Dylan Dog, poi, c'è stata l'introduzione nel linguaggio del fumetto, che per abitudine è considerato un linguaggio "leggero", del tema della morte. Un tema che viene affrontato quasi in modo ossessivo, come del resto viene affrontato il problema del male, che torna a essere concepito in una dimensione metafisica: Dylan Dog forse ha letto Heideggere soprattutto Wittgenstein. Questo non nel senso che nel testo dei fumetti ci siano citazioni letterarie immediate -se fosse così sarebbe anche abbastanza banale-, ma nel senso dell'atmosfera delle storie. Noi facciamo parte di una cultura che si è ritirata dalla metafisica, ma questa ricompare negli aspetti meno attesi. Aveva ancora una volta ragione Wittgenstein quando diceva che le grandi questioni del bene e del male, della vita e della morte, non sono questioni di cui si può discutere scientificamente: su di esse dovremmo tacere, però sono quelle che ci coinvolgono di più. In questo senso Dylan Dog è un fumetto "metafisico" o "filosofico". ma non nel! 'accezione banale che si può mettere in bocca a uno dei personaggi una citazione di Platone o di Marx, quanto piuttosto per la capacità del suo autore, Tiziano Sciavi, di rappresentare una situazione "metafisica''. In Dylan Dog c'è anche un'attenzione particolare, una simpatia, nei confronti di colui che ci appare mostruoso, che sembra abbastanza estranea alla cultura mediterranea, forse più legata alla cultura anglosassone ... L'operazione che mi sembra faccia Dylan Dog è di mostrare che alcune categorie -come appunto bene/male, vero/falso, luce/ombra- sono fluide, e mostrare la relatività delle categorie con cui interpretiamo il mondo faccia parte di qualunque operazione di revisione profonda. Comunque, nella cultura di lingua inglese, nelle tradizioni che vengono dalle isole britanniche - che a loro volta sono un melting pot di culture spesso conflittuali fra di loro- questo doppio modo di vedere il mostro è abbastanza radicato: c'è nella cultura puritana del Seicento, si ritrova, anche in maniera ambigua, nello stesso illuminismo britannico, è potentissimo in grandi capolavori della narrativa otlocentesca -si pensi a Il dottorJeky/1 e mister Hyde, alla figura ricorrente, da Sheridan Le Fanu fino al Dracula di Bram Stoker, di un elemento di confine come il vampiro, al gioco che offre la figura dello speltro, Wilde, tanto per citare uno dei grandi classici- per cui non è vero che nelle culture di lingua inglese, l'ali razione per il mostruoso, per le esperienze-limite sia una novità assoluta. Tale commercio con le "zone del crepuscolo" mi sembra sia sempre stato il punto di tensione cui arrivano certe tradizioni intellettuali che sono profonde anche nelle vene dell'America, che è stata fatta da emigranti irlandesi, scozzesi, inglesi e poi ha allirato anche altre culture, mescolandole in modo strano. Una mescolanza che non è riuscita secondo l'ideale della fusione perfetta che avevano i padri fondatori e che si è piuttosto rivelata un gioco di fascino e di repulsione. Questo gioco fra il fascino e la repulsione per l'orrido, il disgustoso, tuttavia, non è una caratleristica solo della cultura anglosassone e, come mostra proprio Dylan Dog, ci sono degli aspetti che sono mediterranei, se fanno parte della cultura mediterranea non soltanto il sole e il mare, ma anche le nebbie della provincia pavese ... La familiarità con l'ombra, però, nella cultura anglosassone si è spesso accompagnato a esigenze di tipo liberatorio, libertario. Il Frankenstein di Mary Shelley, per esempio ... Nel caso del Franke11stei11cli Mary Shelley .. , chi non ha mai tenuto per il mostro, almeno per qualche pagina? E' curioso, ma noi chiamiamo Frankenstein il mostro, mentre, stando alla lettera della novella di Mary Shelley, Frankenstein non è il nome del mostro, ma del suo creatore, e noi teniamo per la creatura che si ribella al suo creatore ... Certo, il Frankenstein si può leggere anche come una grande metafora della ribellione. Io, per puro caso, ho avuto modo di vedere una stesura manoscritta, non quella definitiva, del Frankenstein della Shelley, ed è molto interessante vedere come collaborassero i due, cioè Mary Godwin e il poeta Percy Bysshe Shelley, suo marito. Ogni tanto ci sono delle correzioni su questo manoscritto, certe parole sono cambiate: mostro diventa "creatura", quindi c'è un 'oscillazione linguistica molto importante, che va un po' nella direzione libertaria che lei dice. Se ci spostiamo dalle isole britanniche ali' America e prendiamo Benito Cereno di Melville, che racconta la rivolta dei neri attraverso le sensazioni del buon capitano Amasa Delano, che rappresenta il punto di vista del benpensante medio del New England, chi non ha almeno un po' di simpatia per Babo, il cattivissimo? E in Moby Dick non è detto che le nostre simpatie vadano al comandante Achab, magari vanno alla balena, senza per questo essere necessariamente degli animalisti duri e puri. Ci sono sempre, in ognuno di noi, delle profonde ambivalenze e il fascino di una serie di opere letterarie, e anche di Dylan Dog, è proprio quello di giocare sull'ambiguità. lo non ci vedo niente di male, anche se i benpensanti si sono scagliati contro Dylan Dog accusandolo di istigare i giovani alle peggiori nefandezze, ma secondo me iI fumetto non deve essere educativo. L'idea che il fumetto debba essere educativo va eliminata, è fuorviante. E' educativo Topolino o le serie di Paperino scritle e disegnate da Barks? Zio Paperone ne ha combinate almeno tante quante ne vogliono combinare i Bassotti a sue spese ... Anche nel- !' apparentemente solare Disney c'è una forte dose di ombra e non a caso alcune delle storie più riuscite di Barks sono storie "gotiche". Una delle più belle storie di Paperino è quella in cui viene presentato il suo scontro con la strega Nocciola, una storia in cui l'America puritana fa i conti con l'eredità di Cotton Mather, il teologo "progressista" americano che, come molti grandi progressisti di allora, era nello stesso tempo anche un cacciatore di streghe ... Secondo lei l'enorme successo di Dylan Dog e delle tematiche che tratta ha a che fare con un cambiamento, magari sotterraneo, della cultura ò è solo un fenomeno di moda? Io non sono un sociologo della cultura, né uno studioso di sociologia del fumetto, per cui non so dare una risposta precisa a questa domanda. Certo, però, che non solo il successo, ma anche il modo con cui questo successo è stato conseguito, mostra che un fumetto può benissimo trattare delle tematiche destabilizzanti, in un modo che per alcuni lettori può essere anche consolatorio, mentre per altri può significare una spinta a riflettere su certi temi che si preferisce semplicemente accantonare, facendo finta che non ci siano. In questo senso Dylan Dog è un testo molto stimolante, anche se non è il fumetto delle edizioni Bonelli che mi piace di più. lo sono un 'Texomane" ... Tex, apparentemente, è molto più luminoso, più solare, di Dylan Dog, ma anche lui ha le sue zone d'ombra, degli aspelli profondamente ambigui con tratti di un pessimismo estremamente radicale. Tex, originariamente, nasce come fuorilegge e restafuori dalla legge quando si fa giustizia in maniera sbrigativa; soprattutto in molti casi si vede che difende la legge e l'ordine contro voglia. Tex appare più semplice, più solare, più comprensibile perché aderisce di più allo stereotipo dell'americano, del- !'uomo della frontiera, quello che è davanti alla legge, non tanto contro, mentre per Dylan Dog la legge è già sfumata. Sono due momenti diversi del nostro fare i conti con la legge e questo è un problema che I'Occidente si porta dietro da quel dì. Da quando Mosè, la prima volta, scende dal monte Sinai, vede come si comportano i suoi compagni di esilio, il popolo d'Israele, e s'arrabbia, spacca le tavole. Queste sono grandi figure, i grandi archetipi della tradizione occidentale; poi ciascuna cultura, ciascuna tradizione, con la legge si accomoda come può ... - UNA CITTA' 1 3

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