corsi e per far questo bisognerebbe iniziare a pensare, ad elaborare Lutti insieme: ad esempio iniziando a coinvolgere i genitori, o una parte di essi. Un altro lavoro mastodontico è vedere tutti insieme come, fuori o dentro la scuola, arrivare ad attività che coinvolgano il corpo, alla riscoperta del quartiere e di se stessi. al gioco, ali' attività agonistica e sportiva, all'attività scritta, alla progettazione nell'attività serilta, per ricadere su altre attività operative, fattive e vedere come questo tipo di lavoro circolare possa dare frutti migliori. A proprosito della progettazione, secondo me il progetto sta dentro i bambini, il problema è che questo progetto ha bisogno di occasioni per emergere. D'altra parte queste occasioni non possono essere momentanee, perché il bambino è subissato di occasioni momentanee, non è questa la cosa importante. Quindi, non è vero che non c'è una programmazione, anzi. Facciamo un esempio concreto: c'è una videocamera in una classe e ci sono i bambini. la vittoria delle proprie forze organizzate I bambini chiedono: "che immagini si possono fare con questa macchina?" "Si possono fare tante immagini", "si può fare al rallentatore?", "Si può fare al rallentatore"; si fa la cosa al rallentatore, si insegna come si fa, si insegna come si fanno i giochi, si insegna a usare il proprio corpo con la macchina ecc. Dopo di che, però, facciamo una storia, io voglio fare una storia così, io voglio fare una storia cosà, tutti i progetti escono fuori; coordinare questi progetti, renderli possibili e, soprattutto, fare arrivare tutto ciò a un prodotto finito è la cosa essenziale. Queste energie vanno date poi in pasto ai bambini come vittoria, non come occasione "usa e getta": vittoria delle proprie forze organizzate. Nel progettare questo percorso noi non possiamo avere degli obiettivi rigidi, e se la storia cambia? E se i bambini si annoiano su questo fatto? E se bisogna intervenire anche con dei pupazzi e non solo con loro che fanno gli attori? E se bisogna fare un'altra cosa? A me pare che ci sia spesso una meccanica vecchia nel progettare che non prevede tutti questi input continui nel corso d'opera, per cui ci si spaventa se il lavoro svolto non corrisponde a quello che si è progettato. lo ho scritto nel progetto che secondo questo nuovo approccio gli esiti inattesi, la mancata corrispondenza fra intenzioni, previsioni progettuali e risultati o fra esiti effettivi dell'azione ed esiti narrati non costituisce un insieme di anomalie, come le sentiamo noi insegnanti, ma una varietà di fattori che indicano da un lato I' inadeguatezza delle attrezzature concettuali che si sono usate e dall'altro una serie di grandi possibilità che vanno riviste ogni volta. I maestri elementari hanno imparato, a differenza degli insegnanti delle superiori, a progettare con la loro classe, però c'è questa chiusura della progettazione. In definitiva ci sono delle condizioni assolute perché tutto ciò funzioni: la prima, ripeto, è la continuità degli operatori, uno non può imbarcarsi in una cosa di questo genere e andarsene, gli operatori devono essere quelli; e, seconda condizione, devono essere punto di riferimento.ci deve essere un punto di riferimento prevalente per ogni bambino: i bambini possono vedere molte di queste figure operare intorno a loro, però devono avere un punto di riferimento prevalente. Il maestro di strada dovrebbe essere questo punto di riferimento prevalente per bambini che dimostrano in maniera acuta e non cronica il disagio scolastico: è la persona a cui rivolgersi, a cui riferirsi. La terza condizione è che bisogna iniziare a coinvolgere di più i genitori, bisogna dir loro che alcune cose servono moltissimo e sono cose di una banalità a volte terribile: l'orario dei pasti sempre alla stessa ora che qui non esiste quasi più; il dire che si fa una cosa, il programmarla e poi riuscire a farla. Queste cose, anche in famiglie assolutamente normali, sono poco praticate. Ci vuole un lavoro con i genitori, senza pretendere di insegnare loro, ma per discutere insieme cosa può dare un senso al porre limiti entro i quali i bambini si sentano protetti. Per esempio, l'Associazione Quartieri Spagnoli, dove stiamo e dove lavoro ha pensato di fare un programma con le mamme molto giovani, analfabete per lo più, o semianalfabete. L'analfabetismo materno è uno dei fattori che le Usi locali hanno individuato come uno dei rischi per i bambini disadattati alla scuola. Il programma è così concepito: mentre i bambini, molto piccoli, anche di pochi mesi, vengono seguiti dai volontari, le mamme, che in seguito a una maternità precoce hanno sacrificato tanti interessi. possono fare qui alcune cose, come, per esempio, I'aerobica, senza doversi preoccupare. Diamo anche ai genitori delle occasioni. ecco cosa significa quest'esempio banale. Fermo restando che l'educazione sarà sempre un problema, tuttavia si assiste spesso ad uno scaricabarile di colpe: la scuola, i genitori, la televisione... • Rossi Daria. Chiedo scusa se sono drastico, ma la verità è che la scuolacriminalizza i genitori; invece di criminalizzare se stessa pensa a ributtare la palata bollente sui genitori. è una catena che non finisce mai. Le scuole superiori dicono: ·'ma tu non sai la grammatica è colpa delle medie". Le medie dicono che alle elementari si gioca solo e non si fa l'analisi grammaticale, gli insegnanti elementari o se la pigliano coi genitori ocon lascuola materna, "non è scolarizzato, non è educato, siete scostumati" e avanti così. Allora facciamola finita una buona volta, perché tutti quanti dobbiamo farci carico di questi bambini e battere il discorso dei genitori buoni e di quelli cattivi. Quelli sono i tuoi genitori, sono i genitori che hai. Tuo padre sta in galera? Allora, ti scriverà una letterina, ma ti vuole bene lo stesso. Finiamola con le mamme buone e le mamme cattive, "son tutte belle le mamme del mondo", perché l'unica mamma e l'unico papà che hanno sono quelli, come l'unico quartiere che hanno è questo. Facciamo il meglio possibile e all'interno dei limiti del nostro intervento costruiamo le occasioni, non distruggiamo ciò che emotivamente comunque esiste. Nel momento della formazione non puoi e non devi, in alcun modo, cadere nel- !' oscillazione tra dire: "se fai bene ti premio, se fai male fai schifo te, tua madre e tutta la razza e discendenza tua" e dall'altra parte, invece, dire quest'altra cosa: "qualunque stronzata fai è sempre buona", oppure "l'hai fatta adesso, bene, ma se la fai domani, male", eh no' Ogni giorno devi fare un passo in una direzione: una cosa iniziata si La simre11a diunapensionientegrativa. " . . e Per maggiorIinformaziorntivolglti alle AgenzleUnlpol I vostri a ® finisce, un prodotto si porta a termine; queste cose qui vanno fatte e bisogna cercare di staccarle dal concetto di premio almeno fino ad una certa età. Io penso che come input all'inizio della formazione che avviene nella scuola di base, questi sono i due paletti a destra e a sinistra da evitare. Poi ali' interno di questi certo c'è molto da capire e da definire. Finché l'esperienza è ridotta può trovare ascolto nell'istituzione, però nel momento in cui la cosa si allarga io la vedo in rotta di collisione con l'istituzione. Moreno. La rotta di collisione c'è con un modo di intendere questi come lavori impiegatizi; la grande questione è che la scuola non può essere considerata né una pubblica amministrazione né un servizio. La scuola è una funzione della vita. Dobbiamo arrivare all'idea che chi si occupa dell'educazione sta facendo non un lavoro, ma sta svolgendo una funzione della vita. Non diamo un salario a una donna per partorire un figlio, però riconosciamo che una donna che abbia partorito un figlio, forse ha bisogno, per il semplice fatto di avere un figlio, di un salario. Il rapporto è invertito, viene al primo posto il fatto che io desidero compiere questa funzione essenziale dell'essere umano e secondariamente ho bisogno di un salario per potercontinuare ad andare avanti. La scuola andrebbe considerala un po' in questo modo, il che non significa ripetere il discorso dell'insegnamento come missione, perché la missione appartiene ali' idea che esista un mondo selvaggio da convertire; dobbiamo parlare invece di una funzione essenziale della vita che tutti dobbiamo svolgere. Le cose che dicevamo prima sul rapporto tra insegnanti e genitori significano, in pratica, questo: noi dovremmo, a partire dalla scuola, aiutare un po' tutti a svolgere le. cosiddette "cure parentali". Il prq- . blema delle cure parentali non pu_ò essere affrontato spontaneamente, né può essere delegato a professionisti. Da questo punto di vista la professionedell'insegnante andrebbe considerata come lo svolgimento di un dovere, secondo me prima ancora che civico, umano. Per poter svolgere questo dovere umano è necessario che delle persone abbiano i mezzi per vivere e da questo punto di vista è anche una professione. Credo che questo non riguardi soltanto la società italiana, ma riguardi in generale il ruolo dell'educazione nella società occidentale, che ormai è estesa ovunque. Credo che quest'ultimissima parte del discorso stia un po' al fondo come vera premessa filosofica a tutti i discorsi che abbiamo fatto fin qui, vale a dire: bisogna dare I' occasione a tutti di sentirsi utili. Allora, se c'è un modo di sentirsi utili nell'esperienza individualedi ognurio, è proprio l'aver lasciato un insegnamento a uno più giovane di noi. Questa esperienza onnai la si nega anche ai nonni. Certo, nella società tradizionale africana, in via di sparizione, si crede che l'anima sopravviva fin quando l'ultimo bambino che ha conosciuto quella persona viva non è morto a sua volta; e ti vedi questi vecchi circondati da bambini, com'era da noi sino a quarant'anni fa. Adesso l'unica a insegnare è la televisione, "l'ha detto la televisione", come fosse Mosè. Dobbiamo trovare tanti piccoli Mosè, tante occasioni per diventare un po' Mosè tutti quanti. - : 5, r::nì n~ Fl~ W CarrdaeiRiprarmdi iFor/hp.A. ~,& ~QLJurJ - lilif proposte di bagno e di riscaldamento da o a 10 anni d"1. ~19 anni FORLI' CESENA RAVENNA PESARO V\ Via Golfarelli 64-66 Via Quinto Bucci 62 Via Faentina 5 Via Barilari 16 Tel. 0543 • 796666 Tel. 0547 • 383738 Tel. 0544 • 460732 Tel. e Fax Fax 0543 · 725099 Fax 0547 · 631934 Fax 0544 · 462337 0721 · 52282 Perloroil migliorfuturopossibile
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